© foto di SSC Bari
Bari-Modena è una sfida da zona grigia, ma tutt’altro che anonima: entrambe a metà classifica, sospese tra sogni di playoff e timori di risucchio in basso, cercano oggi di dare un senso al finale di stagione. La sosta pasquale forzata – causa lutto per la morte del Papa – ha concesso respiro a due squadre non logorate: il Bari arriva con fiducia dopo i buoni risultati contro Catanzaro e Palermo, il Modena alterna scivoloni (Sassuolo) a squilli d’autore (vittorie su Pisa e Catanzaro). E se i valori in campo si equivalgono, il derby si gioca anche tra le piume: galletti contro canarini, entrambi alati e bipedi, ma solo i secondi volano davvero,ma anche un derby della tavola tra “turtlen” e orecchiette.
Oltre a Oliveri richiamato a causa della squalifica di Favasuli, al rientro Benali e Vicari dal primo minuto al posto di Maiello e Simic, per il resto tutti confermati. Insomma, Longo non riesce a mandare in campo mai la stessa squadra anche quando, come dice il detto, “squadra che vince non si cambia”.
La partita si apre con un minuto di raccoglimento in memoria di Papa Francesco, scomparso lunedì scorso. Ma subito dopo il fischio d’inizio il ritmo si alza: il Bari parte forte e sfiora il vantaggio con una diagonale di Oliveri, servito da Falletti, che sfiora il palo. Lasagna era lì, ma in fuorigioco.
All’8’ il Modena punisce un errore in uscita di Maita: triangolazione rapida tra Di Pardo e Palumbo, palla al centro su cui Obaretin sbaglia il controllo e Defrel è lesto ad approfittarne per l’1-0. Il Bari prova a reagire con Lasagna, ma la sua conclusione è sballata.
Il Modena sfiora il raddoppio con una conclusione di Defrel che si stampa sulla traversa, poi Gerli di testa impegna Radunovic in un grande intervento. L’azione prosegue, Maita commette fallo su Gerli: il VAR richiama l’arbitro e assegna il rigore, trasformato da Palumbo per il 2-0.
Il Bari sembra stordito, commette tanti errori e fatica a reggere le ripartenze di Caso, Defrel, Palumbo e Cotali. Maggiore spreca un contropiede, poi Obaretin di testa manda alto su cross di Dorval. Anche Falletti è sottotono, poco lucido e fuori dal gioco.
Al 42’, però, un’azione da calcio piazzato riaccende le speranze: punizione di Benali, sponda di Mantovani e tiro di Maggiore respinto corto da Gagno. Lasagna è rapido a ribadire in rete per il 2-1, rete confermata dal VAR.
Nel finale Vicari viene ammonito, e il Bari mostra segnali di risveglio. Dopo un avvio complicato, c’è ancora tutto il secondo tempo per provare a rimettere in piedi una partita viva e piena di sorprese.
Il secondo tempo si apre con una scelta a sorpresa di Longo: fuori Maita, ammonito e in difficoltà, dentro Lella, più fisico e dinamico ma non l’attaccante che molti si aspettavano per provare subito la rimonta. Eppure il Bari riparte con buone intenzioni: Oliveri pesca bene Dorval sul secondo palo, ma il colpo di testa è troppo centrale per impensierire Gagno.
Il Modena continua a sfruttare con pericolosa lucidità gli spazi concessi: Defrel sfiora ancora il gol con un gran destro a giro che termina di poco fuori. I biancorossi fanno la partita ma sono prevedibili, lenti, e raramente pungenti. Longo corre ai ripari inserendo Bonfanti per Oliveri, scelta che sa di tentativo d’urto, ma che non cambia il volto della gara.
Il Modena risponde con forze fresche in attacco: dentro Mendes e Kamate, elementi vivaci che aumentano la qualità offensiva degli ospiti, i quali, pur senza segnare ancora, creano più di un brivido.
Triplo cambio anche per il Bari: dentro Favilli, Bellomo e Pereiro al posto di Lasagna, Maggiore e Falletti, quest’ultimo autore di una prestazione opaca. È l’ultima mossa per provare il tutto per tutto, ma il gioco dei padroni di casa resta sterile, caotico, privo di idee.
