Bari-Salernitana: un pareggio ampiamamente previsto tra noia e gemellaggio

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© foto di SSC Bari

Al “San Nicola” è andato in scena un match che, alla vigilia, rappresentava un bivio per entrambe le squadre. Il verdetto del campo ha confermato, se possibile, le incertezze e le difficoltà di Bari e Salernitana, lasciando più dubbi che certezze per il prosieguo del campionato.

Il Bari, ancora una volta, ha mostrato il suo volto indecifrabile, incapace di trovare continuità e definire con chiarezza i propri obiettivi stagionali. Pur venendo da un cammino privo di grandi scossoni – con pochi exploit ma anche con una sola sconfitta nelle ultime nove partite – la squadra di Longo non è riuscita a sfruttare l’occasione per dare uno slancio concreto alla sua classifica. Un altro risultato che la mantiene in una terra di mezzo pericolosa, sospesa tra la speranza di agganciare il treno playoff e la necessità di non farsi risucchiare nella zona playout. Ma certe gare dove a prevalere il gemellaggio si sa come vanno a finire.

Il 3-5-2 di Reggio Emilia ha convinto Longo di riproporre la stessa formazione questa sera: Radunovic in porta, Mantovani, Simic, Obaretin a comporre il trio difensivo, Favasuli, Maita, Benali, Maggiore, Dorval a centrocampo, Lasagna e Bonfanti in avanti. Fiducia, dunque, a Favasuli nel ballottaggio con il ristabilito Oliveri. Gara in odor di un insopportabile pareggio a causa del noto gemellaggio.

La Salernitana con Breda in panchina (alla sua diciottesima volta contro i biancorossi, la squadra che ha incrociato più volte nella sua carriera), un allenatore col Bari ha sempre avuto gare difficili con i playoff col Latina e coi playout contro la Ternana. Oggi, finalmente, una gara più o meno “normale”.

La prima frazione di gioco al “San Nicola” si è chiusa con un Bari padrone del campo, ma incapace di concretizzare la sua superiorità. L’intensità non è mancata sin dai primi minuti, con entrambe le squadre aggressive nel pressing e decise a imporsi.

La prima grande occasione del match è capitata alla Salernitana, grazie a un pasticcio difensivo di Dorval che ha regalato il pallone a Soriano. Il centrocampista granata ha provato la conclusione da buona posizione, ma Radunovic si è fatto trovare pronto, respingendo la minaccia e mantenendo il risultato sullo 0-0.

Il Bari ha subito risposto con una ripartenza pericolosa orchestrata da Lasagna, che si è involato verso la porta avversaria, ma ha sbagliato l’ultimo passaggio per Bonfanti, sprecando così una potenziale occasione da gol. Poco dopo, è stato Favasuli a dare spettacolo con un bel numero su Corazza, guadagnando metri sulla fascia e mettendo in mezzo un cross insidioso, deviato in corner da Locoshvili.

Proprio sugli sviluppi di un calcio d’angolo è arrivato il momento più emozionante del primo tempo, con Radunovic protagonista di un doppio intervento prodigioso. Prima ha respinto la conclusione ravvicinata di Corazza, poi si è superato nuovamente su Cerri, negando alla Salernitana il vantaggio con un riflesso straordinario.

Il Bari ha continuato a premere, sfiorando il gol in più occasioni. Ruggeri ha commesso un errore grave regalando il pallone a Lasagna, che dopo una splendida azione personale ha calciato a botta sicura dall’interno dell’area, trovando però l’opposizione decisiva di Christensen. Poi è stato Bonfanti ad avere la chance più ghiotta sugli sviluppi di un cross perfetto di Benali, ma la sua deviazione non ha trovato lo specchio della porta.

Nonostante la spinta costante, il Bari non è riuscito a sbloccare il punteggio. Dorval e Favasuli sono stati imprendibili sulle fasce, mentre Lasagna e Bonfanti si sono mossi con pericolosità, senza però trovare il guizzo vincente. La Salernitana, invece, ha sofferto per larghi tratti e, a parte la grande occasione di Soriano, ha faticato a rendersi pericolosa.

Si va al riposo con il risultato ancora inchiodato sullo 0-0, ma con un Bari decisamente più propositivo e con la sensazione che il gol sia solo questione di tempo.

Dopo un primo tempo vivace e ricco di occasioni, la ripresa ha preso una piega ben diversa, con un ritmo nettamente calato e poche emozioni. A partire meglio è stata la Salernitana, che ha avuto subito due grandi occasioni con Zuccon, entrambe sprecate, lasciando il Bari in affanno nei primi minuti.

