Il Cavaliere, il cavallo, la campagna, un monito per i giovani
Nei primi anni ottanta iniziò il mio percorso personale di cavaliere in divisa e come
spesso succede a chiunque inizi un nuovo cammino dovetti superare esperienze
diverse con determinazione e decisione al fine di raggiungere l’obbiettivo, a volte
assaporando la gioia dei risultati che ottenevo, ma più spesso provando
frustrazione e sconforto.
Più mi addentravo nel mondo equestre e più ne comprendevo la fatica e la
complessità, più lavoravo con i cavalli e più mi rendevo conto che l’equitazione era
un grande labirinto, non bastavano i miei propositi e la mia buona volontà.
Volgevo lo sguardo verso il futuro e pensavo che raggiungere la tecnica, la
padronanza, la competenza, il controllo e il dominio del cavallo sarebbe stata una
strada lastricata di pena e di sudore e tutto questo mentre l’istruttore di turno
regolarmente mi massacrava, percuotendo la mia voglia e il mio proponimento, fino
a farmi tentennare.
Ma il mio proponimento, la mia decisione mi suggeriva di non mollare, di ascoltare,
di seguire attentamente le parole che a fiumi mi venivano rovesciate addosso,
soprattutto la mia mente lavorava nel trattenere le modalità del lavoro, rubare con
gli occhi la tecnica dei migliori, apprendere goccia dopo goccia la dimestichezza,
l’esperienza e la sapienza del cavaliere.
Leggendo libri e trattati di ogni epoca, nazione e specialità, mettevo insieme un
puzzle cercando di risolvere i problemi. A volte fallivo, a volte centravo l’obbiettivo.
Nel frattempo ero consapevole che la mia crescita diventava costante.
Con il tempo ho raggiunto buoni livelli, pur sempre convinto che non ci sarà mai una
fine nell’apprendere e che ogni giorno vissuto vicino ad un cavallo avrebbe
aumentato la mia cultura e la mia conoscenza della materia.
Il tempo mi ha permesso di analizzare la mia strada e il mio percorso e questo mi ha
consentito di percepire nettamente come la mia storia di cavaliere sia passata
attraverso periodi distinti, chiaramente il tutto in modo naturale.
Il primo periodo è quello dove sono stato costruito, forse con modalità severe e
rigorose, comunque fortemente formatrici al fine di fare di me un uomo di cavalli,
ma poi con il trascorrere del tempo mi sono reso conto che il mio essere cavaliere
abbandonava la strada dell’apprendimento data dall’Istruttore a favore di una
nuova via di acquisizione di esperienza che mi veniva direttamente suggerita e
insegnata dal mio cavallo.
In leggerezza vorrei farvi partecipi di un simpatico aneddoto che in un certo senso è
stata la chiave di volta della mia vita equestre.
Il tutto consiste in una frase che in assoluto mi è rimasta impressa nella mente
come un marchio a fuoco. Mi fu buttata là in un giorno molto lontano da un anziano
Colonnello della Cavalleria in pensione, mentre ci istruiva in rettangolo.
Al termine di un’ora di lezione ben compresa ed eseguita, nel vederci gioire in
campo o cavallerizza (come la chiamava lui) un po' tronfi della nostra gioventù e
delle nostre azioni di tecnica equestre, ci apostrofò con quel suo sguardo vissuto,
austero, seccato dal sole e dalla polvere del rettangolo, con quelle gambe storte e
con quei pantaloni con lo sbuffo fuori dagli stivali, sempre miracolosamente lucidi,
dicendo:
“Ricordatevi marmocchi, voi potrete ritenere di saper montare un cavallo solo
quando voi penserete e il vostro cavallo eseguirà”.
In quel momento la frase non mi fece alcun effetto, mi sembrava la battuta un po'
altera e tronfia, classica dell’anziano invidioso di cotanta gioventù.
Ma quel tono di voce, la forza che ancora dimostrava quell’uomo che aveva fatto la
guerra di Russia a cavallo, la sua baldanza e fierezza che comunque nelle ore
trascorse con Lui avevo percepito, fecero in modo che quelle parole non mi
abbandonassero mai più.
IL Cavallo
Negli anni a seguire quante volte mi sono chiesto: "Sarà stata solo una battuta
oppure quell’anziano uomo di cavalli parlava sul serio?" E nel mio percorso ho
continuato a ricercare il fondamento di quelle parole, la verità.
La verità è venuta a galla lentamente, ma inesorabilmente. Il mio desiderio di
crescere, il piacere di imparare, il trasporto con il quale mi sono dedicato a questa
vita alla fine ha risolto la questione ed è stata confermata l’autenticità di quella
frase.
Lavorando con i cavalli giorno dopo giorno, naturalmente mettendo in atto le mie
conoscenze, ho iniziato ad ascoltare i suggerimenti del mio animale, ho imparato a
prestare orecchio alle sue reazioni e sensazioni ai miei ordini, ho imparato a
modificarli a suo gradimento e piacere, perché i cavalli mi hanno indicato che
caratterialmente ognuno di loro gradisce o rifiuta una richiesta a seconda di come gli
viene posta.
Il cavallo mi ha guidato nell’udire il proprio piacere di lavorare, a percepire la sua
piena collaborazione e nel suo incedere a capire i giochi della leggerezza e della
dolcezza degli ordini.
Con il tempo l’empatia è diventata sempre più intrigante, la mia ferma volontà
veniva recepita nell’azione e tradotta dalla sua forza, con il tempo il mio pensiero è
diventato il suo, e questo è il risultato di situazioni che l’essere umano può crearsi
mediante il suo operato.
Alla fine una cooperazione stabilita da minimi aiuti e spesso dalla semplice parola,
che pronunciata con tonalità diverse otteneva richieste diverse.
Un vero binomio.
La Campagna
La campagna intesa come naturalità del territorio, dove il cavallo può comunicare il
proprio senso di libertà, diventa il luogo dove meglio si possono esprimere i legami
tra il cavaliere e il suo animale.
Se vogliamo fantasticare con immagini di gioia e indipendenza non dobbiamo fare
altro che pensare a lunghe galoppate dentro un bosco di faggi sopra un fondo di
foglie o su spiagge deserte al limite del bagnasciuga.
L’espressione stessa della vista del binomio rilascia gioia di vivere, forza di coppia,
spensieratezza, quasi un volo liberatorio.
In questo ambiente l’uomo ed il suo animale danno il meglio di loro stessi, sono
forze antiche e lontane, è la storia dell’uomo e della terra che ce le racconta,
scoperte di luoghi perduti, viaggi altrimenti impossibili che sono stati fatti da uomini
e cavalli.
A mia volta da vecchio cavaliere, termino con un monito ai giovani cavalieri.
“Lavorate con i vostri cavalli in tutte le discipline che vorrete affrontare, ma non
fermatevi al mero risultato da ottenere, non dimenticate chi vi permette di
ottenerlo.”
Innanzitutto cercate di conoscere il cavallo profondamente, in ogni sua singola
caratteristica, così da riuscire ad interpretare meglio i suoi bisogni e i suoi desideri.
Se riuscirete in questa missione vi accorgerete di avere al vostro fianco un amico, un
alleato eccezionale, che vi regalerà molto di più di quanto voi possiate immaginare.
Maitre Randonneur, Cav. Luigi Conforti o.m.r.i.