In scena dal 5 al 16 febbraio alla Sala Umberto di Roma, “Elena, la matta” è un’opera teatrale che racconta le vicende di Elena Di Porto, una delle figure più controverse e affascinanti del Novecento romano. Liberamente ispirato al libro di Gaetano Petraglia “La matta di piazza Giudìa”, lo spettacolo è prodotto da Altra Scena e Goldenart Production e vede protagonista Paola Minaccioni, diretta da Giancarlo Nicoletti, con la drammaturgia di Elisabetta Fiorito e le musiche originali di Valerio Guaraldi.
Elena è stata una donna che ha incarnato la resistenza contro l’oppressione fascista, non solo come ebrea in un’Italia dominata dalle leggi razziali, ma anche come donna che rifiutava di piegarsi ai ruoli imposti dalla società del tempo. Nata nel 1912 da una famiglia umile nel ghetto ebraico di Roma, fu etichettata come “pazza” dal regime per la sua determinazione a ribellarsi. Ma dietro questa etichetta si celava una personalità complessa: una donna indipendente, separata dal marito, antifascista convinta e coraggiosa, pronta a sfidare le autorità e a difendere i più deboli.
La rappresentazione ripercorre le tappe della sua vita: dai ricoveri forzati nell’ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà agli scontri con le squadracce fasciste, dal confino in Basilicata al ritorno a Roma, fino al tragico rastrellamento di oltre mille ebrei del 16 ottobre 1943, che la condusse alla deportazione ad Auschwitz. Elena fu tra coloro che, fin dalla sera prima, cercò di avvertire gli abitanti del ghetto del pericolo imminente. Nessuno, però, le diede retta, perché era la “pazza” del quartiere.
Grazie all’intensa narrazione di Paola Minaccioni, il pubblico viene immerso in un racconto che intreccia storia personale e collettiva, restituendo un affresco vivido dell’Italia sotto il giogo del Fascismo.

Ph Guglielmo Verrienti AgCubo
“Elena, la matta” è più di una semplice biografia teatrale. E’ un’esplorazione delle dinamiche di potere e di controllo, in particolare quelle esercitate sul corpo e sulla mente delle donne. La protagonista diventa emblema della condizione femminile nei regimi autoritari, dove il dissenso è spesso patologizzato e le donne ribelli sono ridotte al silenzio attraverso la medicalizzazione e l’isolamento. Un tema che trova una risonanza inquietante anche oggi, in quei Paesi dove le donne che lottano per i propri diritti vengono etichettate come “pazze”. La regia di Giancarlo Nicoletti, insieme alle scenografie di Alessandro Chiti, ai costumi di Giulia Pagliarulo e al disegno luci di Gerardo Buzzanca, crea un’atmosfera che alterna momenti di profonda drammaticità a sprazzi di ironia e leggerezza, tutti elementi che riflettono la complessità del personaggio. Le musiche dal vivo di Valerio Guaraldi e Claudio Giusti accompagnano e amplificano le emozioni e rendono lo spettacolo un’esperienza sensoriale completa.
Patrocinato dalla Fondazione Museo della Shoah, “Elena, la matta” si propone non solo come un’opera di memoria storica, ma anche come un invito a riflettere sull’importanza della resistenza individuale e collettiva. La storia di Elena Di Porto, con la sua carica di umanità e di coraggio, diventa così una testimonianza viva della capacità di opporsi all’ingiustizia, un monito che supera i confini del tempo e dello spazio.

Paola Minaccioni