Il caso Silvia Salis e la strategia elettorale del centrosinistra

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Tra opportunismo e pragmatismo: come il “campo largo”, pur privo di una linea coerente, riesce a trasformare figure mediatiche in volano di consenso. Dalla barricadera Ilaria Salis alla sportiva Silvia Salis: la parabola di un centrosinistra che, senza una visione unitaria, si affida all’icona del momento per mantenere un ruolo competitivo


Nel panorama politico italiano, caratterizzato da una costante fluidità ideologica e da una crisi permanente delle identità partitiche, emerge sempre più spesso un fenomeno curioso: l’abilità di alcune formazioni nel raccogliere consensi pur in assenza di un’idea forte e coesa. È il caso della sinistra italiana, o meglio di quella galassia composita che oggi vede protagonisti i rossoverdi di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) e il Partito Democratico. L’ultimo esempio di questa tendenza è la candidatura di Silvia Salis alle comunali di Genova, dopo che alle elezioni europee AVS aveva puntato sulla barricadera Ilaria Salis. Due volti, due storie, una sola strategia: la costruzione di un’icona mediatica in grado di catalizzare voti in un’area politica incapace di una sintesi ideologica.

L’arte del vuoto pieno: quando l’immagine conta più del programma

La candidatura di Silvia Salis rientra perfettamente in questa logica: campionessa sportiva, legata al mondo dello sport e già vicepresidente del CONI, il suo nome non porta con sé un background politico definito, ma è proprio questa sua neutralità programmatica a renderla un’arma elettorale formidabile. In un’epoca in cui i partiti non riescono a offrire una visione strutturata e coerente del futuro, il consenso si raccoglie attraverso simboli e figure che evocano fiducia, successo e inclusività.

Non è un caso che AVS e il PD abbiano deciso di puntare su una personalità con un passato riconoscibile ma non divisivo: da un lato, la Salis può attirare i moderati, dall’altro, la sua candidatura permette alla sinistra di presentarsi come innovativa e dinamica. Lo stesso meccanismo era stato messo in moto con Ilaria Salis, la candidata che ha saputo catalizzare l’indignazione della sinistra extraparlamentare e movimentista, portando a casa un inatteso successo alle europee.

Opportunismo o pragmatismo? La strategia della sinistra senza una rotta chiara

Il centrosinistra, soprattutto nelle sue componenti più radicali, si trova in una condizione di perenne conflitto tra le sue anime: quella movimentista e massimalista da un lato, quella riformista e istituzionale dall’altro. La mancanza di un’identità definita viene dunque compensata con una serie di mosse tattiche che, se da un lato mostrano una notevole capacità di adattamento al momento, dall’altro evidenziano la crisi strutturale di queste forze politiche.

L’accostamento tra Silvia Salis e Ilaria Salis non è solo una coincidenza di cognome, ma rappresenta due momenti distinti della stessa strategia: la sinistra che non riesce a imporsi con una linea ideologica coerente si affida di volta in volta a una figura in grado di rispondere al sentiment del momento. Un tempo furono Ilona Staller per i Radicali o Michela Vittoria Brambilla per il centrodestra di Forza Italia, oggi tocca a Silvia Salis per Genova e a Ilaria Salis per le europee.

La fortuna di un’avversaria senza slancio?

Un elemento chiave di questa strategia è anche la debolezza dell’alternativa. Se il centrodestra avesse un candidato forte e identitario, la tattica dell’icona potrebbe risultare inefficace. Ma il sindaco uscente Marco Bucci, pur rappresentando un’amministrazione stabile e riconoscibile, non ha la stessa capacità di generare entusiasmo e mobilitazione a favore del suo candidato di bandiera. In questo senso, l’uscita di Bonelli e Fratoianni a sostegno della Salis come “antitesi alla destra” si inserisce in un gioco più grande: trasformare un’elezione comunale in uno scontro simbolico tra due modelli di società, pur senza avere un programma realmente alternativo a quello del centrodestra.

Conclusioni: una tattica che funziona, ma fino a quando?

Quella di AVS e del PD è una strategia che, nel breve periodo, sembra funzionare: le icone mediatiche permettono di mobilitare un elettorato frammentato e incerto, garantendo un discreto ritorno elettorale. Tuttavia, nel lungo periodo, questa tattica non può sostituire la costruzione di un’identità politica chiara e strutturata. Se la sinistra vuole uscire dall’impasse della perenne crisi di idee, dovrà trovare una sintesi tra le sue anime, pena l’inevitabile ritorno alla marginalità.

Per ora, però, la candidatura di Silvia Salis dimostra che, almeno nelle urne, il vuoto ideologico può essere trasformato in una macchina da voti sorprendentemente efficace.

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