Tutti falliti i tentativi di regolamentare i gruppi di pressione nel rapporto con i decisori pubblici. Dal 1976, a oggi sono stati 1481 i disegni di legge affossati. Da Maccanico ad Andreatta, da Santagata a Letta , da Silvestri a Madia al rinvio, a data da definirsi delle proposte del Governo Meloni. Necessità di regolare, il ruolo esercitato dai lobbisti nella definizione dell’indirizzo politico. Allergia del legislatore ,a superare l’opacità delle proprie relazioni con i portatori di interesse privati . Allergia che consente di fare scelte senza dare spiegazioni, a chicchessia.
Un altro record italiano oltre un debito pubblico, un po meno della ricchezza prodotta in un anno e di cui poco si parla è il numero, dei disegni di legge presentati per regolamentare il lobbyng.
Siamo il primo paese al mondo come numero di proposte di leggi per lobbyng presentati e mai approvati. Dal 1976 a oggi se ne contano 1081. Lo scorso anno addirittura 330, ma tutte hanno fatto la stessa fine di quelle dei 47 anni precedenti.
Nel 1988 l’allora Ministro per le riforme istituzionali, Antonio Maccanico dichiarò che occorreva regolare le lobby nel quadro di una profonda riforma del sistema istituzionale, considerato il ruolo svolto dai gruppi di pressione nella definizione dell’indirizzo politico. Seguì il silenzio assoluto rotto da una proposta di modifica del Regolamento del Senato, presentata dal compianto senatore Beniamino Andreatta. Modifica dal titolo “Attività dei rappresentanti dei gruppi di interesse”. Prevedeva che: a) i rappresentanti dei gruppi di interesse non potessero accedere ai locali del Senato durante le attività dell’Assemblea e le sedute delle Commissioni permanenti e speciali; b) fossero predisposti appositi spazi per consentire ai rappresentanti dei gruppi di interesse di esporre ufficialmente la loro posizione, in merito agli atti legislativi in esame al Senato; c) i rappresentanti di interesse si iscrivessero in un apposito albo, tenuto presso gli Uffici del Senato e diviso per settori di attività, al fine di esercitare la predefinite facoltà, di essere auditi, nonché il diritto di conoscere i disegni di legge e le proposte di emendamento nelle materie di interesse.
Il dibattito registrò posizioni contrapposte e prevalentemente contrarie alla proposta Andreatta. Contrari i senatori comunisti, ritenevano la proposta una provocazione in quanto finalizzata a riconoscere solo le lobbies economicamente più forti, mentre i repubblicani e i liberali contrari a impedire alle lobbies di partecipare ai lavori parlamentari. Alla fine Andreatta ritirò l’emendamento anche a seguito dell’impegno del Presidente Spadolini di definire regole, per l’accesso ai lavori parlamentari da parte di soggetti esterni. Regole, che si attendono ancora oggi.
Fu istituita successivamente una Commissione speciale per esaminare progetti di legge, per la prevenzione e la repressione della corruzione. Si arrivò anche a licenziare un disegno d legge ma quando arrivo in Parlamento, una maggioranza trasversale fece stralciare le norme che riguardavano le lobby e il rinvio a un’altra commissione, ma non se ne seppe più nulla.
Poi silenzio assoluto fino al 2007.
Dieci anni dopo fu presentato dal Governo, un disegno di legge elaborato da esperti, “Disciplina dell’attività di rappresentanza di interessi particolari”. Un disegno di legge molto articolato.
La crisi di Governo con scioglimento delle camere ne impedì la discussione. Sotto la presidenza Letta fu presentato un disegno di legge recante, “Disciplina dell’attività di rappresentanza di interessi particolari e ulteriori norme sulla trasparenza dei processi decisionali pubblici”. Disegno di legge che istituiva un registro obbligatorio dei lobbisti, modificava i precedenti modelli regolatori oltre a obblighi dii trasparenza, per i decisori pubblici tra cui l’obbligo di pubblicare ogni settimana gli incontri avuti con i lobbisti e i finanziamenti ricevuti in campagna elettorale. Disegno di legge Letta che scontò il reciso no di alcuni ministri e forze politiche al governo.
Successivi disegni di legge ripresero il modello normativo Letta affidando un ruolo di vigilanza, in alcuni casi all’Autorità Nazionale Anti-corruzione (ANAC) e, in altri, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM).
Nel 2021 l’approvazione, a larghissima maggioranza della Camera dei Deputati, del disegno di legge a prima firma del deputato 5 Stelle Silvestri poi unificato con i progetti di legge Madia e altri. Impantanato al Senato decadde con lo scioglimento delle Camere.
Il testo approvato dalla Camera era la prima volta che il legislatore regolamentava il fenomeno lobbistico con l’obbligo di iscrizione, in un registro pubblico e sulla rendiconto settimanale degli incontri con i decisori pubblici.
Infine il Governo Meloni avrebbe dovuto presentare il progetto di legge a fine dello scorso anno.
Nulla, se ne riparlerà.
IL Registro per la trasparenza esiste solo per i ministeri dell’Agricoltura, delle Imprese e del Made in Italy, delle Infrastrutture, della Cultura, della Università e Ricerca. Stop!!!
La legge sulle lobby è essenziale per la democrazia.