Mauro Atzeri: Le belle conversazioni equestri- Giovani cavalli, allevatori, un sistema migliorabile?

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Giovani cavalli, allevatori, un sistema migliorabile?

“La scienza e i vari studi ci dicono delle cose molto precise sulla crescita dei cavalli, sulla formazione e il completamento della ossatura, per esempio, che come sappiamo si completa dopo i 6 anni, per cui è indispensabile tenerne conto ed individuare una progressione del lavoro e una moderata partecipazione alle competizioni per i giovani cavalli. Vedo purtroppo spesso uno sfruttamento precoce del cavallo, un rincorrere esclusivamente il soldo nelle competizioni e non l’interesse del cavallo. Ora è vero che il problema è ampio e che quello dei dei costi è rilevante, ma è anche vero che i soggetti che vengono sfruttati in maniera precoce non hanno poi una carriera lunga. Molti di questi sviluppano delle patologie importanti già a 5/6/7 anni  proprio a causa di uno sfruttamento prematuro rispetto ai suoi tempi di sviluppo fisico, di maturazione e di apprendimento”

Mauro quindi è una situazione che richiede interventi concreti e sostenibili?

“Queste sono situazioni che richiederebbero approfondite riflessioni per le molteplici implicazioni che sottendono, fra cui gli aspetti legati ai costi a carico degli allevatori e dei proprietari ma senza tralasciare tutto ciò che è legato all’ampio concetto di  benessere del cavallo. Per esempio tutti quei cavalli che non hanno le caratteristiche per divenire dei campioni e che potrebbero essere ben collocati nel mercato degli amatori perché se sono bravi cavalli, cavalli educati,  sono anche ricercati. Ma se in giovane età sono stati sfruttati e montati nelle gare come si fa nelle gare dei barili saranno inservibili nel futuro. La soluzione del problema non è  immediata né facile, in considerazione anche delle varie programmazioni, organizzazioni e gestioni che in Italia fanno capo a varie istituzioni preposte, e ad una legislazione non adeguata alle reali esigenze, ad una burocrazia eccessiva, e, a mio avviso ripeto la via da seguire  dovrebbe contemperare da un lato le esigenze di economia in generale, e dall’altra tenere presente gli aspetti fisiologici e di crescita progressiva del cavallo, che dovrebbe anche avere la possibilità di diversificare le sue esperienze, e di godere di spazi e tempi adeguati. Tuttavia mi rendo conto che non è tutto semplice ma non si deve trascurare e procrastinare questa situazione. La realtà va guardata in faccia!”

Un sistema da riformare nel suo complesso dunque?

Molti bravi cavalieri hanno tanti cavalli in lavoro e purtroppo accade che così non è facile dedicare  loro il tempo che richiederebbero, non solo nel lavoro a casa ma spesso anche durante le gare, per esempio vedo nei concorsi dei giovani cavalli entrare in campo prova e in cinque minuti hanno fatto tutto campo prova e percorso! Tu pensi sia una cosa corretta? D’accordo con tutto ma è necessario educare anche le persone che hanno a che fare con i cavalli giovani, e anche gli allevatori direi, perché da quello che mi dicono i professionisti molti allevatori mettono pressione perché “la cosa sia breve”. A volte ci sono dei cavalli domati da un mese che vanno già a fare le prime garette.  L’esperienza deve essere positiva e non invasiva.

 E poi non è vero Clara che i cavalli che arrivano a progredire e durano nella loro carriera equestre provengono da determinate scuderie molto ben strutturate ed educate e con cavalieri esperti? Il problema del ritorno economico per gli allevatori e della riduzione di certi costi va pensata bene. Si dovrebbero perlomeno mettere a confronto più parti interessate e competenti per trovare soluzioni condivise nell’interesse dell’allevamento italiano. Abbiamo ottime linee di sangue ed allevatori di tutto rispetto, e non mancano cavalieri capaci, per questo l’attenzione va rivolta allo sviluppo dei cavalli giovani e non allo sfruttamento, guarda Clara i primi 3 cavalli agli Assoluti a Cervia sono italiani. E ne abbiamo anche molti altri….l’allevamento italiano è il nostro futuro!!

Ecco ti do uno spunto e ti leggo una frase di Fabio Mangilli, contenuta in un suo libro “ Il cavallo e il cavaliere” che dice tutto e dovrebbe ispirarci benchè sia di 40 anni fa è sempre realmente attuale”:

Un cavaliere non potrà essere un eccellente e perciò completo cavaliere se la sua intelligenza non gli lascia capire che deve innestare il suo senso artistico, la fine sensibilità e l’intuito di cui dispone a delle approfondite conoscenze tecniche e scientifiche che solo lo studio e la conseguente riflessione gli possono dare”.

Mauro ma cosa c’è di moderno in tutti questi libri?

Tutto!”

Caro Mauro ti ringrazio molto per i tuoi preziosi spunti di riflessione. Siamo al cospetto di un comparto, quello dei giovani cavalli e dell’allevamento, che ha un enorme valore e che potrebbe rendere molto di più se si trovasse il sistema di renderlo più sostenibile e rispondente alle necessità di sviluppo, sostenibilità, e di adeguata programmazione degni di elevarlo ad obiettivo prioritario da raggiungere.

Clara Campese

 ( scrivete a rubricaequestre@gmail.com)

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