La Ue finanzia ricerca sul corano: è polemica

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9.842.534 euro. Poco meno di 10 milioni di euro. È questo il contributo assegnato dal Consiglio europeo della ricerca, organismo creato dalla Commissione europea e finanziato dal bilancio dell’Ue, per finanziare “Il Corano europeo”. Si tratta del progetto di studio del testo sacro islamico che, secondo i ricercatori coinvolti, “ha svolto un ruolo importante nel plasmare la diversità religiosa e l’identità dell’Europa nel Medioevo e all’inizio dell’epoca moderna e continui a farlo”. Una ricerca che si avvale anche a quanto si apprende della consulenza dei fratelli musulmani e alcuni docenti della università di Napoli. Inutile aggiungere come la cosa abbia suscitato polemiche per una spesa considerata eccessiva per finanziare un progetto di dubbia utilità e che oltretutto si avvale del contributo di gruppi che hanno in passato mostrato una qualche attiguità con il fondamentalismo islamico.

Come evidenziato dal quotidiano francese Journal du Dimanche, il progetto coinvolge diverse università europee e l’Italia partecipa con l’Università degli Studi di Napoli l’Orientale. Si tratta di uno dei progetti con più fondi in assoluto tra i 17 mila sostenuti dal Consiglio europeo della ricerca. Nota anche con l’acronimo Euqu, l’iniziativa vanta un suo sito internet e ha visto la realizzazione di un saggio acquistabile online. Dal 2007 sono stati finanziati 17.000 progetti, ma “Il Corano europeo”, come evidenziato dal Journal du dimanche, è uno dei progetti “scientifici” che ha ricevuto il finanziamento più corposo. In confronto, un progetto sull’informatica quantistica ha ricevuto 15 milioni di euro nel 2013. L’ex capo di Frontex, Fabrice Leggeri, oggi eurodeputato del Rassemblement national, ha accusato Bruxelles di «finanziare la riscrittura della nostra storia e di spianare così la strada alle future rivendicazioni islamiste», mentre Céline Imart, eurodeputata dei Républicains, il partito gollista, ha sottolineato che questo progetto «non contribuisce in alcun modo alla leadership scientifica europea»: si tratta invece di «un caso di proselitismo identitario in netto contrasto con i valori e la storia europei».

“Il progetto EuQu è un finanziamento del Consiglio Europeo della Ricerca (Cer) attraverso il programma Horizon Europe, nell’ambito del pilastro ‘Eccellenza Scientifica’: il progetto è stato selezionato attraverso un rigoroso ed estremamente competitivo processo di peer review che ha coinvolto i migliori ricercatori di tutto il mondo”. Lo fa sapere un portavoce della Commissione europea, interpellato sul progetto di ricerca “il Corano Europeo”.

“Il Corano Europeo” (EuQu) studierà il ruolo del libro sacro musulmano nella storia culturale e religiosa europea (c. 1150-1850), collocando la percezione europea del Corano e dell’Islam nel frammentato panorama religioso, politico e intellettuale di questo lungo periodo. Il Corano svolge un ruolo chiave non solo nelle interazioni polemiche con l’Islam, ma anche nei dibattiti tra cristiani di diverse convinzioni ed è centrale nelle riconfigurazioni epistemologiche che sono alla base della modernità in Europa, dalla Penisola Iberica all’Ungheria. Il Corano è profondamente radicato nel pensiero politico e religioso dell’Europa e fa parte del repertorio intellettuale degli europei medievali e della prima età moderna di diverse confessioni cristiane, degli ebrei europei, dei liberi pensatori, degli atei e, naturalmente, dei musulmani europei.” Si legge nella motivazione che la commissione ha pubblicato per descrivere il progetto e giustificare l’ingente investimento fatto.

Oltre all’aspetto “scientifico”, il progetto “Il Corano europeo” ha anche un’ambiziosa componente pedagogica: sono infatti in corso due mostre, una a Tunisi e l’altra a Vienna. Quest’ultima mira a “mostrare che l’islam è sempre stato parte integrante della cultura europea”, ha spiegato Jan Loop, co-direttore del progetto finanziato dall’Ue. Altre dedicate al “Corano europeo” sono previste a Nantes, Lione, Budapest, Granada, Rabat e, secondo le informazioni del Journal du dimanche, persino in Vaticano.

Non è certo la prima volta che l’Unione europea finanzia iniziative applaudite dagli islamisti. Secondo quanto rivelato dal sito francese Fdsouche, nel biennio 2021-2023 il Ccib ha intascato dalla Commissione europea 53.119 euro per lottare contro “l’islamofobia sessista”. Il finanziamento sbloccato a favore del Collettivo contro l’islamofobia in Belgio rientra nel progetto “Magic”, ossia Muslim Women and Communities against Gender Islamophobia, promosso dall’Institut Européen de la Méditerranée e accolto a braccia aperte dai funzionari Ue. «Magic prevede un insieme di iniziative e di formazioni, campagne di sensibilizzazione, attività di dialogo, di diffusione e di comunicazione», si legge nella presentazione del progetto. Nel 2023, sempre Fdsouche, aveva rivelato che, col pretesto della “lotta all’islamofobia”, la Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen aveva concesso 100 mila euro a favore di varie associazioni vicine ai Fratelli musulmani, tra cui Al Fanar.

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