Sovranismo vs Europeismo: la sintesi hegeliana di un’Europa in bilico

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Tra il conservatorismo di Orban e l’europeismo di +Europa, l’UE cerca una via d’uscita dalla crisi identitaria.

Mentre Viktor Orban esalta il sovranismo come futuro, +Europa rinnova la sua leadership e rilancia l’integrazione. La sintesi? Un’Europa che fatica a trovare il suo equilibrio tra tradizione e progresso.

 


La dialettica hegeliana ci insegna che ogni tesi genera un’antitesi, e dalla loro collisione nasce una sintesi. Applicando questa logica alla politica europea, la tesi è rappresentata dal discorso infuocato di Viktor Orban a Madrid, dove il premier ungherese ha esaltato il sovranismo come il “futuro” dell’Europa, mentre l’antitesi è incarnata dal rinnovo della leadership di +Europa, con Riccardo Magi rieletto segretario e Matteo Hallissey nuovo presidente. La sintesi, però, è ancora tutta da scrivere: un’Europa divisa tra la difesa delle identità nazionali e la spinta verso un’integrazione sempre più stretta.

La tesi: Orban e il sogno sovranista
Viktor Orban, intervenendo alla kermesse sovranista di Madrid, ha dipinto un quadro in cui l’Ungheria è il faro della politica conservatrice. Con toni epici, ha ricordato la lotta contro l’immigrazione irregolare, la difesa della cultura cristiana e la battaglia contro la “propaganda gender” nelle scuole. “Siamo molti, forti e grandi”, ha dichiarato, presentando il sovranismo non come una scelta nostalgica, ma come un progetto per il futuro. Orban ha anche evocato la storia, ricordando l’alleanza tra ungheresi e spagnoli durante la Reconquista, come a dire: “Noi siamo i nuovi cavalieri della cristianità”.

Il suo messaggio è chiaro: il sovranismo non è più un’utopia, ma una realtà in crescita, sostenuta da leader come Trump e da paesi come l’Ungheria, che si propongono come laboratori di una nuova politica conservatrice.

L’antitesi: +Europa e la difesa dell’integrazione
Dall’altra parte dello spettro politico c’è +Europa, che nel suo congresso ha rinnovato la leadership con la rielezione di Riccardo Magi e l’elezione di Matteo Hallissey come presidente. Magi, con il suo stile pungente, ha attaccato il governo italiano per la gestione dei centri di accoglienza in Albania, definendola una “perseveranza meloniana” nell’errore. +Europa si conferma così come il baluardo dell’europeismo, difendendo i valori dell’integrazione, dei diritti umani e dello Stato di diritto.

Per +Europa, il futuro dell’Europa non passa attraverso la chiusura delle frontiere o la difesa delle identità nazionali, ma attraverso una maggiore cooperazione tra gli Stati membri e il rispetto delle regole comuni.

La sintesi: un’Europa in cerca di equilibrio
La sintesi hegeliana tra queste due visioni opposte non è ancora chiara, ma una cosa è certa: l’Europa è a un bivio. Da un lato, c’è la tentazione di chiudersi in un sovranismo che promette sicurezza e identità, ma rischia di isolare i paesi e di minare il progetto europeo. Dall’altro, c’è la spinta verso un’integrazione sempre più stretta, che però fatica a convincere i cittadini, sempre più scettici verso le istituzioni di Bruxelles.

Forse la vera sintesi sta nel trovare un equilibrio tra queste due visioni: un’Europa che sappia difendere le sue radici culturali e le sue identità nazionali, senza rinunciare ai valori dell’integrazione e della cooperazione. Un’Europa che, come il pistacchio di Bronte, sappia essere al tempo stesso unico e versatile, capace di arricchire senza sopraffare.

Ma per ora, questa sintesi rimane un’utopia. E mentre Orban sogna una Reconquista moderna e +Europa difende i valori dell’integrazione, l’Europa continua a navigare in acque agitate, in cerca di una rotta che sappia conciliare passato e futuro.

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