Viaggiare; postiglioni e conducenti?

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Viaggiare; postiglioni e conducenti?

La giornata è grigia, invernale, un autobus di linea fa manovra nel piazzale antistante casa, le persone scendono, altre ne salgono, un rituale che si sussegue da sempre in forma impersonale. Il mio pensiero ritorna al passato e mi pongo una domanda: chi erano i conducenti delle carrozze del Gran Tour? E’ tempo che mi rimetta in viaggio alla ricerca di altre conoscenze da fare, lo scaffale della stanza è zeppo di volumi, tra i ripiani spunta una serie di pubblicazioni: Attilio Brilli – “Quando viaggiare era un’arte”. Già letti tutto d’un fiato varie volte alla ricerca di quelle informazioni su un mondo ormai annebbiato, che rileggi sempre con quel piacere che ti sazia la conoscenza. Secondo elemento fondamentale dei viaggi era il conducente, come il vetturino, il postiglione o il corriere, di queste figure c’è dato modo di conoscere incombenze e funzioni, i resoconti di viaggio sono ricchi di annotazioni nei loro riguardi. “I quattro cavalli erano guidati di norma da un postiglione che cavalcava il cavallo di sinistra alla barra, ma se le bestie erano giovani, o i cocchieri dotati di poca pratica, c’era un postiglione anche per i cavalli di volata”.

Il cavallo, la carrozza, la stalla, la locanda, i passeggeri, il postiglione, le strade, la Posta con i Mastri di Posta, un mondo ormai scomparso e dimenticato. Il viaggio era una vera e propria esperienza di vita, molti facevano testamento prima di avventurarsi in quello che era chiamato “Il gran Tour”. Tanti gli aneddoti, che scorrono velocemente tra le righe la figura del Postiglione si evidenzia per la sua importanza, a lui era affidata quella capsula viaggiante, conosceva le strade migliori, sapeva risparmiare i cavalli lungo il tragitto, aveva il compito di gestire gli alterchi tra i passeggeri, aveva il pieno comando. Conosceva le locande più affidabili di ogni città, e in ogni locanda le stanze migliori, se poi era una persona sveglia e quel che si dice un corriere di alta classe, era ben edotto sulle cose che c’erano da vedere in ogni città e su tutti gli imbrogli che
bisognava mettere in atto per vedere quello che era precluso al volgo. Conosceva tutti gli altri corrieri di alta classe che si trovavano in viaggio, e se volevate saperlo, era capace di elencare tutte le persone di riguardo che alloggiavano nella locanda. Se dotato di una certa abilità, non solo conosceva le cose da vedere, ma anche quelle che al cliente viaggiatore poteva far piacere di scorgere, e di conseguenza dava istruzioni al “valet-de-place”, intervenendo solo quando insorgevano difficoltà che si sarebbero superate solo con il danaro.

In un servizio qualunque di posta, sia di giorno che di notte, i Postiglioni erano tenuti a vestire la grande o piccola divisa, ed a portare la placca e la cornetta, sotto pena di multa di lire cinque per la prima volta, e di lire dieci essendo recidivi. Era proibito l’uso della divisa, della placca e della cornetta, nei servizi estranei a quelli di posta, sotto pena della multa di lire cinque. Alla partenza dalle stazioni i Postiglioni dovevano dare il segnale col suono della cornetta, lo stesso segnale quando si avvicinano ad un ponte, porto o barriera, ovvero a strade strette, che non permettevano coi legni d’incontro un comodo passaggio, ed inoltre per far deviare i legni o carri, che li precedono; finalmente all’avvicinarsi della stazione, in cui doveva aver luogo il cambio dei cavalli.
Questo ci riporta a quelle corriere e torpedoni di montagna che ad ogni tornante azionano il clacson che innesca una serie di note ad avvisare del loro transito. aspirava a questo mestiere doveva essere aitante e gagliardo, insensibile a piogge, sabbie, venti caldi e freddi, sprezzatore di riposo, sobrio nel mangiare e nel bere; doveva dar prova d’essere un bravo conoscitore di cavalli, avere buone qualità morali, e possibilmente saper leggere e scrivere. Cominciava la sua carriera montando sul cavallo di sinistra d’una diligenza per spronare o frenare le bestie secondo gli ordini del conduttore; poi diventava giovane di valigia, e poteva condurre un carretto postale con un cavallo; dopo un paio d’anni veniva promosso alla guida di due cavalli, e più tardi a quello di due pariglie. Quando, dopo alcuni anni, era ammesso a reggere le redini di un tiro a sei, aveva raggiunto una posizione di grande prestigio che gli permetteva di esercitare una supremazia sugli altri cavalcatori, di comandare con piglio nelle stalle delle stazioni di posta, ed anche di tiranneggiare i passeggeri senza timore di essere licenziato.

L’Amministrazione tollerava certi abusi del personale viaggiante, perché era alquanto difficile trovare un sostituto di un esperto Postiglione. Se molti conducenti e postiglioni abusavano di questa condizione di privilegio, moltissimi erano garbati e rispettosi nell’adempimento dei loro doveri.

Mi riaffaccio alla finestra, l’autobus è ripartito con il suo carico di passeggeri e bagagli, ripenso al personaggio del Postiglione e del Corriere, sono cambiati i tempi e i mezzi di trasporto dei viaggi moderni, non ci sono più cavalli e carrozze ma moderni e comodi autobus che di cavalli nel motore ne hanno a centinaia, che permettono velocità molto superiori e tempi di percorrenza più brevi. Quello che è rimasto invariato è il ruolo del Postiglione, declassato al ruolo che ora si definisce “autista” non porta più la divisa sgargiante con le placche di ruolo ma un abbigliamento informale, continua il suo viaggio tra una Posta (stazione) e l’altra, certamente con un percorso con meno difficoltà affiancato da un navigatore dotato di una intelligenza che si dice “artificiale”, che alla fine ci porta sempre come allora in località che non sono cambiate, città da visitare, che rimangono sempre oggi come allora: “An Italian Voyage”, anche se del viaggio se ne è perso quel fascino intrinseco che univa quella “capsula” viaggiante al paesaggio circostante.

Fabrizio Canali

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