
Nella foto da dx il Mago di Arcella e la figlia Gloria Battista
di Lorena Fantauzzi
E così, nella Capitale d’Italia, nel cuore marmoreo e severo della Corte d’Appello di Roma, si perde un fascicolo. Non un foglio. Non una fotocopia. Un fascicolo intero, corposo, denso, forse scomodo. E mentre si cercano le colpe, i faldoni svaniscono come le illusioni nei corridoi della giustizia.
È accaduto nella Settima Sezione civile della Corte d’Appello di Roma, dove da tempo si consuma una battaglia aspra, fatta di successioni contestate, atti notarili ambigui, e ricordi che pesano come pietre. Una causa che si trascina da anni e che oggi, al colmo del paradosso, rischia di arenarsi non per una sentenza mancata, ma per la misteriosa sparizione di un fascicolo. Quello delle controparti.
A denunciarlo, con tono fermo e sguardo indignato, è l’avvocato Carlo Affinito, difensore di Gloria Battista, figlia del celebre Antonio Battista, il Mago di Arcella. Un’eredità contesa, la sua. Un mosaico familiare che sa di rancori antichi e proprietà sfilacciate nel tempo.
Affinito, con una nota protocollata il 25 marzo 2025, ha reso noto l’incredibile: il fascicolo degli appellati, depositato nel lontano luglio 2022, è introvabile. Smarrito. Evaporato nei meandri della cancelleria. Il legale si è recato personalmente per consultarlo, ma ha trovato soltanto il fascicolo d’ufficio: scheletrico, privo di sostanza, inadatto a garantire un contraddittorio degno di questo nome. E ora, con i termini per le memorie in scadenza, l’esercizio della difesa è appeso a un paradosso: si pretende che si replichi al nulla.
Da qui, la richiesta formale di rimessione in istruttoria: che si cerchi quel fascicolo, si scavi negli archivi, si costringano le controparti a ricostruirlo, almeno in forma telematica. Una richiesta che grida dignità, che pretende ordine, che implora rigore in un sistema che sembra aver smarrito la bussola del decoro.
Sul piano del merito, la vicenda trabocca di interrogativi amari. Gloria Battista, unica erede del padre, rivendica ciò che le spetta: beni immobiliari che, secondo la sua ricostruzione, furono sottratti con manovre opache, intestazioni fittizie e vendite sbrigative, di cui invoca l’illegittimità. Una storia di case, suoli, diritti e silenzi, in cui la verità giace sotto strati di apparenze e convenienze.

Nella foto da dx il Mago di Arcella e maurizio Costanzo
La causa, che pareva prossima a una conclusione, si inceppa così nel dettaglio più grottesco: la scomparsa di un fascicolo. E l’ombra che cala su questa vicenda è più che mai emblematica. Perché non è solo la sorte processuale di una figlia a essere in gioco, ma la credibilità stessa di un sistema che non può permettersi di perdere i propri pezzi, né i propri principi.
In un’epoca di digitalizzazioni annunciate e informatizzazioni celebrate, il fascicolo svanito è più che una svista. È un simbolo. E come tutti i simboli, inquieta.