Il giorno della festa: un nuovo Oblomov?

Arte, Cultura & Società

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Nel suo nuovo romanzo, Antonello Loreto rilegge l’oblomovismo alla luce delle inquietudini contemporanee, tra crisi personale e desiderio di riscatto

A tre anni di distanza da La libertà macchia il cappotto (2022), Antonello Loreto (classe 1970) torna con Il giorno della festa (ed. All Around), un romanzo che riprende e attualizza il tema dell’oblomovismo (atteggiamento di inerzia e apatia ispirato a Oblomov, protagonista del romanzo omonimo di Ivan Gončarov), mentre riflette sulla difficoltà di trovare un posto nel mondo.

 

Lo scrittore aquilano, dopo un’esperienza ventennale come consulente e manager, ha scelto di dedicarsi interamente alla scrittura, avviando una ricerca narrativa che unisce introspezione e riflessione sociale. Il suo percorso letterario, iniziato con La favola di Syd (2014), e proseguito con Un’altra scelta (2016) e Regina Blues (2018), lo ha portato a costruire storie in cui i protagonisti si trovano di fronte a scelte esistenziali decisive.

 

Nel panorama della narrativa contemporanea, Il giorno della festa si presenta come un’opera che dialoga con la tradizione letteraria senza cedere alla riproposizione di modelli del passato. Al contrario, il romanzo assume su di sé il compito di attualizzare l’archetipo dell’oblomovismo, di ridefinirlo in chiave moderna, incrociando riflessioni esistenziali e dinamiche psicologiche tipiche della nostra epoca.

 

Tra Holden Caulfield e Syd Barrett: la figura dell’outsider

Il protagonista, Alessio Gigli, è un uomo smarrito, segnato da un trauma che lo spinge verso un immobilismo totale. Il suo isolamento, cui amici e lo zio Zago cercano invano di porre fine, diventa l’emblema di una condizione esistenziale che va oltre l’apatia: la sua indolenza si trasforma in una forma di crisi emotiva tipica del nostro tempo, una malattia dell’anima che paralizza la volontà e rende la realtà inospitale. Nel suo profilo si riflettono echi di altre figure emblematiche, come Holden Caulfield, protagonista de Il giovane Holden, o Syd Barrett, leader dei Pink Floyd, entrambi simboli di un rifiuto del mondo adulto e di un’incapacità di adattarsi alle aspettative sociali.

 

Questi riferimenti non sono casuali: la formazione culturale di Loreto si è nutrita di figure di ribelli e sognatori, e questo suo nuovo romanzo si inserisce in un percorso di riscrittura e reinterpretazione di archetipi narrativi. Ma, a differenza di Holden, che si dibatte in un conflitto senza vera risoluzione, e di Barrett, che si ritira definitivamente dal mondo, Alessio Gigli è spinto a reagire.

 

Un percorso di trasformazione

Se Oblomov si conclude con il protagonista prigioniero della sua letargia, Il giorno della festa si sviluppa in una direzione diversa. Il protagonista non è un personaggio destinato a restare fermo: la narrazione lo segue nel suo faticoso tentativo di rialzarsi.

 

L’autore abruzzese inserisce questa riflessione in un doppio livello narrativo: un racconto introspettivo, che assume la forma di un diario di bordo, e un confronto continuo con Oblomov, dal quale Il giorno della festa prende spunto senza esserne una semplice trasposizione. La modernizzazione dell’archetipo avviene attraverso un cambio di prospettiva: mentre Gončarov raccontava una classe sociale incapace di agire, Loreto costruisce una storia che dialoga con il presente, concentrandosi più sull’uomo contemporaneo, precario e apatico, costretto a confrontarsi con un presente senza certezze, che sulla società nel suo complesso. Il suo interesse non è quello di denunciare un sistema immobile, ma di esplorare il modo in cui un individuo può uscire dall’immobilismo.

 

A differenza di Il’ja Il’ič Oblomov, che giace in un torpore inadeguato a una società in trasformazione, Alessio Gigli si trova a fronteggiare il dilemma di una generazione sospesa tra aspettative e incertezze: costruire un’esistenza straordinaria o accettare il destino con fatalismo?

disponibile dal 7 marzo in libreria (ph Ed. All Around)

Un romanzo di formazione

Il libro non è solo una storia di inazione e crisi personale. È anche, e soprattutto, il racconto di un percorso di rinascita. L’ostinazione con cui l’autore costringe il suo protagonista a confrontarsi con il dolore e con la cattiveria del mondo si traduce in un invito a reagire, a rimettersi in cammino. Alessio, dapprima figura statica e passiva, diventa gradualmente un eroe normale, capace di prendere in mano la propria esistenza e di trasformarla. E in questo gesto, in questa scelta, sta tutta la forza e l’attualità di Il giorno della festa. Non si tratta di una rivoluzione sociale, come poteva essere quella suggerita in filigrana dal romanzo russo, ma di una rivoluzione interiore, individuale.

 

Una riscrittura consapevole e originale

In definitiva, Il giorno della festa, pur partendo da un grande classico, si distingue per una propria identità, evitando di cadere nella trappola della ripetizione sterile. L’equilibrio tra il rispetto per il modello e la necessità di reinterpretarlo si traduce in una narrazione che alterna leggerezza e profondità, ironia e dramma, riflessione e azione. Un romanzo, insomma, che, pagina dopo pagina, saprà coinvolgervi e stimolare la vostra curiosità, offrendo una lettura capace di emozionare e di sorprendere. 

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