La violenza di genere: tra visibilità e invisibilità, una lettura attraverso Galtung e la poesia

Arte, Cultura & Società

Di

di Yuleisy Cruz Lezcano

La violenza di genere, quando affrontata attraverso poesia e arte, si inserisce in un territorio complesso dove si intrecciano distacco critico ed emozione profonda. La poesia, pur mantenendo un certo distacco analitico, ha il potere di suscitare commozione, creando uno spazio in cui il lettore non solo riflette, ma si confronta emotivamente con il fenomeno. La sua forza risiede nella capacità di “far sentire”, coinvolgendo l’anima e generando una risposta emotiva che va oltre il riconoscimento intellettuale.

Nel contesto della violenza di genere, è cruciale la distinzione tra empatia e metacognizione, che sono concetti diversi ma possono divenire complementari al fine di creare consapevolezza di un fenomeno. Infatti, l’empatia permette di sentire l’emozione dell’altro come propria, creando un legame emotivo profondo con le vittime. Le metacognizioni, invece, si concentrano sulla riflessione e analisi dei propri processi cognitivi, mantenendo una distanza critica. La letteratura che esplora la violenza di genere naviga tra questi due poli: l’empatia, che stimola una connessione emotiva intensa, e la metacognizione, che offre uno spazio di analisi distaccata.

L’arte e la poesia, quindi, si rivelano strumenti potenti per affrontare la violenza di genere, combinando il distacco critico con la capacità di suscitare empatia. Questo processo di commozione è essenziale, poiché favorisce una comprensione più profonda del fenomeno e spinge alla trasformazione personale, che spesso si traduce in una maggiore consapevolezza sociale e politica.

Per comprendere e tradurre artisticamente la violenza di genere, teorie sociologiche e psicologiche come quelle proposte da Johan Galtung, sociologo norvegese, possono essere fondamentali. Galtung analizza la violenza attraverso concetti di violenza diretta, strutturale e culturale, offrendo strumenti teorici che aiutano a decodificare le dinamiche sottostanti la violenza di genere. Questi concetti possono essere tradotti in forme artistiche efficaci, fornendo una comprensione sia critica che emotivamente coinvolgente del fenomeno.

La violenza di genere è un fenomeno che si inserisce in un contesto di violenza sociale e comunitaria, legata a dinamiche di potere, disuguaglianza e discriminazione radicate nella struttura sociale e culturale. Johan Galtung, nel suo libro Violence, Peace, and Peace Research (1969), amplia la concezione di violenza, includendo non solo la violenza diretta e fisica, ma anche quella strutturale e culturale. La violenza di genere, quindi, è il risultato di disuguaglianze di potere e norme patriarcali, che discriminano donne e persone non conformi alle aspettative di genere. Per contrastarla, è necessario non solo intervenire sugli atti violenti, ma anche affrontare le cause strutturali e culturali sottostanti. In questo libro, si esplorano i concetti di violenza diretta, strutturale e culturale, offrendo una base teorica per comprendere le dinamiche della violenza. Sebbene il testo non sia incentrato esclusivamente sulla violenza di genere, le sue teorie sono fondamentali per interpretare le disuguaglianze di potere che alimentano la violenza nelle relazioni di genere e per tradurre questa comprensione in azioni artistiche e sociali efficaci.

L’analogia dell’iceberg di Galtung rappresenta visivamente questo concetto: la violenza diretta è la parte visibile, mentre sotto la superficie ci sono la violenza strutturale e culturale che la alimentano. La poesia può essere un potente strumento per esplorare sia la parte visibile che quella invisibile della violenza, rivelando la complessità del fenomeno e sfidando le strutture che la sostengono.

Il concetto di potere in Galtung è cruciale: il potere non è solo il controllo diretto, ma si manifesta nelle strutture sociali e culturali che determinano chi ha accesso alle risorse, alla parola e alla definizione della propria identità. Il potere di genere è radicato in pratiche quotidiane, leggi, tradizioni e ruoli sociali che perpetuano la subordinazione delle donne e la violenza nei loro confronti.

La poesia, attraverso il suo linguaggio simbolico, aiuta a esplorare le sfumature emotive della violenza di genere, dando voce a ciò che spesso è invisibile. Nel mio libro «Di un’altra voce sarà la paura», ho cercato di catturare sia la sofferenza visibile che quella nascosta, offrendo uno strumento emotivo potente per sensibilizzare e stimolare cambiamenti sociali. Tutto questo, mossa dalla convinzione che la poesia non solo suscita empatia, ma incoraggia anche la metacognizione, invitando il lettore a riflettere sul proprio ruolo di fronte alla violenza.

L’arte, insieme alla poesia, gioca un ruolo cruciale nell’esplorare e denunciare la violenza di genere, sia a livello diretto che strutturale. L’uso delle teorie di Galtung fornisce una base teorica per affrontare la violenza in modo olistico, contribuendo a stimolare un cambiamento duraturo nella società.

Riferimenti:

Galtung, Johan. «Violence, Peace, and Peace Research». 1969. Journal of Peace Research (Vol. 6, No. 3).

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube