Emergenza acqua , siccità , perdite di rete idrica e cambiamenti climatici generano enorme criticità nel campo del settore agricolo. Un Progetto di autonomia energetica prevalentemente prodotta da Fonti Energetiche Rinnovabili e autonomia alimentare, elaborato da un gruppo di imprenditori , della Capitanata e denominata Rete Spac lascia ben sperare per il futuro.
La giornata mondiale dell’acqua deve indurre, a profonde riflessioni e, a non più rinviabili decisioni : cambiamento climatico, carenza di piogge e pessimo stato di salute della rete idrica contribuiscono , ad aggravare la carenza di acqua
.II calo delle precipitazioni incide fortemente sulle risorse idriche di tutte le regioni italiane. Negli ultimi dieci anni, considerando le stazioni metereologiche dei capoluoghi, si osserva una diminuzione media delle precipitazioni tra il 10 e il 15 per cento. Gli ultimi dati disponibili a livello europeo rilevano come gli italiani consumino molta più acqua rispetto ai cittadini degli altri paesi Ue.
In Italia, si utilizzano 243 litri di acqua potabile pro capite al giorno, un volume addirittura superiore alla somma del consumo di un cittadino belga e di uno tedesco. Il conteggio comprende l’utilizzo di acqua, per tutti gli scopi. Infine due ulteriori elementi da considerare : a) l’Italia e l’area del Mediterraneo , in generale sono considerati dagli scienziati un “ hotspot climatico “ dove il riscaldamento globale corre a doppia velocità , rispetto al resto del mondo. Più caldo , ma anche più eventi meteo estremi come siccità, alluvioni e grandinate; b) un terzo dell’acqua immessa nella rete di distribuzione non è arrivata all’utilizzatore finale, con picchi di perdite che superano il 50 per cento in alcune regioni del Centro-Sud.
Le perdite idriche in Puglia ammontano al 43%. L’acqua è una risorsa fondamentale per la vita e deve essere preservata e gestita ed utilizzata , in maniera efficiente e sostenibile. I periodi di siccità, soprattutto al Sud impongono una gestione sempre più attenta di questa preziosa risorsa e inducono la necessità di implementare pratiche per la sua protezione, risparmio, riciclo e valorizzazione.
Il progetto Rete Spac della Capitanata , a seguito di una rigorosa e profonda riflessione sulla scarsità delle risorse naturali ha elaborato un modello operativo, in agricoltura incentrato sulla transizione verso un sistema di gestione e utilizzo delle risorse maggiormente sostenibile e a basse emissioni. La sfida iniziata, implica la transizione verso un modello economico innovativo per uno sviluppo sostenibile , in grado di coniugare la valorizzazione del capitale economico (investimenti e ricavi), del capitale naturale (risorse primarie e impatti ambientali) e del capitale sociale (lavoro e benessere).
IL modello Rete Spac si è spinto proditoriamente oltre con l’integrazione delle pratiche di economia circolare che, rappresentano il binomio innovazione/ rigenerazione improntato ad un uso più efficiente delle risorse (acqua materie prime, cibo, acqua) , in cui si dà maggiore valore alle risorse, se ne allunga la vita e si persegue un obiettivo collaborativo, declinando vantaggi ambientali, economici e sociali. La circolarità applicata alle risorse idriche obbliga a partire dalla tutela delle risorse naturali e proseguire nell’efficientamento del ciclo quindi approvvigionamento, distribuzione e consumo, oltre che nella gestione e valorizzazione delle acque reflue.
L’economia circolare richiede, per essere efficace, di essere realizzata mediante apporti integrati multidisciplinari e con il coinvolgimento di tutti gli attori della catena di valore: imprese, istituzioni, società civile. Il consumo di acqua nel settore agricolo è pari al 40% dei consumi idrici complessivi. Le opzioni tecnologiche sono quelle volte al risparmio, all’efficienza ed al recupero e riciclo dell’acqua. Rete Spac sperimenterà soluzioni tecnologiche e procedure della cosiddetta, agricoltura digitale per ottimizzare la gestione dell’irrigazione in base alle reali esigenze delle colture. Attualmente esistono soluzioni classificate come , “ irrigazione smart” in grado di far “ dialogare” l’agricoltore e sensori hi-tech, per il controllo da remoto dell’umidità del terreno, riducendo i consumi di acqua. L’ottimizzazione dell’uso di acqua è pratica ineludibile considerato che l’aumento delle temperature , indotte da concentrazioni crescenti di gas serra porteranno a un incremento notevole della domanda di acqua nel settore agricolo.
La gestione razionale dell’acqua è diventata una emergenza, che richiede l’uso di moderne tecnologie di controllo e gestione automatizzata dell’irrigazione . Evidente che dovrebbe lo Stato , la UE intervenire considerato che ,queste tecnologie non sono fruibili, causa costi dalle piccole aziende del Mezzogiorno.
L’agricoltura digitale, l’intervento sulle reti, l’Intelligenza Artificiale e infine gli interventi sugli invasi potranno rendere compatibile l’agricoltura con i peggiori effetti dei cambiamenti climatici. Un salto notevole di qualità è rappresentato dalla gestione dell’irrigazione in base alle contingenti esigenze delle colture. Tale obiettivo si realizza utilizzando sensori wireless, droni per analisi e indici vegetazionali su pomodori, vite , olivi.
Gli indici di vegetazione forniscono all’agricoltore dei parametri per valutare da remoto lo stato di salute di una coltura sotto diversi punti di vista. Ad oggi ne sono stati elaborati più di cinquecento, ma ne bastano pochi per poter conoscere meglio i propri campi. Parametri che servono a misurare una caratteristica della coltura, come ad esempio il suo stato di nutrizione, la sua efficienza fotosintetica, eventuali stress idrici e tanto altro ancora. L’IA potrà essere applicata in diversi settori dell’agricoltura , come la gestione delle risorse idriche e la diagnosi precoce delle malattie delle piante.
L’analisi dati e delle immagini è un particolare punto di forza dell’IA, con l’uso di reti neurali per applicazioni come la diagnosi delle malattie delle piante e la valutazione del suolo. Secondo una stima di ANBI e Coldiretti “sull’Italia cadono annualmente circa 300 miliardi di metri cubi di pioggia, ma ne tratteniamo solo l’11%”.
C’è un piano, il “Piano Laghetti”, ideato proprio di ANBI e Coldiretti) che, mira a realizzare 10 mila invasi medio-piccoli entro il 2030. Di questi 4.000 dovrebbero essere “consortili”, saranno cioè costruiti dai consorzi di bonifica, mentre 6.000 invasi dovranno essere realizzati dalle aziende agricole. Il PNRR come da più parti denunciato ha molto deluso sulla questione “ acqua” stanziando risorse inferiori al fabbisogno.