Don Buonaiuto: “Grazie al Ministro Tajani, con i bambini malati di Gaza soccorriamo l’umanità ferita”
Don Aldo anche in questo caso lei si è prodigato a mediare per salvare la vita di questi bambini arrivati da Gaza. Ci spieghi quale è stato il suo ruolo?
“Innanzitutto noi come Comunità Papa Giovanni XXIII siamo da oltre trent’anni presenti negli scenari di conflitti e di tensioni internazionali attraverso un nostro settore dedicato che si chiama ‘operazione colomba’ e che consiste nel vivere concretamente la nonviolenza in zone di guerra. Inizialmente si è operato nella ex-Jugoslavia contribuendo a riunire famiglie divise dai diversi fronti, proteggere minoranze, creare spazi di incontro, dialogo e convivenza pacifica. Dal 1992 siamo stati in moltissimi Paesi dove c’erano conflitti e continuiamo ad operare in luoghi molto difficili e anche rischiosi”.
E in Palestina da quanto tempo operate?
“In Palestina e in Israele siamo presenti dal 2002 in modo continuativo e nonostante le non poche difficoltà con dei progetti straordinari di cui già don Oreste ne andava tanto fiero”.
Ritorniamo allora a questa nuova iniziativa umanitaria e di soccorso sanitario, come si è realizzato?
“Si è realizzato innanzitutto grazie alla straordinaria umanità del ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha accolto le istanze arrivate sia da me per i bambini con problemi oncologici e di leucemia e anche per l’altro canale attivato dal cardinale Pizzaballa con bambini ustionati e altre problematiche. La Farnesina con l’unità di crisi, e la Protezione Civile e le tante altre realtà a loro collegate hanno fatto un lavoro di squadra fenomenale”.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani e don Aldo Buonaiuto (@ per gentile concessione)Il Ministero degli Esteri spiega che “la richiesta di evacuazione da Gaza e l’auspicio di un’accoglienza dei minori malati in Italia erano stati formulati anche dal cardinale Pierbattista Pizzaballa e da don Aldo Buonaiuto (della Comunità Papa Giovanni XXIII), in occasione della visita del Ministro Tajani in Israele lo scorso 6 febbraio”. Come sono stati individuati gli ospedali?
“Inizialmente, per ciò che mi riguarda, avevo condiviso questa richiesta urgente da due luminari del nostro Paese le dottoresse Maura Massimino e Sabina Vennarini dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano che erano già in contatto con dei medici in Medio Oriente impegnati a soccorrere questi piccoli. Grazie al loro interessamento mi hanno condiviso questo desiderio attivandomi così con il Ministro Tajani che conosco da tanti anni, e trovando in lui e nel suo staff una grandissima disponibilità”.
Quindi un vero lavoro di squadra. Quali sono state le emozioni nell’accogliere a Ciampino questi bambini?
“E’ stata una fortissima emozione vedendoli nei loro volti così provati da queste malattie gravissime. Però abbiamo visto anche volti pieni di speranza e di gratitudine, le mamme e i fratellini sfiniti anche loro ma con grandi sorrisi. Grande però è stato anche il dolore di saperli così malati e bisognosi di un urgentissimo intervento che i nostri ospedali sapranno affrontare con il massimo delle attenzione e che voglio ringraziare per la loro grande disponibilità di tante realtà ospedaliere, le migliori sul campo della pediatria”.
E prossimamente ci sarà qualche altro salvataggio?
“Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare un altro piccolo e poi, come ho chiesto al ministro, spero che riusciremo a portarne altri sempre con patologie gravissime che non potrebbero sopravvivere tra quelle macerie di Gaza. Sicuramente l’Italia è ancora una volta in prima linea per l’aiuto umanitario e questi gesti così concreti dimostrano lo spessore umano e professionale che ci caratterizza unendoci come nazione per l’unito scopo di soccorrere e salvare. Come ho detto all’aeroporto, ora questi bambini sono anche i nostri figli, i nostri bambini andando oltre ogni nazione o cultura o religione lo dobbiamo tutti sentire come i nostri figli da amare e curare nel migliore dei modi. Grazie agli italiani che stanno operando, al Governo e a tutta la grande rete di medici e di volontari”.