Unep del tribunale di Velletri nella bufera

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Un’inchiesta della magistratura getta luce su un presunto sistema di mala gestione  contabile e organizzativa all’interno dell’Ufficio Notifiche Esecuzioni e Protesti del Tribunale. I funzionari si difendono: “Solo errori gestionali, nessun reato”

IL CONTESTO: DISFUNZIONI CRONICHE E CARENZE STRUTTURALI

Da oltre dieci anni, presso l’Ufficio UNEP operante nel Tribunale di Velletri si sarebbe consolidata una prassi amministrativa profondamente difforme dai criteri minimi di legalità, efficienza e tracciabilità. È quanto emergerebbe da una dettagliata denuncia trasmessa alla Procura della Repubblica di Velletri da un funzionario attualmente in servizio presso tale ufficio, in cui si evidenziano numerose anomalie nella tenuta dei registri contabili, nella gestione degli atti e nella distribuzione degli emolumenti derivanti da attività notificatorie ed esecutive.

Le criticità, già emerse pubblicamente nei mesi precedenti a causa di ritardi operativi e segnalazioni di professionisti penalizzati da un evidente malfunzionamento, hanno trovato sistematica descrizione e articolata ricostruzione, con il riferimento a cronologici, importi, ricevute e incongruenze formali.

ANOMALIE CONTABILI: DIFFERENZE TRA SOMME VERSATE E REGISTRATE, ATTI SMARRITI E DOPPI REGISTRI

Numerosi atti risultano oggetto di gravi scostamenti tra le somme versate dagli avvocati e quanto effettivamente registrato nei modelli contabili. In diversi casi, le discrepanze superano decine di euro per singolo atto.

Tra gli episodi segnalati, risulterebbero atti notificati per i quali risultano versamenti eccessivi, a fronte di registrazioni inferiori; atti restituiti con numerazioni cronologiche errate, tali da impedire la tracciabilità della relativa spesa; atti eseguiti e non restituiti, con somme incassate ma non rendicontate né restituite; attribuzioni arbitrarie nei registri “a pagamento” e “esenti”, anche tra atti identici depositati dallo stesso avvocato per lo stesso destinatario; ritardi inspiegabili e richieste di pagamento superiori a quanto documentato come spesa effettiva. In alcuni fascicoli, a fronte di atti classificati come “esenti” nei registri, gli stessi risultavano soggetti a pagamento in precedenti notificazioni aventi medesimo oggetto e parti processuali.

GESTIONE AFFIDATA A PERSONALE NON DIRIGENTE E IN PENSIONE

Uno degli aspetti più critici messi in luce riguarda la gestione del servizio contabile, affidata, secondo la tesi dell’accusa, a un ex funzionario in quiescenza da oltre dieci anni e a una sola assistente amministrativa, senza che vi sia un coordinamento sistematico o un controllo diretto da parte dei preposti al coordinamento. Questo assetto avrebbe favorito, secondo la ricostruzione, una gestione personalistica e scarsamente verificabile, che ha dato luogo a prassi difformi, errori materiali, gestione opaca delle somme, presunti favoritismi,  smarrimenti documentali non occasionali ma ricorrenti, presunti favoritismi a coniugi di ufficiali giudiziari.

Malgrado ripetute segnalazioni interne e proposte di implementazione di buone prassi operative (come l’uso di etichette identificative per distinguere visivamente gli atti esenti da quelli soggetti a pagamento), le soluzioni correttive sarebbero state respinte o ignorate, contribuendo ad aggravare una situazione di conflittualità interna ormai cronicizzata.

DISTRIBUZIONE DEI COMPENSI: ACCUSE DI INGIUSTIZIA E RICHIESTE DI ROTAZIONE

La gestione dei compensi ex art. 492 bis c.p.c. rappresenterebbe un ulteriore terreno di contesa. La normativa prevede che i relativi emolumenti siano così suddivisi: 30% all’ufficiale giudiziario che redige il verbale di ricerca, 30% a quello che esegue il pignoramento e il restante 40% ripartito fra tutti gli operatori. Alcuni funzionari hanno lamentato l’esclusione arbitraria da queste lavorazioni, con conseguente lesione della parità di trattamento economico tra colleghi. Da ciò sarebbero derivate richieste di intervento diretto da parte della Presidenza del Tribunale, che, secondo quanto riferito, avrebbe approvato un progetto di riorganizzazione volto a garantire la possibilità per tutti gli operatori di partecipare alle attività più remunerative, previa formazione tecnica.

LA DIFESA DEI FUNZIONARI SOTTO ACCUSA: “SITUAZIONE STRUTTURALE, NON CRIMINALE”

I funzionari coinvolti nella gestione dell’ufficio contestano radicalmente la ricostruzione accusatoria, sostenendo che non vi sarebbe stata alcuna appropriazione indebita né sarebbero state poste in essere condotte fraudolente. Tutte le somme versate, si afferma, transiterebbero regolarmente sui conti correnti dell’ufficio e l’eventuale disallineamento sarebbe dovuto a ritardi contabili o errori tecnici, in nessun caso imputabili a dolo.

L’ufficio opererebbe, secondo tali dichiarazioni, in condizioni di costante emergenza organizzativa, con una dotazione organica inferiore del 60% rispetto a quella prevista. La mole di lavoro, la complessità delle notifiche e le frequenti modifiche procedurali avrebbero generato un contesto ingestibile senza il supporto di adeguate risorse umane e strumenti digitali.

Smentita anche l’accusa di paralisi operativa: “L’ufficio – si afferma – non si è mai fermato; vi sono ritardi, ma l’attività non è mai cessata.”

L’INCHIESTA E LE IPOTESI DI REATO

La Procura della Repubblica, nella persona del Sostituto Procuratore della Repubblica dott. Ambrogio Cassiani, avrebbe acquisito i registri UNEP, alcuni modelli A, C, C/TER e F relativi agli anni passati e avrebbe avviato verifiche incrociate su atti, ricevute e rendicontazioni. Le ipotesi al vaglio andrebbero dal peculato alla falsità ideologica in atto pubblico, dall’omissione di atti d’ufficio alla sottrazione o occultamento di atti pubblici, a seconda dei singoli casi.

Sarebbero stati inoltre richiesti accertamenti tecnici sul gestionale UNEP e audizioni dei funzionari coinvolti, per valutare il grado di consapevolezza delle irregolarità e la sussistenza di eventuali responsabilità individuali.

A fronte delle richieste della Procura, il GIP di Velletri avrebbe fissato degli interrogatori preventivi, per valutare se non sia il caso di adottare delle misure cautelari a carico dei sospettati e già nelle prossime ore si attende una decisione.

Il caso sta assumendo rilievo nazionale per l’effetto domino che potrebbe produrre: la vicenda, infatti, non riguarda solo la correttezza contabile, ma mette in discussione l’intero assetto amministrativo degli UNEP nei tribunali italiani, sollevando la necessità di una riforma strutturale della loro gestione interna.

In attesa dell’esito dell’inchiesta penale, appare urgente un intervento ispettivo da parte del Ministero della Giustizia, volto ad accertare le responsabilità amministrative e a proporre soluzioni sistemiche per garantire legalità, efficienza e trasparenza in uno dei nodi nevralgici del Tribunale di Velletri.

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