Draghi e il rebus Unione

Economia & Finanza

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La constatazione della, letale paralisi decisionale connessa a una terapia per l’Europa da lui elaborata e superata dalla elezione di Trump, segna il discorso di Draghi al Parlamento europeo. Questa la sintesi del discorso al Parlamento UE. Ha aggiunto e concluso con una dichiarazione di impotenza:“ Quando mi chiedete cosa sia meglio fare ora, io dico che non ne ho idea. Ma fate qualcosa”. L’osannato Rapporto sulla competitività di pochi mesi fa è già“ vecchio e superato” dalle elezioni di Trump o meglio, dalle dichiarate politiche di dazi e disimpegno americano dall’onere della difesa dell’Europa. Draghi riconosce che, il ritorno di Trump segna la strategia degli USA di scaricare sull’Europa, in primis l’enorme debito pubblico americano con connessi relativi problemi. Cosa rispondere ? Sicuramente evitando guerre commerciali con la Cina e perseguendo un’autonomia strategica, che è la condizione fondamentale per evitare la morte come Unione europea.

Draghi constata che la metà del prodotto interno europeo poggia sulle esportazioni, travolte però dalle tendenze protezionistiche che, stanno nascendo all’interno del capitalismo globale.

Draghi di fatto celebra il rischio di funerale della Unione europea modello ordoliberismo tedesco e che il suo superamento rappresenta la condizione per continuare a vivere per l’Unione.

Quindi crescita del mercato interno alias mercato unico europeo e, abbattimento delle barriere interne erette dagli Stati più sovranisti. Una necessaria rinnovata competizione interna tra gli stati dell’Unione, distruggendo ogni ostacolo che vi si oppone. Questa è l’unica condizione che consente di creare dei giganti europei che, possono competere con quelli cinesi e statunitensi. Solo dopo aver assolto queste due condizioni ovvero distruzione delle barriere interne per la competitività e la nascita dei colossi UE si potrà, rilanciare la spesa pubblica. Ancora tutto questo è insufficiente se non si potenzia l’Europa con un efficiente apparato militare. Una torsione potenzialmente bellicista che, smantella i presupposti sui quali è nata la Unione europea. Altro che unione di stati la UE, per la pace nel mondo e constatazione del superamento dei principi intorno ai quali i padri costituenti disegnarono l’architettura dell’Unione. “ IL mondo confortevole è finito”. Alle risorse da trovare per rendere militarmente l’Europa autonoma la presidente della Commissione rispondeva con l’intenzione di attivare la clausola di salvaguardia generale del Patto di Stabilità, per consentire lo scorporo delle spese per la difesa dai limiti del Nuovo Patto di Stabilità. Deroga che dovrà essere approvata con maggioranza qualificata. Comunque si pone il problema del finanziamento delle spese militari per l’obiettivo di autonomia e indipendenza strategica e quantificate dalla Commissione in 800 miliardi di euro l’anno per i prossimi dieci anni. Saranno i mercati a comprare i titoli obbligazionari per finanziare questo obiettivo di riarmo? I mercati vogliono il premio per farlo e comunque, la strada della fattibilità passa da un solo indirizzo la BCE.

Sarebbe la riproposizione del modello di finanziamento COVID. Solo la BCE, può creare denaro dal nulla: moneta bancaria creata dalla banca di Francoforte. Diversamente cosa si fa ? Azioni sui redditi di imprese e famiglie? E’ un’ora triste per il vecchio continente, ma invita anche alla riflessione su una Europa “germanica” mercantilista che, ha fondato la sua crescita sulle esportazioni competitive sfruttando l’ambiente e attuando il dumping salariale.

Un modello di austerità espansiva che, ha depresso la domanda interna di alcuni Stati membri producendo disuguaglianze e l’instabilità politica e la contestazione sociale che, forse sono la base dei sovranismi che stanno segnando molti paesi membri della UE.

Di certo l’arrivo di Trump è stato un elettroshock come definito da Macron.

Draghi nel suo intervento al Parlamento europeo ha presentato una analisi che, non fa una piega: “È sempre più chiaro che l’Unione Europea deve pensarsi sempre di più come se fosse un unico stato. La complessità della risposta politica che coinvolge ricerca, industria, commercio e finanza richiederà un livello di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo (.) Quando [ho] scritto il rapporto sulla competitività il tema geopolitico principale era l’ascesa della Cina. Ora, la UE dovrà affrontare i dazi imposti dalla nuova amministrazione statunitense nei prossimi mesi, ostacolando il nostro accesso al nostro più grande mercato di esportazione (.). In futuro potremmo anche affrontare politiche ideate per attrarre le aziende europee a produrre di più negli Stati Uniti, basate su tasse più basse, energia più economica e deregolamentazione. E possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa. Oggi il mondo confortevole che ha garantito pace, sicurezza, democrazia e sovranità è finito. Dobbiamo chiederci difendere questi valori essenziali o dovremmo andarcene, ma per andare dove?”. Analisi perfetta ma la terapia non sembra coerente con gli obiettivi sui quali i padri fondatori hanno disegnato l’Unione.

Saranno mai superati i veti incrociati tra gli Stati che, compongono la UE ? Veti che per difesa comune rendano molto difficile, se non impossibile, la creazione di un debito comune, di un mercato unico dei capitali e l’investimento di più di 800 miliardi di euro all’anno. Un appello per salvare l’Europa divisa tra gli interessi degli Stati-Nazione e gli imperi conflittuali? Sarà scritta la parola fine sull’Unione o diventerà solo un brutto sogno?

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