Il fallimento della politica ha molti padri, ma nessuno paga. È questa la legge non scritta che governa il nostro Paese, un Paese che va peggio degli altri, mentre i suoi leader si perdono in battaglie di facciata, distrazioni di massa e cortocircuiti semantici. La questione femminile, ridotta a una sterile contabilità di quote rosa, e lo scontro tra politica e magistratura, trasformato in un ring per accuse reciproche, sono i due pilastri di un sistema che collassa sotto il peso delle sue contraddizioni.
Il bluff del colpo di reni e il silenzio assordante di Schlein
Giorgia Meloni promette un colpo di reni, ma il suo governo sembra più un bluff che una rivoluzione. L’avviso di garanzia che la colpisce, insieme ad altri ministri, non è solo un attacco alla sua leadership, ma il sintomo di un conflitto istituzionale che divide il Paese. La magistratura accusa, la politica contrattacca, e il popolo assiste impotente a uno scontro che non risolve nulla. Intanto, Elly Schlein grida allo scandalo, ma la sua voce si perde nel vuoto. Non propone alternative, non costruisce ponti, si limita a denunciare senza agire. E così, il Paese affonda.
Quote rosa: una distrazione di massa
Mentre il Paese brucia, si parla di quote rosa. Le donne in politica aumentano, ma non nei settori strategici. Nel 2024, solo il 23,3% dei ministri è donna, e la parità di genere è rimandata al 2063. Ma a che serve contare le donne se poi vengono relegate a portafogli marginali? Pari opportunità, affari familiari, inclusione sociale: sono questi i ruoli che ci vengono concessi, mentre economia, difesa e internazionale restano saldamente in mano agli uomini. Le quote rosa non sono la soluzione, sono una distrazione. Una cortina fumogena per nascondere il vero problema: la mancanza di un progetto politico che includa davvero le donne, non come numeri, ma come protagoniste.
Politica vs. Magistratura: il thriller senza fine
Lo scontro tra politica e magistratura è un thriller che si ripete da decenni. Dagli anni di Mani Pulite alla riforma Nordio, passando per gli avvisi di garanzia a Meloni, il conflitto è sempre lo stesso: chi comanda davvero? La politica accusa la magistratura di essere politicizzata, la magistratura accusa la politica di volerla controllare. E intanto, il Paese affonda. La separazione delle carriere, voluta da Nordio, non risolve i problemi strutturali della giustizia: tempi biblici, carenza di organici, inefficienze endemiche. Ma invece di affrontare questi nodi, si preferisce alimentare lo scontro, trasformandolo in uno spettacolo mediatico.
Esicasmo: la fuga dalla realtà
In questo scenario disperato, c’è chi sceglie l’esicasmo. Chiudersi in sé stessi, meditare, fuggire dalla realtà. È una tentazione comprensibile, di fronte a un sistema che sembra non offrire vie d’uscita. Ma l’esicasmo non è la soluzione. La politica non può permettersi il lusso di fuggire, deve affrontare i problemi, anche quando sembrano insormontabili.
Il corto circuito semantico
Quote rosa vs. questione femminile, politica vs. magistratura: sono tutti sintomi di un corto circuito semantico che paralizza il Paese. Si discute di tutto, tranne di ciò che conta. Si inventano nemici, si alimentano conflitti, si distrae l’attenzione dai veri problemi. E intanto, il Paese affonda.
La denuncia
Questo articolo è un grido di disperazione, una denuncia contro un sistema che ha smesso di funzionare. Contro una politica che non sa guardare oltre le prossime elezioni, contro una magistratura che si trasforma in arma di lotta politica, contro una società che accetta di essere distratta da falsi problemi. Le quote rosa non ci salveranno, lo scontro tra politica e magistratura non ci salverà, l’esicasmo non ci salverà. L’unica salvezza è tornare a fare politica, vera, coraggiosa, inclusiva. Prima che sia troppo tardi.