© foto di SSC Bari
Terza serata consecutiva sotto la pioggia, almeno nelle intenzioni iniziali, per il Bari, che dopo Brescia e Frosinone si apprestava ad affrontare la Cremonese in una gara che avrebbe potuto indirizzare il cammino di entrambe nella corsa playoff. I biancorossi arrivavano all’appuntamento con il morale ridimensionato dopo la pesante battuta d’arresto di Castellammare di Stabia, ma con la necessità di restare agganciati alla zona spareggi col fiato pesante, però, delle inseguitirci. Di fronte, una Cremonese dai risultati altalenanti ma pur sempre una mezza corazzata di categoria, quarta in classifica e locomotiva del gruppo delle pretendenti ai playoff, considerando i dieci punti di distacco dal terzo posto. Per entrambe, la posta in palio era alta: il Bari cercava riscatto e continuità, la Cremonese punti preziosi per blindare le proprie ambizioni.
Radunovic, Mantovani, Vicari, Obaretin, Favasuli, Maita, Benali, Dorval, Bellomo, Pereiro, Lasagna. Questa la formazione mandata in campo da Longo. Risaltano le assenze di Pucino a cui gli è stato preferito Obaretin, e quella di Favilli, forse il più in forma al momento, a cui gli è stato preferito Lasagna dietro al quale gravitano i trequartisti Bellomo e Pereiro. Falletti, ormai, è fuori dalle idee iniziali di Longo.
Primi 45 minuti di grande equilibrio al San Nicola, con il Bari che sceglie un atteggiamento prudente e attendista, rimanendo basso e lasciando il pallino del gioco alla Cremonese, decisamente più intraprendente. I lombardi riescono spesso a entrare tra le linee, sfruttando soprattutto le fasce, dove Vandeputte è una costante spina nel fianco per i biancorossi. Vázquez, sempre nel vivo del gioco, guida gli ospiti, che sprecano diverse occasioni.
Un campanello d’allarme per il Bari arriva al 20’, quando Maita perde palla a centrocampo, permettendo a Nasti di involarsi e segnare, ma il gol viene annullato per fuorigioco. Poco dopo, lo stesso Nasti si rende pericoloso con un contropiede chiuso solo dall’intervento decisivo di Radunovic. Il portiere biancorosso viene nuovamente salvato dalla mira imprecisa di Ravanelli, che da pochi passi spara alto.
Il Bari continua a soffrire senza riuscire a creare gioco, con un reparto offensivo che fatica a incidere. Bellomo ci prova dalla distanza in due occasioni: prima con un tiro potente ma fuori misura, poi tentando la giocata della serata con una conclusione da oltre 35 metri che sfiora la porta. Ma è troppo poco. Intanto, problemi fisici per Vicari, che alza bandiera bianca e lascia il campo a Pucino.
Si va all’intervallo con la Cremonese più pericolosa e il Bari incapace di trovare ritmo e soluzioni offensive e con qualche difficoltà se non altro a contenere la partita. Serve un cambio di passo nella ripresa.
Dopo un primo tempo opaco, il Bari prova a cambiare marcia con gli ingressi di Bonfanti e Lella, che sostituiscono un evanescente Lasagna e un impalpabile Pereiro. La squadra di Longo alza il baricentro e sembra più viva: Benali va vicino al gol con un gran tiro dal limite, deviato in angolo da Fulignati, che salva la Cremonese con un intervento strepitoso.
È un buon momento per i biancorossi, ma la solita fragilità difensiva rischia di rovinare tutto: su un disimpegno incerto, De Luca ruba palla e calcia, trovando però la risposta di Radunovic. Ma l’errore decisivo arriva poco dopo: lo stesso Radunovic, già autore di diverse incertezze in stagione, sbaglia completamente il rinvio e regala la palla a De Luca, che stavolta non perdona e porta avanti la Cremonese. Un gol pesante, arrivato nel momento in cui il Bari sembrava poter costruire qualcosa.
Longo prova a rimescolare le carte con gli ingressi di Falletti al posto del migliore in campo, Bellomo, e di Favilli per Maita, ammonito. La qualità della Cremonese emerge nella gestione del vantaggio, con eleganti uscite palla al piede e la capacità di sfruttare gli errori baresi, soprattutto quelli di Favasuli, mai realmente in partita.
