Sempiterno atlantismo italico

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 L’amore segreto che lega due donne, Meloni e Schlein, nel nome di Washington.  Tra destra e sinistra, il filo rosso (e bianco e blu) che unisce le leader italiane: l’adesione incondizionata all’atlantismo, tra pragmatismo e ideologia.

C’è un amore segreto che attraversa lo spettro politico italiano, un sentimento inconfessabile ma inestirpabile, che lega due donne apparentemente agli antipodi: Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Un amore che non si dichiara apertamente, ma che si manifesta in ogni scelta, in ogni dichiarazione, in ogni gesto. È l’amore per l’atlantismo, per quel legame viscerale con Washington che, nel bene e nel male, definisce l’identità geopolitica dell’Italia da oltre 80 anni.

Mentre l’Europa trema per le minacce di Trump e i suoi dazi, mentre i leader europei si interrogano su come rispondere alle provocazioni del presidente americano, l’Italia sembra muoversi su un binario diverso. Un binario che, curiosamente, unisce destra e sinistra, Meloni e Schlein, in un’unica, inconfessabile complicità.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, non nasconde la sua ammirazione per Trump. Anzi, la ostenta. Mentre la premier è a Bruxelles per un delicato Consiglio europeo, i suoi luogotenenti, Tommaso Foti e Nicola Procaccini, si prodigano per giustificare le sparate del leader americano. «Io mi metto nei panni di Trump», dice Procaccini, quasi a voler legittimare le sue minacce. E Foti, dal canto suo, insiste sul ruolo dell’Italia come “ponte” tra Europa e Stati Uniti, un ruolo che Meloni sembra voler interpretare con dedizione quasi romantica.

Ma non è solo la destra a guardare oltre l’Atlantico con occhi innamorati. Anche Elly Schlein, leader del Partito Democratico, nonostante le critiche alla politica estera di Trump, non rinuncia mai a ribadire la centralità del legame transatlantico. Per Schlein, come per molti esponenti della sinistra italiana, l’alleanza con gli Stati Uniti non è solo una questione di pragmatismo, ma un valore fondante, un pilastro irrinunciabile della politica estera italiana.

E così, mentre Meloni cerca di accreditarsi come interlocutrice privilegiata di Trump, Schlein non manca di ricordare che, al di là delle divergenze, l’Italia non può e non deve rinunciare al suo ruolo di alleato fedele degli Stati Uniti. Due donne, due visioni politiche apparentemente inconciliabili, ma unite da un’unica, inconfessabile passione: l’amore per l’atlantismo.

Ma cosa si nasconde dietro questo amore? Per Meloni, è forse una questione di opportunismo, un modo per ritagliarsi un ruolo di primo piano sulla scena internazionale. Per Schlein, è più una questione di ideologia, un retaggio della Guerra Fredda e della tradizione democratica. Ma, in entrambi i casi, il risultato è lo stesso: un’Italia che, nel tentativo di accreditarsi come interlocutrice privilegiata di Washington, rischia di sacrificare la sua autonomia strategica e la sua credibilità internazionale.

E così, mentre l’Europa si interroga sul futuro delle sue relazioni con gli Stati Uniti, l’Italia continua a guardare oltre l’Atlantico con occhi innamorati, sospesa tra pragmatismo e ideologia, tra opportunismo e fedeltà. Un amore segreto, inconfessabile, ma inestirpabile, che lega due donne, Meloni e Schlein, nel nome di Washington.

Ma, alla fine, a chi giova questo amore? All’Italia, che rischia di ritrovarsi sempre più isolata in Europa? O agli Stati Uniti, che potrebbero interpretare questa subalternità come un segno di debolezza, piuttosto che di lealtà?

Forse, è tempo di ripensare questo rapporto, di guardare oltre l’Atlantico con occhi più critici, meno innamorati. Perché, in fondo, l’amore non dovrebbe mai essere cieco. E neppure l’atlantismo.

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