Elimina la noia e vedrai cosa accade, parola di Licinio Grossi
Quale percezione ha di noi il cavallo al di là delle azioni che facciamo quando siamo in sella?
“ Sai Clara questa domanda mi affascina molto perché l’argomento mi sta a cuore.Il cavallo
percepisce esattamente quale è il nostro d’animo. Se il nostro stato d’animo è vigile e tranquillo i
cavalli sono sereni; se noi abbiamo paura che ci guardi un salto…ti faccio un esempio se durante
la ricognizione del percorso pensavo..cavoli questo cavallo questa tavola non la rispetta, la tocca,
la guarda…. succedeva che 80 volte su 100 o facevo errore o una fermata. E questo accadeva
perché era la mia insicurezza, cioè perché non ero sicuro che quel cavallo avrebbe affrontato
bene quella difficoltà. Se viceversa il nostro atteggiamento è vigile e positivo sta certa che il cavallo
quell’errore non lo fa 80 volte su 100 e questo perché anche lui diventa immediatamente positivo.
E’ importante inoltre rilevare che soprattutto durante il lavoro a casa vedo spesso che molti fanno
sempre la stessa cosa, cioè la routine. Questo diventa NOIA per i cavalli, esattamente come per gli
esseri umani! Sai, io per fortuna non mi annoio perchè i cavalli mi danno molta vivacità nella mia
vita anche quando ho dei problemi. E’ fondamentale cambiare un po’ le nostre abitudini , e uscire
dalla routine utilizzando molta fantasia nel lavoro a casa. Molti cavalli purtroppo arrivano alla noia e
così è difficile che poi migliorino. Sono certo che molti dei cavalli che sono arrivati da me con dei
problemi alla fine si sono risolti o sono migliorati perché semplicemente gli ho tolto la noia. Perché
per esempio li faccio camminare sui sassi, li faccio camminare in salita con la longhina, perché li
faccio venire giù dalla montagna, o faccio le barriere a terra al galoppo a redini lunghe, basta avere
un po’ di fantasia e così perdono la noia e ritornano alla loro fase originaria cioè quella di essere
un cavallo che cammina sui sassi, che va in salita cioè che prova a ragionare. Ovviamente la
tecnica è indispensabile per creare dei buoni cavalli, così fanno dei buoni risultati ma non escono
mai dalla mischia. Infatti il risultato davvero straordinario lo fa il binomio, e il binomio lo crei con la
fantasia nel lavoro e con la felicità che prova un cavallo a saltare INSIEME CON TE.
Mi viene in mente la mitica Tequila:
“ ecco appunto, parlo spesso di Tequila alla quale avevo fatto un paddock davanti alla mia
casettina e quando mangiavo lei metteva dentro la testa e gli davo una carota, o un pezzo di
pane. Cioè vivevamo insieme, ERA UNA MIA FIDANZATA, ERAVAMO FIDANZATI. Per cui lei
faceva delle cose in gara per me, …delle volte all’inizio quando ancora non avevo capito bene e le
volevo insegnare delle cose lei quasi si offendeva. Si offendeva perché lei diceva: ma io le so già
fare, cosa vuoi fare? vuoi farmi girare qui davanti ad un oxer? Ma io lo so già fare non me lo devi
insegnare. Io giro qua e faccio l’oxer, punto!
Come si può divulgare questa parte meno “accademica”? cioè quella afferente alla psicologia del
cavallo che comprendo sia assolutamente necessaria e non va disgiunta dalla parte tecnica?
