Il costosissimo potere delle lobby

Economia & Finanza

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Quarta corsia autostradale Brescia/Padova e contemporaneo quadruplicamento dei binari. Concessionaria spagnola che per evitare la gara internazionale si ” inventa” la 4 corsia. Profitti stratosferici ai concessionari e costi abnormi di TAV. Silenzio invece o scarso impegno  sull’ unica grande opera che serve  al paese:  salvare il territorio, la sua messa  in sicurezza , il risanamento e  gli interventi  sul dissesto idrogeologico . Il 91,1% dei Comuni italiani sorge in un’area in cui il rischio di dissesto idrogeologico è notevole. La superficie delle aree classificate a pericolosità da frana medio-alta e/o idraulica di media intensità ammonta complessivamente a 50.117 chilometri quadrati, ed è pari al 16,6% del territorio nazionale Circa 6 milioni di persone  in Italia vivono vicino a siti ad elevato rischio sanitario, classificati come di interesse nazionale proprio perché altamente inquinati e per questo motivo da sottoporre ad interventi di bonifica. Infine investimenti massicci nelle reti elettriche e telecomunicazioni . Diciottesima posizione su 27 nel Digital Economy and Society Index che segna  i progressi compiuti dagli Stati membri dell’UE nel settore digitale.

Un paese prigioniero delle lobby che devastano il bilancio pubblico e saccheggiano l’ambiente. Un riscontro ultimo, in ordine di tempo ?

L a contemporanea realizzazione della quarta corsia dell’autostrada A4, da Brescia a Padova e del quadruplicamento dei binari.

Esempio emblematico e non unico di progetti radicalmente difformi, a quanto assunto con l’agenda ONU sullo sviluppo sostenibile. Tutti i paesi devono perseguire un“ land degradation neutral world”, ovvero azzerare ogni pratica di degrado del territorio affinché siano conservate le funzioni generative del suolo e i servizi ecosistemici.

L’ultimo Rapporto ISPRA presentato a dicembre scorso richiama ancora una volta la necessità di azzeramento del consumo di suolo netto, che, negli ultimi dodici mesi, è invece risultato pari a 64,4 km2 (17,6 ettari al giorno, più di 2 metri 2 al secondo i valori stimati al netto dei ripristini). Ordinarie quanto patologiche derive speculative e predatorie segnano la dinamica delle grandi opere, specialmente la antica questione del business dell’alta velocità bancomat che incrementa il debito pubblico con la caratteristica di scontare zero valutazioni terze di analisi costi benefici e il dogma che, l’investimento in conto capitale incrementa comunque il PIL a prescindere da inesistenti analisi a valore aggiunto.

L’impermeabilizzazione del suolo è l’uso più impattante e inibente della risorsa suolo e, la principale causa del degrado in Europa. Se a tutto questo“ sommiamo” l’assenza di riferimento al Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e l’osservanza del Principio DNSH tutto diventa pericolosamente rischioso. . DNSH è un principio cardine, cioè i progetti finanziati non debbano arrecare nessun danno significativo all’ambiente.  L’accesso ai finanziamenti dovrebbe essere subordinato al rispetto di questo principio. In pratica tutti i progetti inseriti nel Pnrr e PNC, dovevano essere valutati considerando sei diversi criteri ambientali.I

Il primo dice che un’attività economica non deve portare a significative emissioni di gas serra (GHG), il secondo che non deve determinare un maggiore impatto negativo al clima attuale e futuro, sull’attività stessa o sulle persone, sulla natura o sui beni, il terzo che non deve essere dannosa per il buono stato dei corpi idrici (superficiali, sotterranei o marini) e determinare il deterioramento qualitativo o la riduzione del potenziale ecologico, il quarto che non deve portare a significative inefficienze nell’utilizzo di materiali recuperati o riciclati, a incrementi nell’uso diretto o indiretto di risorse naturali, all’incremento significativo di rifiuti, al loro incenerimento o smaltimento, causando danni ambientali significativi a lungo termine, il quinto che un’attività economica non deve determinare un aumento delle emissioni di inquinanti nell’aria, nell’acqua o nel suolo mentre l’ultimo ribadisce che un’attività economica non deve essere dannosa per le buone condizioni e resilienza degli ecosistemi o per lo stato di conservazione degli habitat e delle specie, comprese quelle di interesse per l’Unione.

