In Congo, durante un’evasione di massa da una prigione, centinaia di donne sono state brutalmente stuprate e poi bruciate vive. L’orrore di questo massacro è rimasto largamente ignorato dai media internazionali, lasciando queste vittime invisibili e senza voce.
Il 27 gennaio 2025 , un gruppo di militanti del gruppo M23, sostenuto dal Ruanda, ha preso il controllo della città di Goma e ha orchestrato una fuga di massa dalla prigione di Munzenze. Circa 4.000 detenuti sono fuggiti, ma tra di loro c’erano anche diverse centinaia di donne. Mentre tentavano di scappare, le donne sono state violentate dai detenuti maschi e poi le loro celle sono state incendiate. La maggior parte delle vittime non è sopravvissuta all’incendio.
Nonostante la gravità dell’evento, l’incidente ha ricevuto scarsa copertura mediatica. Le voci delle vittime sono state soffocate, e il mondo intero sembra aver preferito ignorare l’orrore che è avvenuto. Questo silenzio è particolarmente allarmante, considerando che la violenza sessuale è stata utilizzata come arma di guerra in Congo per decenni .
La comunità internazionale deve fare di più per garantire che tali atrocità non rimangano impunite. È essenziale che le organizzazioni per i diritti umani e i media internazionali portino alla luce questi crimini e lavorino per fornire giustizia alle vittime. Solo attraverso la visibilità e l’azione congiunta possiamo sperare di porre fine a questa violenza sistematica.
Il silenzio femminista in Congo è un’ombra che pesa sulle vittime di violenza e abusi, specie quello dei movimenti femministi europei rimasti attoniti ma silenti a fronte di un orrore senza precedenti. È nostro dovere, come cittadini del mondo, riconoscere e denunciare questi crimini, garantendo che le voci delle vittime siano ascoltate e che la giustizia sia servita. Solo così possiamo sperare di costruire un futuro più giusto e sicuro per tutte le donne.
Congo, donne stuprate e bruciate, il silenzio che pesa
Last modified: Del 6 Febbraio 2025 alle ore 16:04