di Riki Sospisio*
Un punto di partenza cruciale ma spesso trascurato in Europa sono gli squilibri economici presenti negli Stati Uniti. Nonostante gli alti tassi di crescita e il considerevole reddito pro capite a Washington e dintorni, c’è un problema di fondo preoccupante.
Secondo i dati del Dipartimento del Tesoro, il debito nazionale è triplicato dall’inizio della crisi finanziaria nel 2008, attestandosi ora a un sorprendente importo di 35 trilioni di dollari, che supera il 120% del prodotto interno lordo. Ogni anno, gli Stati Uniti spendono circa 500 miliardi di dollari solo per coprire gli interessi su questo debito, un importo che rappresenta quasi il 16% del bilancio federale, una cifra sostanziale per una nazione che ha tagliato la spesa pubblica fino all’osso.
È anche incredibilmente difficile convincere gli americani a ridurre i loro consumi, in particolare a dare priorità ai prodotti nazionali. La nozione di consumismo come status symbol è profondamente radicata nella cultura americana. Inoltre, ridurre la spesa per la difesa è irto di difficoltà a causa della sua correlazione diretta con la forza e la stabilità del dollaro.
Il vecchio adagio suggerisce che quando ci si trova di fronte a un pericolo, si dovrebbe chiedere aiuto, che si tratti della polizia o di un amico filosofo. In questo contesto, è chiaro che è consigliabile essere cauti quando si tratta di provocare gli Stati Uniti.
Mentre i dazi potrebbero sembrare una soluzione poco pratica, sono uno dei pochi strumenti che potrebbero potenzialmente attuare un cambiamento.
La questione chiave, tuttavia, è garantire che tali misure non destabilizzino l’intero sistema.
*Società Libera