Non mi sembra di aver letto negli Studi di Impatto Ambientale o nelle Relazioni generali di Progetto, da Brescia a Vicenza una modalità di verifica della coerenza con il DNSH .

Nel caso dell’attraversamento di Vicenza fatto a pezzi anche il principio di partecipazione e trasparenza , considerata la mancata applicazione della norma del Codice Appalti sul dibattito pubblico e del relativo Regolamento di cui a un Dpcm del 2018.

Nel caso bresciano/vicentino  AV ,  una accozzaglia di riferimento a norme abrogate come la legge obiettivo , i codici appalti del 2006 e del 2016 e con il massimo raggiunto con la procedura di VIA  sulla cassa di espansione , quale opera compensativa.

Un dirigente della società che realizza l’opera nell’avviso pubblico di procedimento di VIA alla cassa di espansione , dimezza i termini per l’invio delle osservazioni alla Commissione che valuta gli impatti ambientali e nulla succede.

IL consumo di suolo medio in Italia è del 7,16% ,

II Veneto al secondo posto con l’11,86% e al primo posto nell’ultimo dato Ispra riferito al 2023 con un consumo di suolo pari a 891 ettari.

Ora deliberata la 4 corsia della autostrada serenissima , da Brescia a Padova e guarda caso la concessione scade a dicembre del prossimo anno.

L’AV Milano / Padova si giustificava , cosi narravano i cantori istituzionali, gli imbrattacarte a gettoni e le ugole d’oro per contenere il traffico ( ricordo che prevalentemente per le merci è traffico di attraversamento dove tutti i benefici sono del concessionario e i costi per i cittadini, soprattutto ambientali) lungo la A4 .

Poi hanno costruito la BreBeMi (BRESCIA/BERGAMO/MILANO , vuota !!!!) ora la 4 corsia della A 4.

Ma chi ha interesse ? Tutto risiede nel meccanismo della concessione : l’istituto della concessione si giustifica in teoria perché opere pubbliche possano essere finanziate con capitali privati e poi devolute allo stato a fine concessione, senza oneri per il bilancio. Ma questo non è mai avvenuto in Italia.

Sulla costruzione della 4 corsia BS/PD  applicano la solita strategia : il Ministero da sempre accetta di far pagare agli automobilisti i costi di opere aggiuntive, non valutate né nella loro utilità né nei costi, solo per accomodare gli interessi dei concessionari che mirano, tutti, a rinnovi senza gara, quindi al perpetuarsi di profitti ingiustificati, in contrasto con le norme europee e contro gli interessi dello Stato stesso, che rinuncia ai proventi che deriverebbero dalla messa a gara delle concessioni..

Concessionari nel caso della autostrada Bs/Pd gli spagnoli di Albertis che, guadagnano enormi profitti che potrebbero essere dello Stato.

Un solo dato spiega la grande abbuffata : nel 2017, su 8 miliardi di pedaggi pagati 2 sono andati in Iva e canoni allo stato e 6 alle concessionarie, che hanno però fatto investimenti per meno di un miliardo. Autostrade per l’Italia (Aspi) ha avuto un margine operativo di 2.450 milioni, ma ha investito nella rete soli 517 milioni.
Non a caso, la Autorità per i trasporti, fin dalla sua legge istitutiva, non può occuparsi delle concessioni autostradali esistenti, mentre i burocrati del ministero non hanno né la forza né, forse la volontà di opporsi a lobby così potenti.

