Bari, che tonfo a Castellammare: una sconfitta meritata che pesa

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© foto di SSC Bari

La sfida odierna tra Juve Stabia e Bari, in programma al “Romeo Menti”, rappresentava un crocevia fondamentale per entrambe le formazioni nella corsa ai playoff di Serie B. Alla vigilia del match le due squadre condividevano la settima posizione in classifica con 33 punti ciascuna, rendendo lo scontro diretto ancora più significativo.

La Juve Stabia stava attraversando un periodo complicato, avendo raccolto solo una vittoria nelle ultime sei partite, con cinque punti conquistati su diciotto disponibili. L’ultima affermazione, infatti, risaliva a due settimane fa, nel match casalingo contro la Carrarese.

Il Bari, al contrario, viveva un momento positivo sia pur nelle sue ormai ataviche contraddizioni: la squadra non perdeva dal 26 dicembre scorso e arrivava a questa sfida con una striscia di cinque risultati utili consecutivi, frutto di due vittorie e tre pareggi peraltro con mezza squadra fuori uso. Un successo oggi avrebbe permesso ai biancorossi di agganciare il Catanzaro al quinto posto in classifica, a quota 36 punti. Senza dimenticare del conto in sospeso del Bari a causa della sconfitta interna del girone di andata. Sarà per un’altra volta.

Longo per l’ennesima volta ha cambiato formazione anche perché gli uomini a disposizione erano quelli rinunciando alla possibile, eventuale – onestamente sbiadita – fantasia di Falletti. Dentro, dunque, Radunovic, Pucino, Vicari e Mantovani in difesa, Favasuli, Lella, Maiello, Maggiore e Dorval, sulla linea di centrocampo, Bonfanti e Favilli in avanti. Dunque un Bari col 3-5-2 col doppio attaccante che col Frosinone ha dato qualche timido segnale di vitalità.

La Juve Stabia parte subito forte, aggredendo alto e costringendo il Bari a ricorrere ai falli per fermare le incursioni gialloblu. L’assenza contemporanea di Maita e Benali si fa sentire enormemente nella mediana pugliese, con il Bari incapace di mantenere il possesso palla e costretto a rincorrere per gran parte della frazione.

Al 21’, con il Bari sbilanciato in avanti dopo un’improvvisa ripartenza di Dorval, gli stabiesi colpiscono: Piscopo raccoglie un pallone in area e trafigge Radunovic, portando meritatamente avanti i padroni di casa. Il Bari appare confuso e impreciso, con Maiello che fatica a dare ordine alla manovra e servire palloni giocabili agli attaccanti.

La Juve Stabia, invece, continua a spingere e sfiora il raddoppio con Adorante, il cui destro potente viene deviato in corner da Radunovic. I galletti, dal canto loro, non hanno mai impensierito il portiere avversario, segnale evidente di una manovra sterile e priva di idee, ci si mettano pure Maiello e Vicari a sbagliare controlli di palla e passaggi e si tiri la linea. Solo nei cinque minuti di recupero il Bari prova a farsi vedere con un minimo di palleggio, guadagnando un corner su cui Bonfanti, di tacco, impegna il portiere stabiese.

Nemmeno il tempo di riordinare le idee che il Bari sprofonda ancora di più: in apertura di ripresa, un’uscita maldestra di Radunovic lascia il pallone nella disponibilità di Adorante, che non si fa pregare e insacca il 2-0. È notte fonda per i biancorossi, che subiscono il colpo senza mostrare alcuna reazione.

La Juve Stabia, galvanizzata dal raddoppio, continua il suo assalto e sfiora il tris con Maistro, il cui colpo di testa sfila a lato di pochissimo. Il Bari è in balia degli avversari e Longo prova a scuotere la squadra con una serie di cambi: fuori Maggiore e Favilli, dentro Pereiro e Lasagna. Bellomo rileva Dorval e Tripaldelli prende il posto di Bonfanti, ma la squadra pugliese resta spenta e senza idee.

Anche sotto di due reti, la reazione biancorossa è timida e inconsistente. Serve uno squillo estemporaneo per rimettere in discussione il risultato: al 75’, su punizione battuta da Pucino, Gaston Pereiro svetta di testa e riapre la gara con il gol del 2-1. È una speranza o solo un’illusione per il Bari? La risposta arriva poco dopo, quando Tripaldelli ha l’occasione per pareggiare dal limite dell’area piccola, ma il suo tiro è troppo debole e il portiere stabiese blocca senza problemi.

I biancorossi provano a riversarsi in avanti con più grinta, ma i tiri in porta continuano a latitare e i minuti scorrono inesorabili. Longo si gioca anche la carta Falletti al posto di Favasuli per un finale a trazione offensiva, ma la Juve Stabia non si lascia intimorire e sfiora il colpo del KO con due occasioni clamorose: prima Meli, poi Piscopo si fanno ipnotizzare da Radunovic, bravo a evitare un passivo più pesante.

