Francesca Patrese, darsi all’ippica o fare il cavaliere?

Equitazione

Di

Francesca Patrese

Ha amato il mondo animale e in particolare i cavalli fin da bambina, laureata in  Medicina Veterinaria, è anche Istruttrice Federale di secondo livello per le Discipline Olimpiche di Equitazione, è un’Amazzone di Concorso Completo di Equitazione e si cimenta anche nell’Ippica nelle Corse in piano.

Grande sostenitrice del ricollocamento dei cavalli dopo le competizioni e della gestione dei cavalli anziani, a casa ospita tutti i suoi compagni di avventure, in attività o a riposo.

 

“Darsi all’ippica” …. O “fare il cavaliere”?

Ma vedi di darti all’ippica! Si sente dire nei confronti di qualcuno non esattamente per muovere un complimento, visto che, di fatto, si esorta il malcapitato a cambiare mestiere.

E per me, che all’ippica mi sono data davvero, è incredibilmente fastidioso questo significato negativo.

Si dice che nel ‘600 il poeta napoletano Giovan Battista Marino apostrofasse con questa espressione i poeti incapaci di comporre versi decenti, perché a quell’epoca lavorare con i cavalli era considerato un mestiere umile.

Secondo un’altra interpretazione, invece, “darsi all’ippica” deriva da una frase detta nel 1931 dal politico Achille Starace che, giunto in ritardo a un convegno di medicina al quale era stato invitato, per giustificarsi disse di essere andato a cavalcare, come ogni giorno, e che non avrebbe mai potuto rinunciarvi. Ai medici che lo attendevano lamentandosi, disse: «Fate ginnastica, non medicina. Abbandonate i libri e datevi all’ippica».

Ma perché l’ippica e il lavoro con i cavalli dovrebbero essere sinonimo di attività umile e poco impegnativa intellettualmente??

In tempi ben più antichi l’esser Cavaliere era un titolo nobiliare e, nell’immaginario romantico, si parlava di cavaliere quando un giovanotto era bene educato e pronto ad aiutare. Questa è una visione molto più gratificante per chi pratica un’arte complessa come quella equestre!

Per quanto riguarda le donne a cavallo, invece, si parla sempre di Amazzoni, implacabili guerriere; forse perché non era comune vedere le dame in sella, in tempi lontani, o forse perché le donne hanno sempre dovuto averlo davvero uno spirito guerriero pronto a combattere il pregiudizio legato alla pratica di sport considerati maschili, chissà.

I Cavalieri e le Amazzoni, insomma, sono gli uomini e le donne che montano a cavallo.

E i Fantini, allora?

Di confusione ce n’è parecchia, e si trascina fino ai nostri giorni: si confondono Cavalieri con Fantini e Ippica con Equitazione, forse anche perché la radice è comune ed è rappresentata dal meraviglioso animale che adoriamo, il cavallo.

In tempi antichi il cavallo era un mezzo di lavoro: le uniche attività “sportive” erano le cacce a cavallo, tipiche delle classi nobiliari, e le corse coi cavalli, per cui venne selezionata una razza con caratteristiche perfette per quella disciplina, e, intorno alla quale, si sviluppò un mondo iperspecializzato, anche per ragioni legate al fisico che serviva per montare quegli animali nevrili e veloci.

Dalle cacce e prove di destrezza soprattutto dei militari si svilupperà l’Equitazione, nelle sue tre Discipline Olimpiche (Salto ostacoli- NON ad ostacoli!!! – Dressage e Completo), con i Cavalieri e le Amazzoni, mentre dalla selezione della razza Purosangue inglese, specializzata per la velocità, si svilupperà l’Ippica, con le Corse in piano e in ostacoli, i Fantini e, molto più recentemente, con le Fantine.

La differenza, ai giorni nostri, la fa l’inquadramento giuridico: l’Equitazione è uno sport, ci sono le Discipline Olimpiche e la Federazione Italiana Sport Equestri è una delle federazioni che sono sotto l’egida del CONI. I Cavalieri e le Amazzoni, sono, giuridicamente parlando, dei dilettanti o, meglio, atleti non professionisti.

L’Ippica, invece, è un mestiere: viene regolata direttamente dallo Stato attraverso un Ministero (il Masaf) e i Fantini/Fantine sono professionisti. Esiste la categoria degli amatori (che prendono il nome dai Cavalieri, o Gentlemen riders, e Amazzoni) che sono considerati e tenuti a comportarsi come i professionisti quando prendono parte alle competizioni.

Ovviamente Ippica ed Equitazione sono parenti strette, rappresentando due aspetti dello sport equestre; in alcuni casi gli stessi cavalli da corsa diventano ottimi compagni per le Discipline Olimpiche e qualche volta gli stessi Cavalieri si cimentano sia con l’Equitazione che con l’Ippica.

Insomma: “darsi all’ippica” sarà anche un modo di dire dispregiativo, ma i cavalli e quello che ci fanno vivere come emozioni ed anche adrenalina agonistica sono un dono divino e quello che possiamo fare per essere loro grati è accudirli tutti i giorni e assicurare loro il miglior benessere fisico e mentale che le nostre conoscenze ci consentano.

Francesca Patrese

 

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