Il film di Paolo Sorrentino, con analogie al mito di Parthenope, racconta la sessualità giovanile sofferente, nella bellezza del mare di Napoli.

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Come il mito è una favola raccontata in innumerevoli varianti così il film di Sorrentino ci racconta una Napoli mitica e contradditoria che tra miracoli, amori trasgressivi, bellezze naturali e artistiche accompagna la giovane vita della bellissima Parthenope, partorita metaforicamente nel mare di Posillipo.
Tra Capri e Napoli seguiamo le sue esperienze sessuali, gli amori trasgressivi e i turbamenti esistenziali che segneranno l’inesorabile avanzare del tempo, tra gioie e infiniti dolori.
Ma chi era la Partenope dei Greci?
Il Mito ha inizio con il viaggio di Giasone e Argonauti alla ricerca del vello d’oro, la nave Argo si ferma nell’isola di Lemno dove l’equipaggio avverte un terribile odore nauseabondo incontrando donne che hanno ucciso i loro mariti.
Gli uomini le avevano lasciate per la guerra in Tracia ed erano tornati vittoriosi con donne prigioniere che essendo preferite alle mogli ne avevano scatenato la voglia di vendetta realizzata con l’uccisione di tutti gli uomini ad eccezione di uno, il padre della regina.

Partenope secondo AI ph
La divinità punisce le donne poiché una terra abitata da sole donne deve essere avvolta da un cattivo odore secondo un “codice olfattivo” che comunica un conflitto tra maschi e femmine per mancanza di rapporti sessuali e una ostilità di genere risolta con gli omicidi.
La nave Argo riprende il viaggio andando incontro alle sirene Partenope, Ligea e Leucosia, donne uccello esperte nel bel canto ma che saranno battute da Orfeo, il più bel cantore imbarcato sulla nave da Giasone.
Le sirene sono legate all’acqua e si diceva che il loro padre fosse Forci, il vecchio delle profondità marine, con il loro canto melodioso attirano sugli scogli i marinai.
Anche Parthenope, per i Greci volto di vergine, s’impegna nella parte ma la sconfitta nella gara di canto con Orfeo porta le sirene alla disperazione.
S’interrompe il loro volteggiare con le ali e i loro corpi sono preda del mare, Partenope sarà trasportata dalla corrente sino alla foce del fiume Sebeto, attuale Castel dell’Ovo e dove fu eretta una statua della sirena.
Umberto Palazzo
Editorialista de IlCorriereNazionale.net
Un’analisi affascinante e profonda su un tema complesso come la sessualità giovanile, intrecciata con il mito di Partenope e la bellezza di Napoli. Il richiamo alla leggenda delle sirene sconfitte da Orfeo aggiunge una dimensione simbolica molto interessante, che si riflette nella crescita e nei conflitti interiori della protagonista. Sorrentino sembra offrire una visione intensa e poetica, in cui il mito diventa una metafora delle fragilità e delle contraddizioni tipiche della giovinezza. Un ottimo spunto di riflessione!