Tutela dei minori negli sport equestri: il ruolo del Safeguarding e la riforma del CONI

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Tutela dei minori negli sport equestri: il ruolo del Safeguarding e la riforma del CONI

In un’epoca in cui lo sport dovrebbe rappresentare un luogo sicuro di crescita, inclusione e sviluppo, la
cronaca recente ci impone una riflessione profonda sul fenomeno, ancora troppo diffuso, degli abusi nei
confronti dei minori e degli adulti vulnerabili in ambito sportivo. Il mondo dell’equitazione, con la sua
tradizione nobile e la forte componente relazionale tra atleta, istruttore e cavallo, non può considerarsi
esente da tali rischi. Al contrario, proprio per le peculiarità che lo caratterizzano, esso merita un’attenzione
particolare.
Nel 2022 il CONI, in attuazione delle linee guida internazionali e in risposta a episodi sempre più
frequenti di abusi e maltrattamenti, ha introdotto l’obbligo per le federazioni sportive di dotarsi di una
figura di tutela: il Safeguarding Officer. Tale figura, la cui nomina è oggi imprescindibile, ha il compito di
prevenire e contrastare ogni forma di abuso, molestia o discriminazione, garantendo un ambiente
sportivo protetto e rispettoso.
Il Safeguarding Officer deve essere una figura terza, autonoma e indipendente rispetto all’organigramma
societario: non può coincidere con il presidente della società, con l’istruttore, con il direttore tecnico o
con altri soggetti coinvolti nella gestione operativa. Questo requisito risponde a un’esigenza
imprescindibile di imparzialità e di libertà nell’intervento, anche in presenza di dinamiche di potere o di
conflitti interni. Il Safeguarding è, in sostanza, il garante della persona, specialmente quando essa si trova
in una condizione di particolare fragilità.
I dati a disposizione delineano un quadro allarmante. Secondo uno studio dell’Università di Toronto
(2021), il 13% degli atleti ha subito abusi sessuali durante la carriera sportiva. In Italia, una ricerca condotta
da Terre des Hommes e CSI nel 2022 ha rilevato che il 34% dei ragazzi intervistati ha assistito o subito
episodi di violenza verbale o fisica durante l’attività sportiva. L’UNICEF stima che globalmente 1
bambino su 10 sia vittima di violenza ogni anno, anche in ambito sportivo.
Alcune discipline risultano più esposte: la ginnastica artistica, il nuoto e gli sport individuali in cui l’atleta
dipende in modo esclusivo dall’allenatore sono tra quelli più a rischio. L’equitazione, per la natura spesso
solitaria dell’allenamento e per l’intenso rapporto fiduciario che si instaura con l’istruttore, condivide
alcune di queste criticità.

Non mancano, purtroppo, i casi noti. Dallo scandalo che ha travolto la ginnastica statunitense con il caso
Larry Nassar, alla vicenda del tecnico di nuoto italiano accusato di abusi reiterati su minori, fino ad
arrivare ai recenti episodi nel mondo dell’equitazione francese, dove diverse allieve hanno denunciato
comportamenti inappropriati da parte dei loro istruttori. Questi episodi mostrano quanto sia necessario
passare da un approccio emergenziale a uno strutturale e preventivo.
L’introduzione del Safeguarding Officer rappresenta un passo decisivo in questa direzione. Tuttavia, perché
tale figura sia davvero efficace, è fondamentale che essa venga adeguatamente formata, ascoltata e messa
in condizione di agire con tempestività e autonomia. La sola nomina formale non basta: occorre una vera
cultura della tutela, che permei tutte le componenti del mondo sportivo, dalle federazioni alle società,
dagli istruttori agli atleti, fino alle famiglie.
In questo contesto, ho scelto personalmente di assumere il ruolo di Safeguarding Officer, offrendo la mia
disponibilità a titolo gratuito, non solo per esercitare tale funzione, ma anche per contribuire alla
formazione di nuove figure, ove necessario. A pochi mesi dall’entrata in vigore dell’obbligatorietà della
nomina, non posso non rilevare come tale adempimento non sia stato ancora preso con la dovuta serietà.
Il rischio concreto è che venga relegato a un atto meramente formale, privo di reale efficacia. Al contrario,
le federazioni dovrebbero vigilare in modo attivo e costante affinché il ruolo del Safeguarding venga
pienamente rispettato, riconosciuto e integrato nelle dinamiche quotidiane delle associazioni e società
sportive.
Essere parte di un’associazione sportiva, oggi più che mai, comporta una responsabilità educativa e
sociale. Non possiamo ignorare i segnali né aspettare che sia la cronaca a scuoterci. Ogni dirigente, ogni
istruttore, ogni genitore ha il dovere di contribuire a rendere lo sport un presidio di legalità e umanità.
Nel mondo dell’equitazione, dove il rispetto, la cura e la relazione sono valori cardine, la tutela del minore
non può essere un adempimento burocratico, ma deve diventare una missione condivisa. Solo così
potremo garantire che le future generazioni possano crescere in un ambiente sano, protetto e degno della
bellezza dello sport che amiamo. Il tema oggi trattato sarà oggetto di ulteriori approfondimenti, nella
speranza di contribuire concretamente alla diffusione della cultura della tutela e alla condivisione
dell’importanza della figura del Safeguarding Officer. È fondamentale che siano anche i genitori a pretendere,
in ogni associazione sportiva, la nomina non solo formale ma effettiva, consapevole e indispensabile di
questa figura di garanzia.
Un grande esempio su questa linea lo troviamo con l’Associazione Giacomo Fornasier APS
un’organizzazione no-profit fondata nel 2024 da un gruppo di madri con l’obiettivo di combattere gli
abusi sessuali sui minori e promuovere il benessere degli animali nel contesto degli sport equestri. Prende
il nome da Giacomo Fornasier, vittima di abusi da parte di un istruttore federale della Federazione Italiana
Sport Equestri (FISE), condannato nel 2015 per violenza sessuale. L’associazione si dedica alla tutela dei
minori e dei cavalli negli sport equestri, offrendo supporto alle vittime e alle loro famiglie, e promuovendo
uno sport equestre etico e rispettoso.
[Approfondimento giuridico – Il Safeguarding Officer: base normativa e indicazioni operative]
L’obbligo di nominare un Safeguarding Officer è stato introdotto dal CONI con la deliberazione n. 255 del
25 luglio 2023, in attuazione delle direttive del Comitato Olimpico Internazionale (IOC) e in conformità
con i principi promossi da Sport Integrity Global Alliance (SIGA).

Le federazioni, tra cui la FISE, hanno recepito tali direttive aggiornando i propri regolamenti di giustizia e i protocolli federali di tutela.
La nomina deve avvenire con delibera del Consiglio Direttivo dell’associazione o società sportiva
dilettantistica, selezionando un soggetto esterno alla struttura organizzativa e dotato di adeguate
competenze in materia giuridica, educativa o psicologica.

È auspicabile che il Safeguarding Officer partecipi a corsi di formazione specifici, anche organizzati dalla federazione o da enti accreditati, per garantire un
esercizio qualificato e indipendente del ruolo. La funzione deve essere effettiva, continuativa e
documentabile, pena la nullità dell’adempimento.

Annalisa Tòdaro Codicé

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