La promozione di Mirko Nesi solleva interrogativi su merito e conflitti di interesse
La recente nomina di Mirko Nesi alla guida della Direzione Legale e Societaria della SOGIN, la società pubblica incaricata dello smantellamento delle centrali nucleari, solleva gravi perplessità.
La decisione, voluta dall’amministratore delegato Gian Luca Artizzu, ha destato stupore non solo per la modalità improvvisa e unilaterale, ma soprattutto per il profilo del nominato e per i legami diretti che lo uniscono allo stesso AD.
Metodo Artizzu: nomine come strumento di potere
Secondo Alessandro Cicero, che segue da tempo le dinamiche interne alla SOGIN, Artizzu avrebbe adottato una logica di consolidamento personale, premiando chi in passato avrebbe osteggiato la dirigenza SOGIN o tentato di esercitare pressioni politiche contro la società stessa. In questo scenario, il criterio di selezione per i ruoli apicali non sembrerebbe più essere la competenza, ma la militanza pregressa contro l’azienda o i suoi vertici.
Un approccio che Cicero definisce “bieco” e riconducibile alla logica del “promoveatur ut amoveatur”, volto a disinnescare relazioni autonome all’interno del CDA e sostituirle con profili fedeli all’AD.
Il caso Mirko Nesi
La decisione di sostituire Vincenzo Ferrazzano, giurista di comprovata esperienza e con un curriculum considerato persino superiore a quello dello stesso Artizzu, con Mirko Nesi, è l’esempio più emblematico di questa logica. Ferrazzano era stato assegnato a un’altra direzione, mentre a Nesi era stata affidata la Direzione legale e societaria, una posizione strategica che richiede imparzialità, riservatezza e lealtà aziendale.
Tuttavia, fonti di stampa, riportano che Nesi avrebbe in passato cercato di sollecitare un’interrogazione parlamentare contro SOGIN, tramite una parlamentare della Lega. Non solo il tentativo sarebbe fallito, ma in una riunione politica successiva Nesi avrebbe espresso il proprio risentimento con toni duri e un linguaggio considerato inadeguato nei confronti dei vertici di partito. Un comportamento che, se confermato, sarebbe in evidente contrasto con le norme di lealtà aziendale, ma che non avrebbe impedito la sua promozione.
Il ruolo di Artizzu
Artizzu, pur consapevole dei trascorsi di Nesi, non solo non avrebbe ostacolato la nomina, ma sembrerebbe averne condiviso le opinioni e i toni. Questo rafforzerebbe l’ipotesi secondo cui l’AD avrebbe pianificato una serie di nomine basate su affinità ideologica e personale anziché su criteri aziendali. Il risultato sarebbe una progressiva occupazione di posizioni strategiche da parte di fedelissimi, anche in assenza dei requisiti necessari o nonostante comportamenti discutibili.

Il Presidente Carlo Massagli (ph web)
Le domande senza risposta al CDA
Cicero, in conclusione, rivolge un appello diretto al presidente Carlo Massagli e ai consiglieri del CDA, chiedendo se siano consapevoli della deriva gestionale e personalistica che starebbe caratterizzando la Società. Si interroga anche su quali siano i criteri adottati per le nomine, se vengano effettivamente valutate con criteri oggettivi o se siano semplicemente ratificate per inerzia.
Inoltre, solleva il dubbio se non si stia correndo il rischio di compromettere l’autonomia degli organi di controllo, visto l’orientamento che sembra emergere dalle recenti scelte. Un approccio che, secondo Cicero, metterebbe a rischio la trasparenza e l’efficacia operativa di SOGIN, ne indebolirebbe la governance compromettendone la missione fondamentale, cioè quella di gestire lo smantellamento delle centrali nucleari in modo imparziale e competente.