Uno dei pochi squilli della ripresa è arrivato con una bella progressione personale di Giulio Maggiore, che ha seminato avversari prima di entrare in area, ma senza riuscire a servire un compagno per la finalizzazione. L’azione si è chiusa con un corner, l’ennesima occasione potenziale non sfruttata.

A metà secondo tempo, Longo ha provato a dare una scossa con i primi cambi: fuori Maita, già ammonito, e Bonfanti, per inserire Maiello e Novakovich, modificando l’assetto offensivo e puntando sul nuovo entrato come riferimento aereo. Poco dopo, anche Benali ha dovuto lasciare il campo per un problema muscolare, sostituito da Olivieri.

Il momento più crudo della ripresa è stato il duro scontro aereo tra Simic e Cerri. Il difensore biancorosso è rimasto a terra con una ferita sanguinante ed è rientrato in campo con un turbante dopo essere stato medicato.

Con il passare dei minuti, il ritmo è ulteriormente calato. Le energie sono andate apparentemente scemando, i cambi non hanno inciso e il profumo di un pareggio scritto si è fatto sempre più intenso. Longo ha giocato le ultime carte inserendo Pereiro e Favilli per Favasuli e Lasagna, ma l’inerzia del match non è cambiata.

Dopo sei minuti di recupero, l’arbitro ha messo fine a un secondo tempo piatto, privo di vere emozioni e con pochissime occasioni da rete. Un pari senza scossoni che lascia tutto com’era: la Salernitana continua a sperare in una salvezza disperata, mentre il Bari prosegue il suo campionato senza una chiara direzione, sospeso tra un’anima da playoff e il rischio di essere risucchiato nelle zone basse.

C’era una volta un campionato di Serie B in cui il Bari coltivava sogni di gloria. Poi arrivò il 2025 e con esso il sedicesimo pareggio in trenta partite, una statistica che più che a un percorso di crescita assomiglia a una collezione di rimandi alla prossima puntata. E così, nel giorno in cui serviva una vittoria per dare un senso alla stagione, il Bari ha scelto di recitare la parte di Ulisse con le sirene: anziché osare, ha preferito farsi legare all’albero maestro della prudenza, restando in balia del solito destino scritto.

La Salernitana, penultima in classifica, sognava di spezzare il digiuno di vittorie esterne, ma evidentemente non aveva fatto i conti con il sacro vincolo del gemellaggio, che nel calcio può essere più vincolante di un trattato internazionale, forse più dell’armistrizio di Cassibile. Del resto, dopo il pareggio con la Sampdoria, era abbastanza scontato che il copione si ripetesse. Fortuna che la Reggina è sprofondata tra i dilettanti, altrimenti avremmo già dovuto prenotare un altro pareggio con largo anticipo.

E così, tra un Bari che nel secondo tempo si è smaterializzato e una Salernitana che ha improvvisamente trovato coraggio senza però graffiare, lo spettacolo è stato degno di un’opera di Beckett: si è giocato, si è atteso, si è sperato, ma alla fine non è successo nulla. Il pubblico, pur prevedendo il finale, ha avuto l’ipocrisia di fischiare, come se non sapesse già dall’inizio che questa partita sarebbe finita così.

Sul campo, la difesa biancorossa ha retto, ma il centrocampo è evaporato, e l’attacco? Beh, Lasagna continua a collezionare errori come un filatelico appassionato di figuracce. I sostituti? Inesistenti. Falletti, stasera con la febbre (ma perchè, allora, portarlo in panchina?) ormai fuori dalle gerarchie di Longo, sembra un personaggio di Dostoevskij: enigmatico, decadente, un’ombra di se stesso. E così, mentre tutti si chiedono quale sia il reale obiettivo della stagione, il Bari, nel dubbio, ha deciso di non averne.

Si potrebbe parlare di un passo avanti verso la salvezza, ma la verità è che questa squadra, più che a un futuro glorioso, sembra destinata a un eterno limbo. Il concetto di “volere è potere” non appartiene a questo gruppo, e mentre qualcuno si illude ancora di poter parlare di playoff, la realtà dice che, giocando così, il Bari uscirebbe al primo turno senza nemmeno accorgersene. Del resto, la vittoria di Mantova ed il pareggio di Reggio Emilia contro la prima della classe, ottenuti con un solo tiro in porta l’hanno detta lunga.

Ma alla fine, che importa? Tanto si finisce sempre nello stesso modo: con una peroni in mano, un polpo col crudo e una focaccia di Bari vecchia tutti insieme, baresi e salernitani, a commentare l’ennesimo pareggio annunciato. Come se non bastasse la multiproprietà a tarpar le ali ad una città metropolitana di oltre un milione di abitanti. Alla fine a prevalere è sempre quel retrogusto di provincialismo acuto. Che, evidentemente, ci meritiamo. Tutti.

Massimo Longo

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