Il giorno dopo il ricordo del 27 gennaio del 1945 non una data ma vera ‘memoria’

Interviste & Opinioni

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Ieri si è celebrato il GIORNO DELLA MEMORIA: un modo per avere maggiormente presente – proprio in virtù di una sempre viva memoria storica, ma anche etica e morale – l’immane tragedia ricordata con il nome di Shoah.    Ma il concetto e l’essenza stessa del termine Shoah non possono essere ridotti all’utilizzo di una semplice parola sottoposta a un uso spesso retorico e momentaneo che, specie con il passare del tempo, ne possa stemperare il significato: riducendolo a una semplice data.

Perché il genocidio di oltre 6.000.000 di ebrei per mano di nazisti e loro sodali, è una parte di Storia che – pur se complessa e articolata; ma va studiata con serietà – merita evidenziazione solenne, riflessione e una speranza costante di rigenerazione.         Quest’anno, con freddezza, ho voluto fare un esercizio: guardare tutte le celebrazioni, ascoltare tutti gli interventi, rivedere i tanti spezzoni di filmati e le immagini di quei giorni spaventosi; guardandole con il distacco dell’analisi piuttosto che non con quello sanguigno della mente e del cuore. Ebbene, tutto (o quasi) mi è parso essere un film, immagini già viste: espressioni dei volti, atteggiamenti e, ancor peggio parole e citazioni. 

Si dirà, ma i fatti quelli sono stati e quelli sono e saranno. Verissimo: ma ciò che mi ha colpito è stata la mancanza di vera empatia, utile a raggiungere il cuore di chi guardasse e ascoltasse. La comunicazione che utilizzi spesso, se non sempre, le medesime parole, le medesime espressioni, e persino modi di comunicare routinari quando persino algidi, come se quei momenti fossero una ‘pratica’ da sbrigare al più presto, quelli, colpisce dolorosamente.

Così che – e questo è sempre il mio pensiero – sarebbe utile programmare e articolare diversamente questo atto celebrativo, facendone non una ‘data’ o un mero incontro incentrato su un tema pur importantissimo – la Shoah, appunto – ma un’occasione per sottolineare ancor più la nefandezza delle guerre, le pulizie etniche, le persecuzioni delle minoranze anche solo per le loro idee sociali o religiose; un momento di esaltazione per far diventare la ‘data’ la data delle date. Il velo della Morte copre tutti nello stesso modo, anche se in vita le modalità di sofferenza o martirio possano essere state articolate diversamente (e per questo è necessario conoscere e saper analizzare la Storia). Estremizzando, non interessa più il ‘dove’ e ‘come’, bensì il saper rendere fruibile l’insegnamento che dalla Storia e dalle sue intense connotazioni etiche e morali ci viene, affinché questi massacri non si ripetano.        

Mai più!                              

E proprio per questo occorre trasformare questa Memoria in una serie di riflessioni e dibattiti civili, talmente importanti da toccare tutte le testimonianze storiche che, anche andando indietro nel passato – mi permetto di ricordare quello che è conosciuto come Indian o American Holocaust, lo sterminio di ca. 100 milioni di nativi americani, uccisi dalla cupidigia predatoria di coloni e soldataglia

 Un canto, triste e possente, a più voci, che si levi in tutta la sua forza contro i piccoli uomini che, in una pessima e disonorevole continuità, vogliano dimostrare la loro importanza e la loro forza uccidendo altri Uomini: così riconducendoci alla stessa natura delle guerre, spesso scatenate da soggetti che non vogliano lasciare il proprio potere o da loschi interessi mercantili o da questioni di quella che oggi è chiamata (quasi per rendere più ‘puliti’, giustificati e sostenibili certi argomenti) geopolitica. Il tutto spesso dominato da un substrato di intolleranza etnica o religiosa, che altro non fa che piantare semi di odio nel fertile terreno dell’inimicizia, del rancore atavico trasmesso per generazioni e generazioni.       

Scrivo con attenzione di certe situazioni, cercando di coglierne il senso come pure adoperando le parole più corrette: ma ricordare tutte le odiosità delle guerre, senza cercare in ogni modo di evitarne altre, o non ricercando una sanguinosa vendetta, è il modo migliore per rendere giustizia alle varie memorie.   

TUTTI NOI DOBBIAMO LAVORARE COSTANTEMENTE PER LA PACE, SENZA LA QUALE NON E’ NEANCHE POSSIBILE IPOTIZZARE UN FUTURO DEGNO DI TALE NOME.                           

Ben sappiamo che Pace e Libertà sono due concetti che, pur se autentici presidii, non possono essere dati per scontato, poiché occorre un impegno quotidiano per raggiungerli appieno, tutelarli e salvaguardarli: tenendo presente che ciascuno di noi è responsabile del loro mantenimento.         

Ricordo i miei vecchi studi di latino, citando l’incipit che Tibullo utilizzò, ponendo un interrogativo enorme: quis fuit horrendos primus qui protulit enses? (chi fu il primo a inventare le orride armi?). Non lo sapremo mai nello specifico, certo: ma sappiamo per certo che fu un essere umano contro un altro essere. Con le pietre, con i bastoni, con le clave, con pietre affilate e così di seguito. Ma sappiamo fin da adesso che chi avrà il coraggio e la forza di abbandonare, distruggere o anche solo fortemente ridurre, l’utilizzo delle armi, passerà alla Storia. 

Basta sangue, basta con l’orrore, basta con la carneficina delle guerre, del terrorismo, basta con questo odio contagioso e persistente.   

E tutti i giorni siano Giorno della Memoria, rammentando gli obblighi che ci impone il nostro dovere di tramandare un Mondo migliore, dove a dominare possa essere un sentimento di Amore Fraterno.  

Rammentando che, nelle guerre, negli attentati, negli odiosi assalti, il pianto dei bambini ha lo stesso suono, a tutte le latitudini. 

E non percepirlo, non saperlo ascoltare senza rabbrividire, fa la differenza tra l’essere uomo e una orrida sottospecie che si nutre di sangue: una belva.           

Che ‘quel’ 27 Gennaio assuma il ruolo di costituire l’alba di un Giorno Nuovo, ma anche la ri-nascita dell’Uomo Nuovo che, ancora lordo di sangue e con i cumuli di cadaveri – che purtroppo, in molte nazioni giacciono per le vie di città distrutte – abbia in sé e tramandi alle generazioni l’orrore delle guerre e anche nella memoria olfattiva l’acre odore della Morte, del male.          Così evitandoli.   

Non una semplice data, quindi, ma ‘la data delle date’. Per la Pace e la Tolleranza tra i Popoli.                            

Giuseppe Bellantonio

One Reply to “Il giorno dopo il ricordo del 27 gennaio del 1945 non una data ma vera ‘memoria’”

  1. Vittoria Criscuolo ha detto:

    Molto vero. Da docente, penso agli studenti che vivono questo giorno, spesso, influenzati dai loro insegnanti nel dare una veste ideologizzata al massacro, guardando a chi l’ha compiuto e non a chi l’ha subito. Percepisco in genere la mancanza di umanità In chi ricorda, umanità che invece dovrebbe essere la stella polare di questa giornata.
    Vittoria Criscuolo

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