Tra orgoglio e sofferenza: il Bari riscrive il finale e spera in una classifica più tranquilla

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© foto di SSC Bari

A volte il calcio regala partite che sfuggono alla logica, che sembrano scritte da un drammaturgo più che da un allenatore. Catanzaro-Bari è stata una di quelle: sei gol, mille emozioni e un finale da romanzo d’appendice. Un pareggio, il 3-3 finale, che per i biancorossi vale molto più del punto conquistato.

E dire che l’inizio non lasciava presagire nulla di buono. Il Bari è partito contratto, soffrendo l’organizzazione e la qualità del Catanzaro. I padroni di casa son partitit bene pur senza far sfracelli ma, come tante volte è accaduto quest’anno, è stato il Bari a passare in vantaggio gestendo bene la seconda parte della gara, approfittando anche dei primi affanni calabresi. Il vantaggio momentaneo del Bari aveva illuso, ma la squadra calabrese ha apreggiato sul finale, con merito.

La partita sembrava indirizzata. Quando il Catanzaro ha segnato il secondo gol, i fantasmi di Carrara e della debacle contro la Salernitana sono tornati a farsi vivi. Ma è lì che qualcosa si è acceso. Il Bari, che fino a quel momento aveva mostrato poco più di qualche sprazzo, ha abbandonato ogni prudenza tattica per affidarsi al cuore, all’orgoglio, alla pura voglia di non sprofondare. Come ne I Miserabili, quando Jean Valjean lotta contro il destino più che contro gli uomini, il Bari ha lottato contro la sua stessa mediocrità.

E allora è successo. Prima il gol di Favasuli che riapre la partita. Poi, il nuovo vantaggio del Catanzaro con Quagliata che avrebbe messo al tappeto chiunque e, poi, nei minuti finali, Favilli — entrato dalla panchina — trova il pari con una zampata che sa di liberazione. Perché sì, il Bari è vivo. E oggi, per la prima volta dopo settimane di torpore, lo ha dimostrato.

Il finale è stato un’altalena di emozioni. Il Catanzaro ha sfiorato il colpo del KO con una traversa nel recupero, un episodio che pesa come un macigno. Ma anche il Bari ha avuto le sue occasioni. Alla fine, il pareggio è giusto. Sudato, meritato, persino salvifico.

Rispetto alla grigia e deprimente prestazione di Carrara, oggi si è vista un’anima. Non tutto ha funzionato — anzi. Maggiore ha faticato, Lasagna continua a sembrare un talento smarrito tra istinto e confusione, Dorval è lontano dai suoi standard. Pereiro e Falletti restano figure evanescenti, quasi da romanzo gotico, presenti ma inafferrabili. Eppure, la prestazione di Favasuli brilla sopra tutte: il suo dinamismo, la sua capacità di tenere in equilibrio la squadra, la sua personalità sono stati la vera nota lieta della giornata.

Il grande merito va anche alla panchina. L’ingresso di Favilli è stato determinante. E viene spontaneo chiedersi: perché non gioca di più? È uno di quei misteri che, in Serie B, spesso restano tali.

Il Bari resta una squadra piena di limiti, ma oggi ha mostrato anche una scintilla. E questa scintilla, in un campionato lungo e pieno di trappole come la Serie B, può fare la differenza. Certo, la zona playoff resta lontana, e le prossime sfide saranno complicate. Ma uscire indenni da Catanzaro — e con questo spirito — può rappresentare un punto di svolta.

Perché oggi non si è vista solo una squadra che ha pareggiato una partita difficile. Si è vista una squadra che ha deciso di non arrendersi. E in un momento storico in cui il Bari deve soprattutto ritrovare se stesso, questa è già una vittoria.

Ora serve continuità. Per non ritrovarsi di nuovo nel buio, come a Terni. Perché se è vero che ogni partita racconta una storia, quella di oggi — finalmente — è una storia che vale la pena raccontare.

Massimo Longo

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