Piazza San Pietro accoglie il nuovo Papa americano
ROMA – Giorno 8 Maggio alle ore 19:17 il cardinale Dominique Mamberti ha annunciato pubblicamente il nome del 267esimo Papa della Chiesa Cattolica, Robert Francis Prevost.
Al momento dell’elezione, Piazza San Pietro ha contato oltre 100 mila persone provenienti da tutto il mondo, pronte ad accogliere il volto del nuovo Papa.
“La pace sia con tutti voi” con queste parole il papa nord-americano ha iniziato il suo discorso rivolto a tutto il mondo in ascolto – “Dobbiamo cercare insieme di essere una chiesa missionaria, che costruisce ponti e dialogo, sempre aperta a ricevere tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della nostra presenza, del nostro dialogo, del nostro amore” Ha detto durante la sua presentazione a Piazza San Pietro.
Robert Francis Prevost, il “meno americano degli americani”
Nato a Chicago il 14 settembre del 1955 da famiglia di origine francese, italiana e spagnola, Prevost si è laureato in matematica alla Villanova University della Pennsylvania nel 1977, unendosi lo stesso anno alla comunità di frati dell’ordine di Sant’Agostino. Nel 1981 ha emesso la professione solenne, partendo quattro anni più tardi in missione in Perù, dove sarà eletto vescovo e rimarrà fino al 1999.
L’elezione del Papa americano vede l’ombra di Donald Trump
Non è un segreto che in occasione del funerale di Papa Bergoglio, Donald Trump abbia donato al Vaticano un assegno di 14 milioni di dollari per contribuire al deficit di 70 milioni che affligge la borsa del Vaticano già da diversi anni. Per quanto non vi sia nessuna prova che tale mossa abbia realmente influenzato la decisione del Conclave all’elezione di un papa americano, non sono mancate supposizioni che dimostrino il contrario. Gli Stati Uniti si posizionano infatti come il principale donatore all’Obolo di San Pietro, seguiti da altre potenze mondiali tra cui la Germania. “Congratulazioni al cardinale Robert Francis Prevost. E’ un onore realizzare che è il primo papa americano, non vedo l’ora di incontrarlo” ha scritto Trump sui social.
Robert Prevost e le sue posizioni anti-trumpiane
In un post pubblicato sulla piattaforma X lo scorso Febbraio, il nuovo presidente americano Robert Prevost, rivolgendosi alle manovre Trumpiane di anti-immigrazione, ha scritto “Gesù non ci chiede di fare la classifica del nostro amore per gli altri”. In un altro post, pubblicato nel 2018, aveva affermato: “Non vi è nulla di minimamente cristiano, americano o difendibile moralmente in una politica che porta via i bambini dai loro genitori e li rinchiude in gabbie. Tutto questo è stato eseguito sotto il nostro nome e dobbiamo vergognarci tutti.” Non sono mancate critiche aspre al divieto di accesso in territorio statunitense da parte di Musulmani e rifugiati e parole di supporto e compassione per George Floyd.
I rapporti del Papa americano con Papa Bergoglio
“Ho sempre avuto l’impressione di un uomo che voleva vivere autenticamente, con coerenza, il Vangelo” Ha dichiarato il Papa americano in un’intervista riferendosi a Papa Bergoglio. Il 3 Novembre 2014, Prevost fu nominato da Bergoglio amministratore apostolico della diocesi di Chiclayo, in Perù, raggiungendo in seguito la nomina di Vescovo. Per quanto il profilo politico del nuovo Papa si focalizzi su una posizione maggiormente moderata su tematiche sociali inerenti l’omosessualità e la famiglia tradizionale, il suo interesse per gli immigrati sembra seguire le stesse orme di Papa Bergoglio.
Nonostante Prevost non abbia ancora espresso chiaramente le proprie visioni personali su questioni come l’aborto o l’ideologia di genere, il suo operato clericale Agostiniano e la guida del Dicastero dei vescovi, definisce le sue idee al riguardo di tipo conservatore, mantenendo invece una visione progressista su problemi sociali come l’immigrazione. Tuttavia, per quanto il suo orientamento politico possa distanziarsi dall’operato di Trump, l’elezione di un papa americano è destinata, in un futuro ormai prossimo, non solo al potenziamento di rapporti diplomatici italo-americani ma soprattutto a un velato soggiogamento della società italiana al potere americano.
Viviana Maya Bellavista
foto Andkronos