Quando tutto sembra ormai perso, il Bari trova il pareggio al 93’: Dorval calcia dal limite e una deviazione decisiva della difesa ospite beffa Fulignati. Un gol insperato che evita la sconfitta, ma che non cancella i tanti limiti visti in campo.
Nel finale, brivido per il Bari con un salvataggio provvidenziale di Mantovani, prima che Pucino, a tempo scaduto, sciupi un’occasione clamorosa per il sorpasso. Il pareggio lascia un pizzico di speranza per il futuro, ma l’impressione è che questa squadra, con alcuni giocatori fuori contesto come Favasuli e un portiere che continua a commettere errori gravi, possa al massimo ambire a una salvezza tranquilla con un occhio ai playoff, senza troppe illusioni.
Se c’è un aspetto positivo da salvare di questa partita, è il pareggio strappato all’ultimo respiro, che consente al Bari di evitare una sconfitta ampiamente meritata. Perché, se si guarda la qualità del gioco espresso, la Cremonese avrebbe dovuto vincere senza troppe storie. I lombardi hanno creato tanto, sprecato altrettanto, e alla fine hanno pagato la poca concretezza sotto porta e un pizzico di sfortuna sul gol di Dorval.
Eppure, il secondo tempo del Bari ha mostrato segnali di vita: gli ingressi di Bonfanti, Lella e Favilli hanno dato una scossa a una squadra che nel primo tempo era semplicemente inesistente. Con Lasagna e Pereiro, il Bari ha giocato praticamente in nove, e finché Longo continuerà a insistere su queste scelte scellerate, il rischio di scivolare sempre più giù rimarrà concreto. La realtà è che questa squadra è in piena involuzione, senza certezze e senza una formazione titolare ben definita. E quando ogni partita diventa un cantiere aperto, il segnale è preoccupante.
L’aspetto psicologico è un altro grande problema: se non ci sono 11 giocatori che danno tutto in campo, non si va da nessuna parte. Giocare con un Vicari a mezzo servizio per 20 minuti, senza che lo staff medico si accorga della sua condizione precaria, è stato un errore grave. E lo stesso vale per alcuni elementi che, più che giocatori di una squadra di Serie B, sembrano corpi estranei in campo. Favasuli, ad esempio, ha dimostrato per l’ennesima volta di non essere all’altezza, mentre Radunovic ha messo la firma su un altro errore clamoroso, il quinto della stagione. Un portiere che regala gol così pesa come un macigno.
Il mercato invernale ha lasciato più ombre che luci, con arrivi che, sulla carta, avrebbero dovuto alzare il livello, ma che invece si sono rivelati giocatori non pronti. L’esempio lampante è Pereiro, accolto con entusiasmo dai tifosi ma reduce dalla panchina del Genoa. Nel calcio servono gamba, corsa e mentalità, non nomi altisonanti. Il Bari non può permettersi di aspettare che i nuovi entrino in condizione: la condizione si trova negli allenamenti e con la voglia di mettersi in gioco.
Infine, una riflessione doverosa sulla vicenda Dorval: se le parole denunciate da Longo sono vere, non si può più chiudere un occhio su episodi di razzismo come questo. Basta con le sanzioni ridicole da una giornata di squalifica o multe simboliche. Chi insulta in questo modo va fermato fino a fine stagione, se non radiato. Siamo nel 2025, e certe scene non dovrebbero più esistere in uno stadio di calcio. C’è da dire, tuttavia, che il direttore generale cremonese Paolo Armenia, in una nota diffusa dal club lombardo, ha dichiarato tempestivamente che, una volta parlato con Vazquez, lo stesso ha negato di aver pronunciato questa frase. Staremo a vedere cosa ne trarrà la Procura inquirente.
Il punto conquistato è un piccolo spiraglio, ma il Bari deve guardarsi le spalle: la squadra ha troppe lacune per sognare in grande e rischia seriamente di ritrovarsi a lottare per evitare guai ben peggiori.
Massimo Longo