Carnevale per ricchi e poveri

Arte, Cultura & Società

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Dopo la tragedia della peste che sterminò un quarto della popolazione europea del XIV secolo, mangiare carne è salutare solo per nobili mentre i poveri sono in attesa del Carnevale.

 

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Jeremias_van_Winghe_-

I ricchi medievali in Germania mangiavano mediamente 100 Kg di carne all’anno pro capite, che considerati in 200-220 giorni di astinenza imposta dalla normativa ecclesiastica, corrisponderebbero a 400-500 gr. di carne al giorno.

Nelle regioni mediterranee i consumi di carne erano minori ma sempre elevati con oscillazione tra i 20Kg e 40 Kg annui pro capite.

Una società di benestanti carnivori, sin dai tempi di Carlo Magno, che si asteneva dal mangiare carne solo il venerdì o durante la Quaresima per presunti stimoli a un eccesso di sessualità nemica del buon cristiano.

Tra Carnevale e Quaresima inizia la battaglia tra la carne e il pesce escludendo quelli di grandi dimensioni come delfini e balene che per l’abbondanza di sangue somigliavano molto alla carne.

Secondo i medici dell’epoca, allo stomaco dei gentiluomini si addicono cibi preziosi, quelli che la ricchezza consente si mostrare e consumare mentre i poveri hanno uno stomaco adatto a cibi comuni e rozzi.

Un agronomo del Trecento riferisce  come il frumento sia il cereale adatto alla panificazione di pane bianco destinato ai ricchi ma non per i poveri a cui andava dato il sorgo, adattissimo per contadini, porci, buoi e cavalli.

Pescheria del XIV secolo. Miniatura tratta dal Tacuinum Sanitatis

Il medico dei principi di Savoia, Giacomo Albini, minacciava dolori e malattie a quanti si fossero cibati con alimenti non destinati al loro rango come le zuppe pesanti con legumi con frattaglie. Un trattato di dietetica del XV secolo di Michele Savonarola bada a distinguere pasti da cortigiani come il capretto e da villani come la pastinaca, una specie di carota che andava cotta.

Carnevale era tra le feste la più diffusa e amata,  il Il termine sembrerebbe derivare dal latino carnem levare, cioè “abolire la carne”, e in origine indicava l’ultimo banchetto in cui erano consentite pietanze a base di carne prima della Quaresima. Protetti da una maschera, anche i più umili potevano quindi dimenticare per un momento la loro condizione e diventare “altri”.

 

Umberto Palazzo

Editorialista de Il CorriereNazionale.net

 

 

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