Verso la sentenza il processo Miteni

Ambiente, Natura & Salute

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 Venerdì 6 febbraio a Vicenza riprenderà con la requisitoria del Pubblico Ministero, entrando nelle sue fasi conclusive, il processo Miteni, uno dei casi di inquinamento più gravi della storia italiana, nonché una delle più estese contaminazioni da PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) al mondo, che ha esposto al rischio circa 350 mila persone. Scoperta nel 2013 da un’indagine del CNR-IRSA, questa contaminazione tra le province di Verona, Vicenza e Padova ha fatto emergere all’attenzione pubblica la pericolosità di queste sostanze artificiali – note anche come “inquinanti eterni” perché non si degradano nell’ambiente – che si accumulano nel corpo umano e possono causare diverse patologie, tra cui alcune forme tumorali. 

Greenpeace Italia, insieme ad altre realtà, si è costituita parte civile nell’ambito del processo e in vista dell’udienza, a partire da venerdì prossimo, affiancherà i comitati locali e le numerose associazioni nazionali che da anni si battono contro questa contaminazione. Si terranno inoltre una conferenza stampa (inizio alle ore 10:30) e un sit-in fuori dal tribunale vicentino, per continuare a chiedere con forza che venga rispettato il principio “chi inquina paga”. La manifestazione sarà inoltre un momento per invocare giustizia per fatti incontestabili e per rivendicare i diritti finora negati: acqua e cibo puliti, ambienti di vita e di lavoro salubri e sicuri. Comitati e associazioni chiedono infine l’immediata bonifica del sito Miteni, chiuso da anni ma che, come certificano i dati recenti degli enti pubblici, continua a inquinare con i PFAS la seconda falda acquifera più grande d’Europa, mettendo in pericolo la salute di cittadini e cittadine. 

«Il processo di Vicenza rappresenta un’occasione storica per fare giustizia sui crimini ambientali. Ci uniamo alla popolazione esposta a questo grave inquinamento per chiedere che vengano accertate tutte le responsabilità», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. «Queste giornate di mobilitazione saranno l’occasione per portare all’attenzione pubblica alcuni nodi ancora irrisolti, come la bonifica e la questione della contaminazione di alcuni prodotti alimentari: si tratta di due macchie indelebili sull’operato degli enti pubblici su cui da tempo chiediamo un cambio di passo non più rinviabile».

La contaminazione da PFAS è considerata una forma di inquinamento emergente, anche nel nostro Paese in cui, nonostante gravi casi come quello del Veneto o di alcune aree del Piemonte, i controlli sul territorio sono spesso scarsi, se non addirittura assenti. Per ovviare a questa lacuna, tra settembre e ottobre 2024 Greenpeace Italia ha raccolto campioni in 235 città di tutte le Regioni e le province autonome, nell’ambito della sua campagna nazionale “Acque senza veleni”. Dalle analisi indipendenti effettuate presso un laboratorio certificato, è emerso che i PFAS sono presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati. Le molecole più diffuse sono risultate, nell’ordine, il cancerogeno PFOA (nel 47% dei campioni), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (in 104 campioni, il 40% del totale, presente in maggiori quantità in tutti quei campioni in cui è stato rilevato) e dal possibile cancerogeno PFOS (in 58 campioni, il 22% del totale).

Greenpeace Italia ritiene inaccettabile l’inazione del governo su questo tema. Nonostante prove schiaccianti sui gravi danni alla salute causati dai PFAS, alcuni dei quali riconosciuti come cancerogeni, e la contaminazione diffusa delle acque potabili italiane, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni continua a ignorare questa emergenza, fallendo nel proteggere adeguatamente la salute pubblica e l’ambiente. Il governo Meloni deve rompere il silenzio su questa crisi e vietare produzione e uso di PFAS in Italia: la popolazione ha diritto a bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti.  

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