Un lampo, però, sembra poter cambiare il finale: Dorval lanciato in velocità viene falciato da Di Pardo, rosso diretto ed espulsione che lascia il Modena in dieci. Ma anche in superiorità numerica il Bari non punge. Confusione, poca precisione e poca cattiveria.
Il Modena si difende con ordine e, anzi, continua a farsi vedere con pericolosità in contropiede. Al triplice fischio, il San Nicola accompagna i suoi con una pioggia di fischi: il Bari perde con merito, torna nella mediocrità da cui sembrava voler uscire, e conferma che i limiti – ormai noti – continuano a pesare più delle occasionali illusioni.
C’è stato un momento, durante Bari-Modena, in cui si è avuta la netta sensazione di aver sbagliato giornata, posto, persino intenzione. Una Pasquetta rinviata per lutto e un 25 aprile che sarebbe stato forse meglio trascorrere in piazza, tra bandiere e memoria anche in modo sobrio, che sugli spalti del San Nicola a contemplare il naufragio.
Il Bari è stato raggiunto in classifica dal Modena – che ora ha anche il vantaggio negli scontri diretti – ma soprattutto è scivolato giù, dritto, nel tunnel dell’anonimato. La partita è stata un disastro su ogni piano: tecnico, tattico, mentale. Preparata male, giocata peggio, finita nel modo più amaro. E se i due gol incassati in avvio hanno dato un indirizzo alla gara, l’incapacità di reagire ha sancito il fallimento definitivo di ogni velleità.
Il secondo tempo, poi, è stato uno dei punti più bassi dell’intera stagione. Un Bari senza anima, senza idee, senza attacco. Troppo lento, troppo prevedibile. Le sostituzioni, l’ennesimo giro di roulette senza senso: dentro giocatori che non cambiano il volto alla squadra, perché quel volto è ormai segnato da limiti strutturali, mentali e di uomini.
Longo ha lasciato fuori Simic e Maiello, che sembravano in forma, per dar fiducia a un Vicari in evidente difficoltà e a un Benali sbiadito. Pereiro continua a camminare per il campo come se fosse un ospite indesiderato, Bonfanti pare essersi dimenticato cos’è un gol, Falletti alterna rare intuizioni a lunghi vuoti, e Favilli entra sempre troppo tardi, chiamato a fare il salvatore quando tutto è già perduto.
Il Modena, invece, ha mostrato ordine, intensità e qualità. Ha saputo pungere, colpire, gestire. Una squadra che gioca meglio, che ha più talento e più certezze. E che oggi, al San Nicola, ha vinto una gara che vale sei punti. Il Bari? È sembrato troppo lungo, mai compatto, ha concesso metri, ha insistito con cross inutili verso un’area senza un vero colpitore, almeno finché non è entrato Favilli. Troppo poco, troppo tardi.
L’atmosfera è quella peggiore: cori contro la squadra, contro la società, contro l’allenatore. Tutto sembra “contro”, soprattutto contro chi ancora si ostina ad avere fede. Eppure, come ammoniva Nietzsche, “le convinzioni sono nemiche più pericolose della verità che le bugie”. E forse è ora di smettere di credere in un Bari che non c’è, in una squadra sopravvalutata – come ha dichiarato lo stesso Longo a fine gara – e in un progetto tecnico che continua a franare, una dichiarazione che aprirà molte polemiche e che mette in discussione il progetto di agosto dichiarato dal presidente, da Magalini e da Di Cesare.
Questa squadra, oggi, non può che ambire a salvarsi. L’ottavo posto sarebbe un miracolo, dal nono in giù è il fallimento annunciato. Il terzo scenario – quello che nessuno osa nominare – fa semplicemente paura.
Serve una scossa. Non per salvare la stagione, ma per ridare senso al “priscio”, alla passione, alla voglia di crederci. Perché qui si stanno perdendo anche le emozioni, e non c’è sconfitta peggiore di questa.