Delrio e il canto greco dei cattolici in fuga

Politica

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L’intervista rilasciata da Graziano Delrio a Marco Iasevoli, pubblicata online da Avvenire venerdì 17 gennaio 2025, rappresenta un’intempestiva sinfonia: un canto greco intonato quando ormai i cavalli cattolici sono scappati dal recinto. In un momento storico in cui le sfide della democrazia e del senso comunitario appaiono profonde, l’analisi del senatore si presenta come un tardivo invito alla riflessione, una fumosa liturgia di intenti che stenta a incidere sulla realtà.

Delrio parla della necessità di un “appello ai liberi e ai deboli”, evocando suggestioni sturziane, ma omettendo una verità imbarazzante: il cattolicesimo politico, quello capace di orientare le scelte e influenzare le coscienze, è ormai ridotto a una flebile eco. Il richiamo alla “brace sotto la cenere” che andrebbe ravvivata suona più come una concessione poetica che come una strategia concreta. Non bastano appelli o manifestazioni pubbliche a Milano, né la celebrazione di figure come Ernesto Maria Ruffini, per invertire una deriva che vede i cattolici sempre più marginali nella sfera politica.

Le parole di Delrio, per quanto garbate, rivelano una visione fredda e distante, quasi scollegata dal cuore pulsante delle comunità cattoliche. La sua proposta di “tornare a produrre cultura” appare più come un nostalgico esercizio intellettuale che come un piano di azione concreto. La politica, oggi, richiede coraggio e decisione, non tiepide circonlocuzioni che rischiano di annegare nell’inconsistenza.

Delrio si dimostra il “gigante di ghiaccio” della politica italiana, capace di articolare un discorso raffinato, ma privo di calore, di urgenza e, soprattutto, di incisività. Le grandi sfide – la crisi della democrazia, la perdita del senso comunitario, il dominio dei “quattro ricconi della California” – richiedono una leadership capace di andare oltre la retorica.

Quella di Delrio, insomma, non è altro che un’occasione mancata: un’analisi lucida nei toni, ma che si spegne sul nascere, incapace di indicare una via realmente percorribile. Restano le intenzioni, forse sincere, ma prive di quella scintilla che serve per trasformare la brace in un fuoco vivo. E così, mentre i cavalli continuano a correre lontano, la politica cattolica italiana resta chiusa in un recinto vuoto, guardando malinconicamente le orme lasciate sulla polvere.

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