© foto di SSC Bari
La sfida tra Bari e Sampdoria, giocata sotto la pioggia battente del San Nicola, ha confermato il forte legame tra le due tifoserie, protagoniste di un gemellaggio storico che ha reso l’atmosfera sugli spalti calorosa e rispettosa. Tuttavia, se fuori dal campo è stata una festa, in campo la posta in gioco era alta: il Bari cercava punti preziosi per rimanere nella zona playoff, mentre la Sampdoria voleva allontanarsi dalla zona playout e dare continuità al lavoro di Semplici.
Il Bari, reduce dalla sofferta vittoria di Mantova, si è presentato con la stessa formazione, fatta eccezione per il rientrante Simic al posto dello squalificato Obaretin. La Samp, invece, ha confermato i progressi mostrati sotto la guida del nuovo tecnico, che ha portato maggiore solidità alla squadra. Il primo tempo è stato a senso unico: i blucerchiati hanno imposto il loro gioco fin dai primi minuti, mettendo in difficoltà il Bari con un pressing alto e approfittando delle imprecisioni biancorosse in fase di costruzione.
Dopo pochi minuti, un pallone perso malamente da Benali ha innescato la prima occasione per la Samp con Oudin, fermato da un grande intervento di Radunovic. Il Bari ha faticato a reagire e ha continuato a commettere errori, con Simic che ha regalato un’altra palla sanguinosa agli avversari, permettendo ancora a Oudin di sfiorare il gol con un palo clamoroso. L’atteggiamento della squadra di Longo è apparso preoccupante: lenta, senza idee e incapace di costruire azioni pericolose. Il modulo con Bellomo e Maggiore dietro Bonfanti non ha funzionato, lasciando l’attaccante isolato e privo di supporto.
La Sampdoria ha continuato a spingere e, dopo un’altra occasione sprecata da Niang, è arrivato il meritato vantaggio. Akinsanmiro ha trovato spazio sulla fascia, servendo un cross perfetto per Niang, che ha insaccato sotto porta approfittando di un’altra disattenzione difensiva del Bari. Il primo tempo si è chiuso con i biancorossi in evidente difficoltà, costretti a una reazione immediata per evitare una disfatta.
Nella ripresa, Longo ha optato per un cambio tattico decisivo: fuori Bellomo, dentro Lasagna per affiancare Bonfanti. Il Bari ha mostrato subito un atteggiamento più aggressivo e ha trovato il pareggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Benali ha calciato al volo, il pallone è stato intercettato da Lasagna che ha colpito il palo, ma Maggiore si è avventato sulla respinta segnando di testa a porta vuota. Un gol fondamentale che ha cambiato l’inerzia del match.
Il Bari ha continuato a premere, pur commettendo ancora qualche errore, soprattutto con Benali, apparso impreciso e anche ammonito. Maggiore, invece, si è confermato una pedina chiave, prezioso negli inserimenti e nella gestione della manovra. La Samp non è rimasta a guardare e ha provato a colpire ancora, rendendosi pericolosa soprattutto su palla inattiva: la migliore occasione è arrivata su un colpo di testa di Niang che ha sfiorato il palo.
Longo ha dovuto fare i conti anche con l’infortunio di Simic, costretto a lasciare il campo. Con scelte limitate in difesa, il tecnico ha ridisegnato il reparto arretrato con Tripaldelli sul centro-sinistra, Mantovani centrale e Pucino spostato a destra. Nel finale, spazio anche a Novakovich e Maiello per dare maggiore freschezza, mentre Semplici ha tentato il tutto per tutto inserendo Coda per l’assalto finale.
Nonostante la sensazione che potesse ancora accadere qualcosa, nessuna delle due squadre ha affondato il colpo decisivo. Il Bari, pur avendo cambiato marcia nel secondo tempo, ha dato l’impressione di accontentarsi del pareggio, senza la spinta decisiva per cercare il successo. La Samp, dal canto suo, si è difesa con ordine e ha sfiorato il colpaccio nel finale.
Il triplice fischio ha sancito l’1-1 finale, un risultato che soddisfa maggiormente la Sampdoria, mentre il Bari, pur agganciando l’ottavo posto, resta con il rammarico di non aver osato abbastanza per cercare i tre punti. Un pareggio che lascia aperti i giochi per entrambe le squadre, con la corsa playoff e la lotta salvezza ancora tutte da decidere.
