Il revival dei partiti antagonisti tra lotta per la sopravvivenza e illusioni storiche
Il ritorno delle identità politiche del dopoguerra: tra PCI e MSI, la lezione della natura sulla sfida tra ideologie inconciliabili
Nel panorama politico attuale, il revival dei principali partiti antagonisti della storia nazionale del dopoguerra, il PCI e il MSI, si impone come un fenomeno che merita un’analisi attenta e disincantata. La riscoperta, spesso romantica e priva di criticità, delle due esperienze si scontra con il rigore della storia e la realtà delle loro contraddizioni intrinseche. Per comprendere questa dinamica, possiamo osservare la natura e il comportamento di due arcinemici biologici: la mangusta e il cobra. Un duello atavico, un gioco di resistenza e aggressione, astuzia e veleno, che si specchia perfettamente nelle lotte ideologiche tra comunismo e neofascismo.
Livorno 1921: il cobra in lotta con sé stesso
Il Partito Comunista d’Italia nacque in un contesto di estrema tensione e conflittualità. La scissione di Livorno fu una dichiarazione di guerra all’interno del socialismo, più che una cesura rispetto al sistema borghese. Bordiga, con la sua rigidità teorica, incarnava l’intransigenza velenosa del cobra: il suo morso letale era riservato prima di tutto agli stessi socialisti, come dimostrano i violenti scontri verbali e fisici tra le diverse correnti del Congresso. Il PCI si formava così tra anatemi reciproci, con una logica che non lasciava spazio al compromesso.
Dall’altro lato, la natura ci insegna che la mangusta non si lascia ipnotizzare dal cobra, ma lo affronta con scatti imprevedibili e una strategia calibrata sulla rapidità e sulla resistenza. L’MSI, fondato nel 1946 come erede della tradizione fascista, incarnò per decenni questa strategia: sopravvivere in un ambiente ostile, adattarsi ai mutamenti e mutare pelle senza rinunciare al proprio istinto di predazione ideologica.
L’illusione rivoluzionaria e il fallimento dell’adattamento
Mentre i comunisti italiani si laceravano in scissioni e purghe interne, l’MSI si strutturava con un pragmatismo che gli permise di sopravvivere e, infine, trasformarsi in Alleanza Nazionale e Fratelli d’Italia. La fiamma tricolore, simbolo della continuità neofascista, ha attraversato decenni di storia mutando di significato senza mai estinguersi del tutto. Qui la metafora naturale è chiara: la mangusta non è immune al veleno del cobra, ma può sopravvivere al suo morso. Il neofascismo italiano, seppur sconfitto sul piano della legittimità storica e politica, ha saputo riemergere sotto nuove forme, adattandosi meglio dei suoi avversari.
Al contrario, il PCI ha dimostrato negli anni una rigidità ideologica che l’ha condannato all’estinzione. Il dogmatismo bordighiano degli inizi ha lasciato spazio alla realpolitik togliattiana, ma il partito ha sempre sofferto il dilemma tra rivoluzione e compromesso. Il crollo del Muro di Berlino ha segnato la fine di questa ambiguità: il PCI si è dissolto nei Democratici di Sinistra e nel Partito Democratico, perdendo la sua identità originale e diventando preda di una progressiva omologazione politica.
Revival senza memoria: il pericolo della nostalgia
Oggi assistiamo a un ritorno nostalgico di entrambi questi mondi. A sinistra, la riscoperta del PCI avviene spesso in termini di glorificazione acritica, dimenticando le sue contraddizioni, il settarismo e le derive autoritarie. A destra, la permanenza della fiamma tricolore in Fratelli d’Italia dimostra come la matrice missina non sia mai stata realmente ripudiata, ma anzi utilizzata per mantenere una continuità simbolica con il passato.
Se la natura insegna qualcosa, è che la lotta tra mangusta e cobra non conosce tregua. Il revival di PCI e MSI rischia di alimentare uno scontro ideologico sterile, basato su un passato idealizzato e distorto. La vera sfida, per la politica italiana, non è rievocare fantasmi del dopoguerra, ma affrontare il presente con la consapevolezza che nessuna delle due strategie – la rigidità del cobra o l’adattabilità della mangusta – garantisce da sola la vittoria definitiva.
Conclusione
La politica odierna necessita di nuove chiavi di lettura che superino le nostalgie sterili. Il PCI e l’MSI sono stati protagonisti di una stagione politica irripetibile, segnata da lotte ideologiche feroci e irriducibili. Tuttavia, il XXI secolo richiede strumenti diversi per comprendere e affrontare le sfide contemporanee. L’Italia non ha bisogno di replicare lo scontro tra mangusta e cobra, ma di trovare una sintesi capace di garantire stabilità e innovazione. La lezione della natura è chiara: chi non sa adattarsi, soccombe. E la politica, come la biologia, non fa sconti a chi resta prigioniero del passato.