Se si riuscisse a trasferire questa conoscenza anche ai giovani avremmo certamente dei cavalieri
molto migliori. Avevo iniziato a fare degli stage ai giovani , ma poi ho smesso perché il problema lì
sono i genitori. Diciamo che loro spesso sono la causa che genera “la fine della equitazione”. O
meglio lì FINISCE IL RAPPORTO CON IL CAVALLO. Motivo per cui io ho ridotto questi stage per i
giovani e li faccio solo dove vedo che c’è un vero interesse per il cavallo. E mi dedico agli stage
con i cavalli giovani. E secondo me in Italia abbiamo dei cavalieri straordinari, direi forse più che
all’estero, ed abbiamo anche dei cavalli molto buoni allevati in Italia, ma a volte questi cavalli non
fanno quello che avrebbero potuto fare perché i cavalieri non sono attenti alla psigologia del
cavallo, cioè come dicevamo l’altra volta a fare attenzione al momento giusto. Sai ho avuto la
fortuna ai miei tempi di lavorare vicino a uomini di cavalli veri che prima guardavano la condizione
dei cavalli e poi ai risultati, ho vissuto nei mercati, ho vissuto con i marescialli dell’esercito, ho
montato con dei cavalieri straordinari, fra cui Mancinelli che era attentissimo al cavallo, e molti
cavalieri della mia epoca , anzi moltissimi sono naturalmente attenti alla condizione dei cavalli, al
lavor a quando si può spingere e quando invece è bene attendere, cioè al momento giusto. Per
esempio quello che adesso MANCA TANTISSIMO, è il rapporto da terra con il cavallo. Perché vedi
prima di salire in sella dobbiamo conoscerlo, e dobbiamo imparare ad ascoltare e a vedere.
Dobbiamo anche imparare a girarlo alla corda, a fargli tirare su i piedi, a farlo camminare, cioè ti
dico delle cose molto banali ma credimi molta gente non lo sa. Per esempio il fatto di mettergli la
testiera richiede delle attenzioni, perché se mettiamo una testiera troppo stretta gli fa venire mal di
testa, o una capezzina troppo stretta gli fa male e per forza poi sbatte la testa, ci credo ha male!
Cosa pensi Licinio dell’allevamento italiano?
Guarda io penso che noi abbiamo degli ottimi cavalieri, ma se investissimo di più sui cavalli giovani
non solo economicamente ma soprattutto in termini di tempo e di attenzione da rivolgere a questo
settore, sono sicuro che in 5 anni si raddoppierebbero i cavalli per le Coppe delle nazioni.
Abbiamo dei cavalli ottimi così come ti dicevo anche cavalieri eccellenti, e questo te lo dico perché
mi confronto molto con l’estero, lascia stare Guerdat o Von Eckermann che sono straordinari,
dobbiamo vedere dei buoni cavalieri che portano avanti i cavalli giovani, a questo proposito so
che è stato recentemente nominato Giovanni Lucchetti come responsabile/coordinatore del
settore, persona che stimo e ritengo essere capace e molto competente. E’ importante infatti che
ci sia una persona preposta a seguire questo comparto oltre ovviamente ad una adeguata
programmazione. Grazie Clara mi ha fatto molto piacere e magari avremo anche un seguito.
Caro Licinio mi ha fatto molto piacere ascoltarti quindi ti ringrazio di cuore per il tempo che mi hai
dedicato. Con il vivo desiderio che tutto questo possa essere non solo una conferma del sapere di
ciascuno ma che sia utile anche per arricchire la propria visione…proprio come è capitato a me.
Clara Campese
Scrivi a rubricaequestre@gmail.com una opportunità per esprimere il proprio pensiero.
…difficile per me non essere d’accordo con questa visione tutto tondo del cavallo.
Resta cmq una visione di un vissuto e di competenze senz’altro acquisite con esperienza e passione.
Tuttavia emergono delle riflessioni da fare e portare a monte del binomio stesso.
Spesso un buon cavaliere esprime il suo punto di vista da esperto e con la consapevolezza acquisita, tutto questo è da tradurre e riportare nella formazione che non completa ne il cavallo e manco i cavalieri.
Spesso la tecnica è considerata in primis, quando in realtà è l’ultima cosa da approfondire facendola crescere almeno con altri riferimenti fondamentali, individuando da subito un problema da risolvere nel più breve tempo possibile: la paura e l’ansia da prestazione.
Non risolvendo la paura non si avrà comunicazione.
La tecnica non è prioritaria ma complementarità.
In realtà sono due binari paralleli:
un binario dedicato alla comunicazione e alla piacevolezza di vivere il cavallo proprio come stato d’animo, la tecnica è quella parte serena per dare un’idea.Ascoltare o leggere di cavalieri esperti è sempre un piacere, del resto l’esperienza messa in campo è fatta di innumerevoli sbagli. Formare e dare un valore a questo vuol dire partire dai primi passi senza errori e dalle priorità che non sono i canoni attuali fatti solo di protocolli.