Alla fine, nel clima di amicizia tra le tifoserie, il pareggio può essere considerato un risultato positivo per entrambe le squadre. Dal punto di vista pratico, il Bari può ritenersi soddisfatto: la Sampdoria ha mostrato una qualità superiore, e per quanto visto sul campo, un punto è un risultato guadagnato. Tuttavia, se si guarda alle ambizioni e alle aspettative, il discorso cambia: il tanto atteso salto di qualità, ancora una volta, non c’è stato.
Il Bari continua a giocare più da squadra in lotta per salvarsi che da pretendente ai playoff. Il primo tempo è stato l’ennesima dimostrazione di una squadra che fatica a prendere in mano il gioco, che troppo spesso si abbassa e soffre l’iniziativa altrui. Nella ripresa la reazione c’è stata, ma più per necessità che per reale convinzione. Il pari è stato cercato e ottenuto, ma quando si sarebbe potuto osare di più, la squadra ha preferito non rischiare. Un atteggiamento che non può portare lontano, soprattutto ora che anche il Palermo ha accelerato e la corsa per gli spareggi si fa più dura.
Le scelte di Longo, del resto, confermano una mentalità più orientata alla salvezza che all’ambizione di scalare la classifica. Lo dimostrano l’undici iniziale con Bellomo e Bonfanti, una scelta che ha dato l’impressione di voler prima contenere e poi provare a colpire. Lo dimostra la decisione di lasciare in panchina Falletti e Pereiro, che evidentemente non rientrano nelle gerarchie attuali, e lo dimostra anche l’ingresso di Novakovich al posto di Favilli, una mossa che ha lasciato più di un dubbio.
Detto questo, bisogna essere realisti: questo Bari, con la difesa ridotta all’osso e con diversi giocatori che avrebbero dovuto fare la differenza e invece stanno deludendo, probabilmente non può fare di più. È bene prenderne atto e considerare ogni punto guadagnato come un passo avanti verso un obiettivo più modesto di quello che i tifosi speravano a inizio stagione.
Non sorprende, quindi, il malcontento del pubblico per l’atteggiamento nel finale. Il Bari ha scelto di accontentarsi, consapevole che il pareggio fosse un risultato positivo per come si era sviluppata la gara. Ma è proprio questo il punto: se l’obiettivo è crescere, prima o poi bisognerà iniziare a osare. Altrimenti, il sogno playoff rischia di restare solo un’illusione.
Il pareggio contro la Sampdoria lascia aperti molti interrogativi sul futuro del Bari e sulle ambizioni della squadra. Occorre capire cosa serva per ritrovare quello smalto che, nelle poche migliori versioni di questa squadra, ha fatto la differenza. Con poche giornate al termine, il lavoro atletico si limita al mantenimento e al recupero degli infortunati, senza possibilità di caricare molto dal punto di vista fisico. Ma oltre alla condizione, il nodo cruciale resta l’atteggiamento e la mentalità: Longo continua a ribadire che la salvezza è l’obiettivo primario, ma allo stesso tempo il Bari ha permesso alla quintultima in classifica di giocare troppo bene, rischiando addirittura di uscire sconfitto.
Il risultato del Bari contro la Sampdoria, mutuando alcune concezioni di Pasolini che vede nel calcio l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo, potrebbe essere visto come un atto di sopravvivenza più che di ambizione, un risultato che rappresenta l’essenza stessa di questo sport: fatto di strategie, compromessi e, talvolta, rinunce. Il Bari ha scelto di non rischiare, accettando un punto utile ma che non cambia la narrazione di una squadra che ancora fatica a compiere quel salto di qualità.
Se ti chiami Bari e sei in Serie B, hai il dovere di puntare in alto e provare a vincere partite come questa, o almeno di non lasciare all’avversario il controllo del gioco. Accettare un punto senza rimpianti significa non essere consapevoli del proprio valore e degli obiettivi che una piazza del genere deve porsi. Si possono pareggiare le partite, certo, ma solo dopo aver fatto tutto il possibile per provare a vincerle, anche in emergenza, anche con una rosa decimata. Altrimenti, che la società e lo staff tecnico chiariscano quale sia la reale direzione del club: si tratta del terzo dei sei anni di transizione in attesa della fine della multiproprietà, oppure c’è davvero un progetto ambizioso?
A questo si aggiunge l’incognita dei benedetti gemellaggi che potrebbero influenzare il clima della prossima in casa contro la Salernitana, e la trasferta insidiosa a Reggio Emilia contro il Sassuolo, che non promette nulla di buono, i vari scontri diretti con Catanzaro e Palermo, oltre alle altre gare insidiose, e si tiri la linea. Serve una presa di coscienza chiara, perché certe volte dire le cose come stanno fa bene a tutti.
Massimo Longo