Il 24 febbraio 2022, la Russia ha lanciato un’invasione su larga scala dell’Ucraina, segnando l’inizio di un conflitto che, tre anni dopo, continua a devastare la regione.
Le forze russe hanno attaccato simultaneamente diverse aree, tra cui le regioni di Kherson, Donetsk, Luhansk, Sumy, Kharkiv, Chernihiv e la capitale Kiev. Questo attacco ha portato a gravi conseguenze umanitarie, con oltre 46.000 soldati ucraini e più di 12.000 civili uccisi, e circa 6,8 milioni di persone costrette a lasciare le proprie case.
Nel corso del conflitto, l’Ucraina ha mostrato una resistenza inaspettata sotto la guida del presidente Volodymyr Zelensky, ricevendo supporto militare e finanziario significativo dalla NATO e dai paesi occidentali, in particolare durante l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
Tuttavia, con l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti nel novembre 2024, la dinamica del supporto internazionale è cambiata. Trump ha adottato una posizione più favorevole alla Russia, criticando Zelensky e sollecitando un rapido accordo di pace che potrebbe comportare concessioni territoriali da parte dell’Ucraina.
Le negoziazioni per un cessate il fuoco sono state avviate direttamente tra Washington e Mosca, escludendo l’Ucraina e l’Europa dai colloqui principali. Questa esclusione ha sollevato preoccupazioni riguardo alle possibili concessioni che l’Ucraina potrebbe essere costretta ad accettare, inclusa la rinuncia all’adesione alla NATO per un periodo prolungato e la cessione di territori occupati dalla Russia.
Nel frattempo, l’Unione Europea ha cercato di mantenere il suo sostegno all’Ucraina.
I leader europei, tra cui il presidente francese Emmanuel Macron, hanno visitato Kiev per esprimere solidarietà e discutere strategie future. Tuttavia, l’Europa si trova di fronte a sfide significative, poiché il cambiamento nella politica statunitense ha lasciato il continente a sostenere gran parte del peso del conflitto sia in termini di risorse che di sicurezza.
Sul fronte interno, l’Ucraina continua a resistere nonostante le crescenti difficoltà.
Le forze armate ucraine sono esauste e numericamente inferiori, mentre la popolazione civile affronta quotidianamente il trauma di attacchi aerei e la perdita di vite umane. In questo contesto, il presidente Zelensky ha dichiarato la sua disponibilità a dimettersi se ciò potesse portare alla pace e all’adesione dell’Ucraina alla NATO, evidenziando la sua dedizione alla causa nazionale.
La comunità internazionale osserva con attenzione l’evolversi della situazione. L’approccio dell’amministrazione Trump, che sembra privilegiare relazioni più strette con le potenze autoritarie come la Russia e la Cina, ha sollevato interrogativi sul futuro dell’ordine mondiale e sulla posizione degli Stati Uniti come difensore della democrazia e dei diritti umani.
In conclusione, a tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina, il conflitto ha subito trasformazioni significative, influenzate da cambiamenti politici globali e da negoziazioni complesse. Il futuro dell’Ucraina rimane incerto, strettamente legato alle decisioni delle potenze internazionali e alla resilienza del suo popolo nel perseguire la pace e la sovranità nazionale.
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Grazie per questo resoconto. Ora vedremo come si muoveranno le relazioni di potere. Certo è che situazioni come queste dimostrano che la storia non ci insegna proprio nulla. Ancora ci muoviamo per fare parte di chi, nella relazione di potere, domina. Ma i ruoli vanno e vengono. l’Italia auspica una pace giusta. Ma la pace è giusta di per sé. Quindi cos’è che realmente auspichiamo?