Un viaggio tra filosofia e follia per riscoprire il valore del dubbio.
Il Teatro Arcobaleno, dal 16 febbraio, ospita Il Caso Socrate , scritto e diretto da Francesco Polizzi e Benedetta Nicoletti. Lo spettacolo, che mescola i generi del teatro musicale, vedrà in scena Francesco Polizzi, Andrea Lami, Giulia Sanna e Giuseppe Coppola, con la regia degli stessi autori e le musiche di Francesco Accascina.
Ma perché Socrate è ancora attuale? Nato ad Atene nel 470 a.C., non ha mai lasciato scritti, affidando la sua eredità al dialogo e alla maieutica, l’arte di far emergere la conoscenza attraverso il confronto dialettico. Un metodo che oggi assume un significato ancora più profondo, in un’epoca in cui il pensiero critico è spesso soppiantato da monologhi digitali e informazioni frammentarie.

Il caso Socrate, un momento dello spettacolo
L’opera, che trae ispirazione dai dialoghi di Platone e dall’Enrico IV di Luigi Pirandello, porta in scena questa tensione tra ricerca e smarrimento attraverso la storia di un vecchio professore di filosofia convinto di essere il grande filosofo di Atene. Dalla cella di un reparto psichiatrico, il docente trasforma infermieri e un’ex allieva in Platone, Critone e Diotima, ricreando un’agorà in cui si discute di amore, saggezza e verità.
La sua follia diventa così metafora di un’inquietudine più profonda: il bisogno di interrogarsi, di non accettare passivamente il mondo, di mettere in discussione certezze apparentemente incrollabili.
L’atto finale della rappresentazione, in cui la vicenda si sposta dall’Atene del V secolo al 2025, crea un cortocircuito temporale che invita a riflettere sulle conseguenze delle proprie scelte. Il processo e l’esecuzione di Socrate, figure lontane nel tempo, si rivelano strumenti ancora efficaci per interrogare il presente.
Più che una semplice performance, Il Caso Socrate è un invito a riscoprire il valore del pensiero critico e del dubbio, elementi essenziali per comprendere noi stessi e il mondo che ci circonda.