Il Consiglio Europeo traccia la via per rafforzare la capacità difensiva dell’UE con il piano “ReARM Europe”, il PPI denuncia: le sfide strutturali restano
Il Consiglio Europeo di ieri ha delineato due obiettivi per il futuro dell’Unione Europea: rafforzare il sostegno all’Ucraina nella sua difesa contro l’aggressione russa e potenziare le capacità difensive comuni attraverso il piano “ReARM Europe”, con l’obiettivo di aumentare l’autonomia strategica entro il 2030.
Sostegno all’Ucraina: priorità per l’UE
Sulla questione ucraina, 26 dei 27 Stati membri hanno confermato il loro sostegno all’indipendenza e sovranità dell’Ucraina, con la sola eccezione dell’Ungheria. Il Consiglio ha ribadito l’importanza di dotare Kiev delle risorse necessarie per difendersi, con particolare attenzione alla difesa aerea e alla produzione di armamenti. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto un impegno immediato di almeno 5 miliardi di euro per incrementare la produzione di armi in Europa e in Ucraina, puntando alla completa indipendenza tecnologica.

da sx: Zelensky e Von der Leyen: il piano “ReARM Europe” da 800 miliardi non convince (ph web)
Il piano “ReARM Europe”
Il piano “ReARM Europe” prevede investimenti per 800 miliardi di euro destinati alla modernizzazione delle forze armate europee. Tuttavia, il termine “riarmo” ha suscitato perplessità in Paesi come Italia, Spagna e Portogallo, preoccupati della sua connotazione storica, politicamente delicata. Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio italiano, ha ribadito che la difesa resta prerogativa nazionale, mentre l’UE può solo fornire supporto economico.
La proposta PPI: una difesa europea integrata
La fase geopolitica attuale, segnata da una crescente indipendenza degli Stati Uniti, impone all’Europa di agire con maggiore coesione. Pensiero Popolare Italiano (PPI) sollecita un’integrazione più profonda delle politiche di difesa europee. Fabio Desideri, segretario nazionale del movimento, afferma che “l’Europa non può più limitarsi a un coordinamento finanziario. È necessario superare gli attuali steccati regolatori e avviare un’integrazione reale delle politiche di difesa, che vada oltre le esigenze nazionali e punti alla costruzione di una difesa comune, autonoma e sostenibile”.
La roadmap del Consiglio prevede un aumento della spesa per la difesa fino al 3% del PIL entro giugno, anche attraverso deroghe specifiche al Patto di Stabilità. Ma Italia, Francia, Spagna e Portogallo, caratterizzati da alto debito pubblico, sollevano legittime preoccupazioni per l’impatto che tali investimenti potrebbero avere sulla sostenibilità fiscale e sulla stabilità sociale interna. Il piano include anche l’obbligo che almeno il 65% degli armamenti sia prodotto in Europa, con un ruolo centrale per le imprese europee e ucraine.
Difesa europea: criticità strutturali
Il PPI ha più volte sottolineato le criticità strutturali che ostacolano la costruzione di una difesa europea davvero efficace e autonoma. La frammentazione industriale e tecnologica, la dipendenza da fornitori esterni e l’obsolescenza degli armamenti limitano la capacità di reagire a minacce esterne. Inoltre, la duplicazione dei sistemi d’arma e la limitata cooperazione tra le industrie della difesa impediscono economie di scala. La capacità produttiva insufficiente dell’industria bellica e l’assenza di investimenti in ricerca e sviluppo compromettono la competitività europea rispetto ad altri attori globali.
Per il PPI è essenziale integrare le capacità produttive, industriali e strategiche. Secondo il neonato movimento, superare gli egoismi nazionali e le inefficienze delle politiche di difesa individuali è il passo necessario per costruire una difesa europea credibile, moderna e sostenibile. Come ribadisce Fabio Desideri, “l’Unione Europea deve concentrarsi sulla creazione di un sistema di difesa che garantisca sicurezza e pace, senza compromettere l’autonomia e la stabilità dei singoli Stati membri”.

De Gasperi alla Camera dei Comuni, 1951 (ph web)
De Gasperi: difesa comune per scoraggiare, non per attaccare
Alla luce di queste riflessioni, Desideri ricorda le parole di Alcide De Gasperi, pronunciate più di settant’anni fa: “Non si tratta soltanto di impedire la guerra fra di noi, ma anche di formare una comunità di difesa che abbia a suo programma non di attaccare, non di conquistare, ma solo di scoraggiare qualsiasi attacco dall’estero in odio a questa formazione dell’Europa unita”. Parole che rimangono ancora oggi un insegnamento prezioso e di straordinaria attualità.