Ma se la regola del “gol sbagliato, gol subito” di solito punisce chi spreca, questa volta non vale per il Bari: nel recupero, al 96’, Leone chiude definitivamente i giochi firmando il 3-1 e mandando in delirio il pubblico del Menti. Una sconfitta netta e meritata per i biancorossi, apparsi spenti e senza carattere.

La Juve Stabia porta a casa tre punti pesantissimi con una prova di carattere e intensità, mentre il Bari esce con le ossa rotte e tanti interrogativi sul proprio rendimento.

Stesso punteggio dell’andata, stesso verdetto impietoso: il Bari esce sconfitto dal “Menti” con un 3-1 che lascia poche interpretazioni. Ma, se possibile, questa disfatta pesa ancor di più, perché arrivata in un momento in cui ci si aspettava una reazione, un segnale di crescita, una conferma del faticoso percorso verso i playoff. E invece, nulla.

La squadra di Longo è scesa in campo senza anima, senza intensità, senza quella fame che ha invece animato la Juve Stabia. Forse i biancorossi ci hanno messo un’ora abbondante per capire dove si trovassero, come se l’autista del pullman avesse sbagliato strada. Poi, una volta entrati davvero in partita, hanno trovato di fronte una squadra affamata, determinata, con più gamba e più grinta. Il Bari, invece, molle, arrendevole, quasi spaesato, in un’arena che non è mai stata un semplice stadio.

Sul piano tecnico, la Juve Stabia è stata superiore, e le assenze contemporanee di Benali e Maita a centrocampo hanno lasciato un vuoto incolmabile. La sconfitta odierna conferma un Bari in caduta libera: la vittoria contro il Frosinone aveva forse illuso, ma la prestazione era stata tutt’altro che brillante. Qui, invece, non si è visto nulla. Nessun tiro in porta per oltre 75 minuti, un dato che da solo basterebbe per raccontare la partita. Il gol di Pereiro? Un episodio fortuito, non certo il frutto di un gioco costruito.

Come scriveva Sun Tzu ne L’arte della guerra: “Chi è abile nel combattere pone sé stesso in una condizione in cui non può essere sconfitto e non perde mai l’occasione di sconfiggere il nemico”. Il Bari, al contrario, è sceso in campo in una condizione di fragilità totale, lasciando alla Juve Stabia l’opportunità di imporsi senza difficoltà.

E allora, senza giri di parole: una gara da dimenticare. Ma è possibile dimenticare quando il problema sembra più profondo? Il mercato di gennaio non ha dato i frutti sperati, almeno a guidicare dalla gara di oggi: Maggiore, Pereiro e Bonfanti sono giocatori allenati, sì, ma che arrivano da squadre dove erano ai margini tecnici. Maggiore non è quello di La Spezia, ma quello di Salerno, spesso relegato in panchina. Pereiro a Genova era una riserva. Bonfanti ha giocato di più, ma può bastare a dare un’anima a questa squadra? Ma forse è il caso di attendere tempi migliori evitando giudizi affrettati  anche se – è appena il caso di ricordare – mancano solo tredici gare alla fine del campionato, e sono solo sei i punti che dividono il Bari dai playout. Così, tanto per precisare.

A peggiorare il quadro, la condizione dei cosiddetti senatori: Vicari non è più lui, sembra spaesato, come se avesse paura che il mondo gli crollida un momento all’altro addosso, Dorval oggi non ha spinto, Maiello, chiamato a prendere in mano la squadra, ha fallito clamorosamente – e forse si spiega così il suo scarso impiego. Favasuli, sempre più clamoroso abbaglio estivo, continua a dimostrarsi un errore di valutazione evidente. Radunovic ha sulla coscienza il primo gol e forse anche il secondo oltre a qualche uscita a vuoto di troppo ma capace anche di limitare i danni, mentre Favilli è stato abbandonato a se stesso, senza mai ricevere un pallone giocabile. Tripaldelli è ancora un mistero e Lasagna, semplicemente, non pervenuto.

Ci sta a perdere, ma si deve perdere in piedi non come i è perso oggi. In definitiva, il Bari è ancora una barca piena d’acqua, con una panchina che non incide e una coperta corta in ogni reparto. Longo dovrà trovare la chiave per raddrizzare la situazione, perché non si può perdere così contro la Juve Stabia, con tutto il rispetto. E invece eccoci qui, a interrogarci su come questa squadra possa ancora stare nella parte sinistra della classifica. Forse il livello del campionato è basso, o forse – e sarebbe peggio – è il Bari a essere davvero poca cosa.

Infine, un appunto che va oltre il campo: lo spettacolo indegno dei palloni spariti e lanciati in campo per perdere tempo riporta il calcio indietro di cinquant’anni. Qualcuno deve intervenire. E in fretta.

Massimo Longo

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