Il compito difficile del Conclave e l’eredità di un Pontefice scomodo
“Il prossimo Conclave non potrà sottrarsi al confronto con l’orma profonda lasciata da Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco. La sua scomparsa ha commosso il mondo intero, ma è oggi, più che mai, che il senso del suo pontificato si misura nella capacità della Chiesa di raccoglierne l’eredità e proseguire sul cammino da lui tracciato: una Chiesa povera per i poveri, vicina agli ultimi, capace di parlare con autenticità e coraggio agli uomini e alle donne del nostro tempo”. Fabio Desideri, segretario nazionale di Pensiero Popolare Italiano, e il movimento che rappresenta, si uniscono al cordoglio per la scomparsa di Sua Santità.
“Ai 135 Cardinali, che si riuniranno in Conclave nei giorni successivi alle esequie di Papa Francesco, fissate per sabato prossimo in piazza San Pietro a Roma – prosegue Desideri – spetterà un compito difficilissimo: scegliere il successore di un Papa che ha incarnato lo spirito evangelico con profondità e umiltà. Non basterà individuare un erede spirituale, ma sarà necessario riconoscere un pontefice in grado di affrontare le complessità di un mondo attraversato da guerre, disuguaglianze e nuove solitudini. Un successore che sappia ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri, come Francesco ha sempre fatto”.
Nel solco di questo magistero, le parole del Papa sulla famiglia, sulla natalità, sui giovani, risuonano oggi come un testamento morale e civile. “La famiglia è il luogo dove si impara ad amare e a uscire da sé stessi”, diceva spesso Francesco, ricordandoci che è lì, tra le mura domestiche, che nasce la civiltà dell’incontro e si costruisce il tessuto sociale più autentico. La crisi demografica, che affligge tanti Paesi, non è solo una questione di numeri: è il riflesso di un’incapacità politica e culturale di credere davvero nel futuro, di sostenere i giovani, di restituire dignità al lavoro, alla genitorialità, alla vita quotidiana delle famiglie.

“Prima di tutto, prendersi cura delle relazioni più fragili, quelle che ci rendono persone, comunità, popolo”. (ph web)
“È proprio su questi temi che, come cittadini prima e come Pensiero Popolare Italiano poi, – sottolinea ancora il segretario nazionale – abbiamo sentito vicino Papa Francesco. Le sue parole non ci sono sembrate solo ispirate, ma necessarie. Le abbiamo fatte nostre, adottandole come linee guida per il nostro impegno pubblico e politico. Costruire una società più giusta significa, prima di tutto, prendersi cura delle relazioni più fragili, quelle che ci rendono persone, comunità, popolo”.
Papa Francesco ha avuto il coraggio della verità. Ai potenti del mondo ha ricordato che “la terza guerra mondiale a pezzi” non è solo uno slogan, ma una realtà tragica che miete vittime ogni giorno. Condannava la violenza sulle donne, le guerre fatte in nome delle religioni, l’indifferenza verso chi soffre. La sua voce è stata limpida, profetica, scomoda.
Per queste ragioni, oggi tanti leader politici, che durante il suo pontificato lo hanno ignorato, che non hanno risposto concretamente alle sue esortazioni, cercano ora di accreditarsi come suoi devoti interpreti. Ma il popolo di Francesco non si lascia ingannare. Lo sta dimostrando in queste ore, con una presenza silenziosa ma imponente, in fila per dare l’ultimo saluto al Papa che ha scelto di essere vicino agli ultimi, che ha saputo farsi prossimo, senza privilegi e senza retorica.

Il popolo di Francesco in fila per l’ultimo saluto al Papa degli ultimi (ph web)
È da questo popolo, e non dalle liturgie del potere, che bisogna ripartire. È in questo spirito che Pensiero Popolare Italiano riconosce in Francesco un punto di riferimento. Perché parlare di giustizia sociale, di difesa della vita e della dignità umana non è un esercizio teorico, ma un impegno quotidiano. In un tempo che ha smarrito molte delle sue certezze, in cui i giovani faticano a trovare il proprio posto e in cui le comunità si sono disgregate, il messaggio di Francesco resta una luce chiara, che indica la via.
Il futuro Papa non dovrà solo reggere il timone della Chiesa, ma dovrà continuare a camminare tra la gente, con la gente, per costruire ponti e non muri, per rimettere al centro chi oggi è ai margini, per sostenere speranza là dove sembra spenta. Anche per questo, il Conclave che verrà è tra i più decisivi degli ultimi decenni.