Palese privilegio , come l’inapplicabilità del parametro livello di rumore differenziale per autostrade e alta velocità che, le lobby di settore strapparono al legislatore.

IL rumore differenziale fissa la differenza massima tra il rumore misurato nell’ambiente e il rumore residuo che , di giorno non può eccedere i 5 decibel e di notte 3 ( sembrano pochi , una banalità ma essendo espressi in decibel a un + 3 decibel corrisponde un raddoppio dell’energia sonora associata e a 5 decibel diventa un impatto significativo)

. Altra assurdità o incomprensibilità è la produzione rilevante di CO2 : una recente metanalisi quantifica la produzione di CO2 in tonnellate 1400 per ogni kilometro di tratta in rilevato e 20.695 in gallerie ( errore standard pari a 268 per rilevato e 2854 per galleria. Fonte Ramella Osservazione SIA AV SA/RC).

Alla fine spero di sbagliarmi , ma non ci guadagneranno né i cittadini di oggi e nemmeno quelli tra 20 anni!!

Una unica grande opera di cui non solo il Veneto ha bisogno ma l’intero paese salvare il territorio, metterlo in sicurezza , risanarlo intervenire sul dissesto idrogeologico .

Il 91,1% dei comuni italiani sorge in un’area in cui il rischio di dissesto idrogeologico è notevole. La superficie delle aree classificate a pericolosità da frana medio-alta e/o idraulica di media intensità ammonta complessivamente a 50.117 chilometri quadrati, ed è pari al 16,6% del territorio nazionale

L’Italia è tra i paesi più interessati da fenomeni franosi in Europa, con un’area a pericolosità da frana alta, media, moderata e di attenzione pari al 19,9% del territorio nazionale (59.981 chilometri quadrati). Per quanto riguarda, invece, le alluvioni, la superficie interessata con più frequenza ammonta a 12.405 chilometri quadrati (4,1% del territorio nazionale), mentre le aree a pericolosità media raggiungono i 25.398 chilometri quadrati (8,4%). Qualcuno ha fatto i conti dei soldi pubblici spesi dal 1944 fino al 2012 : 64 miliardi di euro .

Circa 6 milioni di persone in Italia vivono vicino a siti ad elevato rischio sanitario, classificati come di interesse nazionale proprio perché altamente inquinati e per questo motivo da sottoporre ad inter: enti di bonifica.

Sono 42 i siti che rientrano nella lista e si affiancano a circa 15 mila siti di interesse regionale che presentano anch’essi problematiche ambientali. Si tratta in entrambi i casi di aree contaminate nelle quali, scrive ISPTA, “in seguito ad attività umane pregresse o in corso, è stata accertata un’alterazione delle caratteristiche qualitative delle matrici ambientali suolo, sottosuolo e acque sotterranee tale da rappresentare un rischio per la salute umana”. 

Infine investimenti massicci nelle reti elettriche e telecomunicazioni Per limitare l’aumento del riscaldamento globale è necessario decarbonizzare il settore energetico, da solo responsabile di quasi 37 miliardi di tonnellate di CO2 nel 2022, circa i tre quarti delle emissioni antropiche annuali nel Mondo.

Reti AV costosissime senza valutazioni e marginalità in DESI 2022 ( ultima valutazione) .

Il Digital Economy and Society Index (DESI) 2022, traccia i progressi compiuti dagli Stati membri dell’UE nel settore digitale.

IL DESI 2022 ci colloca   al 18º posto fra i 27 Stati membri dell’UE. Poiché l’Italia è la terza economia dell’UE per dimensioni, i progressi che il nostro Paese deve compiere nei prossimi anni nella trasformazione digitale saranno cruciali, nella visione della Commissione europea, per consentire all’intera UE di conseguire gli obiettivi del decennio digitale per il 2030. Si dovrebbe rilevare sulle questioni digitali una particolare attenzione politica, grazie all’istituzione di un Ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale.

 

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