BIF&ST 2025: a Rubini il Premio Arte del Cinema

Puglia

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BARI – Ore davanti alla nostra tastiera a scrivere dell’intensa giornata del 26 u.s. di questo nuovo, riuscito   Bif&st a guida Oscar Iarussi, per terminare un report che parlasse di quanto avvenuto nella cornice di un Petruzzelli strapieno per lui e con un titolo provvisorio per l’uscita del giorno dopo: Rubini’s Day…  eccoci però a prima mattina, a fronte dei tanti video subito in circolazione e le tante riprese sui social, a decidere di non spedire più il nostro pezzo che avrebbe solo aggiunto altra cronaca alla cronaca. Meglio perciò aspettare per scrivere un articolo un po’ più completo e stile Amarcord – tanto per ricordare anche l’immenso Federico Fellini che lo lanciò – che tentasse di spiegare meglio un Sergio Rubini artista a tutto tondo, regista e sceneggiatore e ora sicuramente una delle punte di diamante del miglior cinema italiano a livello internazionale.

Esule a Roma giovanissimo per inseguire il suo sogno, ma sempre la sua Puglia nel cuore e dove ormai ambienta e gira quasi tutte le sue pellicole, di qui la nostra decisione di raccontare Sergio Rubini anche attraverso qualche nostro ricordo personale che magari richiami o evochi episodi oppure eventi non menzionati altrove. E comunque quando lo vedemmo per la prima volta, fu in occasione del premio che gli fu attribuito da un altro grande pugliese nella capitale del cinema italiano, Felice Laudadio, autore e realizzatore di un’indimenticabile EuropaCinema ’88 fortemente voluto a Bari per metterla subito dopo Venezia e Roma. Un evento sotto tutti i punti di vista, tanto che registrò addirittura la prima mondiale in grande stile decisa dal produttore Franco Cristaldi per il lancio di Nuovo Cinema Paradiso. Il capolavoro di Giuseppe “Peppuccio” Tornatore con le musiche dell’immortale Ennio Morricone e che poi, giusto tagliato nell’ultima parte e rimontato, vinse l’Oscar per il miglior film straniero a Hollywood due anni dopo.

Da una storia di Cinema non conosciuta da tutti e con Bari al centro – per non dimenticare e per un doveroso grazie al “barese” Laudadio premiato anche lui quest’anno per aver guidato il Bif&st per 15 edizioni fino al 2024 – eccoci così, nel solco del nostro «veni, vidi …scripsi», al racconto di piccoli pezzi della storia di Rubini vissuta un po’ più da vicino a lui come fotoreporter. A cominciare dal nostro primo incontro sui set notturni a San Marco in Lamis, con il suo indimenticabile papà Alberto, con Margherita Buy, Ennio Fantastichini, Nico Salatino…e con tanto di incursioni del suo amico Domenico Procacci, nonché produttore del suo primo e premiatissimo film La stazione. Quello che gli ha poi spianato una grande carriera cinematografica da regista fino all’esperienza di quest’anno anche con la tv: la sua straordinaria fiction RAI in due puntate Leopardi, il poeta dell’Infinito che ha registrato uno share del 24%, ma così piaciuta all’estero che ci sono arrivati persino complimenti rivolti a lui e domande su dove fosse stato girato in Puglia.

Curiosità legittima, considerando che, tra i tanti film ambientati a Giovinazzo, sono in parecchi a ricordare che Rubini aveva già girato molte scene qui sia per Tutto l’amore che c’è (nel 2000) che, nove anni dopo, per L’uomo nero e, naturalmente, trattandosi oltretutto di riprese proprio a casa nostra erano set che non potevamo assolutamente disertare. Ma tornando alla cronaca e al Bifest, mattinata iniziata con la proiezione del bellissimo Il viaggio della sposa del 1997 subito seguita da quella di un mediometraggio altrettanto strepitoso La tela (2014) che, appendice postuma al film precedente a cui aveva dato ispirazione e perfettamente ambientato nella stessa epoca (XVII sec) è stato così ben realizzato da sembrare, a distanza di 17 anni, quasi essere un episodio del primo.

Due film di viaggi diversi che sono in realtà entrambi viaggi nelle mille profondità dell’animo umano. ecco un Rubini che racconta i suoi ritorni in Puglia, le esperienze e sensazioni della sua vita da attore e da regista e che ha letteralmente incantato il pubblico nel suo dialogo dal palco con la giornalista e produttrice Angela Prudenzi ricordando, tra l’altro e nel sogno di «un’Europa unita dall’arte», l’importanza assoluta «in un mondo globale in continua evoluzione, di sapere e ricordare chi siamo per non diventare altro». Questa la mattinata conclusasi con un lungo applauso e con una sala rimasta piena nonostante l’ora.

Giornata molto intensa per lui anche per un “Fuori Bif&st” dal titolo Tra Storia, Cinema e Natura,  alle 16  nella Pinacoteca Metropolitana di Bari “Corrado Giaquinto”, è comunque un Sergio Rubini frizzante quello che si è pure trovato a dover intrattenere il pubblico, in apertura della quinta serata, da solo sul palco,  senza un copione e in attesa di non si sapeva che …Ora, sperando ora di non offendere né suscettibili animalisti né lui, è un vero “animale da palcoscenico” il Rubini  che poi abbiamo visto dar luogo a un monologo, durato circa 20 minuti, e che ha letteralmente scatenato un coro di fragorose risate per tutto il teatro per la sua improvvisata parodia sulla «rigorosissima professionalità degli attori e registi americani» e parlando della sua esperienza come «ladrone buono ma poi divenuto cattivo» nel film La Passione di Cristo di Mel Gibson, e girato a Matera nel 2004 e che – questa la notizia data in anteprima –  avrà adesso un suo seguito con un «trip psichedelico» dal titolo  La resurrezione di Cristo: ovviamente stesso regista e primo ciak ad agosto a Cinecittà, per poi spostarsi sempre a Matera e nei paesi di Ginosa, Gravina, Laterza e Altamura.

L’arrivo sulla scena di Oscar Iarussi che ancora rideva di gusto poi risolve il mistero quando, appena tornato serio, gli ha comunicato il perché di quella attesa: la consegna a Sergio Rubini del prestigioso Premio Bif&st Arte del Cinema” e – sintetizzando la motivazione – «conferito per l’eccellenza creativa nella continuità dell’opera ai protagonisti più significativi del panorama cinematografico contemporaneo». Un lungo applauso e giusto qualche foto di rito ed ecco Sergio Rubini raggiungere in tutta fretta la moglie e sceneggiatrice Chiara Cavalluzzi per partire di corsa presumibilmente per la loro Grumo e poi, di lì, far ritorno a Roma.

Appena il tempo per un nostro saluto al volo per congratularci ma anche per dare loro la notizia di una recente, clamorosa scoperta storica e pure una sinossi di un libro che dovrebbe vedere la luce quest’anno. Quello che spiega che il vero artefice sul campo, sotto 4 Papi, della caduta del Muro di Berlino e della fine della Guerra Fredda che ha garantito, con un’Europa Est – Ovest, la pace nel Vecchio Continente fino a quel maledetto 24 febbraio 2022, era di Grumo Appula come loro: il Cardinale Francesco Colasuonno peraltro amico dell’indimenticabile papà di Sergio, Alberto, e che ora riposa nel suo imponente sacello bianco nella Chiesa Madre di S. Maria Assunta in attesa che la Chiesa e la Storia si ricordino di tutto quello che ha fatto per il Mondo e la Pace. 

Enrico Tedeschi  

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