Sessualità: il nudo é spettacolo?

Cento domande sulla sessualità

Di

Nell’Inghilterra dell’Ottocento compare una forma di spettacolo “burla” parodia del teatro ufficiale, diventerà il genere definito “burlesque

IA Photo

Il termine burlesque, originato nei secoli scorsi nei teatri popolari tra risate e sberleffi, in anni recenti si è diffuso ben oltre la nicchia dei cultori del genere entrando nel vocabolario comune come New Burlesque. Un rilancio ottenuto con sofisticate protagonste come la celebre Dita Von Teese. Il burlesque è ballo ma senza coreografie precise e teatralità della donna nel togliersi abiti succinti davanti a un pubblico pagante con l’estro e l’improvvisazione del momento.

Il burlesque è anche strip-tease: uno spogliarello in cui però il teasing – ovvero la tensione, la provocazione, la ricerca della seduzione – ha di solito più peso dello strip vero e proprio. Unendo ballo, teatro e strip-tease, il burlesque diventa un’arte performativa, nemica delle regole e delle categorie, che trova nell’eros il proprio filo rosso, il proprio marchio distintivo.

In epoca vittoriana (1837-1901) la nudità della donna era drasticamente proibita, tanto da far dichiarare ai cronisti dell’epoca che ci fosse la sottile tentazione di coprire le gambe anche alle sedie. Gli impresari di spettacolo sia inglesi che americani, sfruttarono questa proibizione con la messa in pista di spettacoli osé per l’epoca come quando nel 1866 il musical the Black Crook in scena a Brodway mette in mostra un corpo di ballo di 70 ragazze con addosso ingannevoli calzamaglie color carne.  

Dive del Passato: Gaby Deslys e Tempest Storm

Subito dopo, nel 1870, in Inghilterra trionfa una certa Lydia Thompson che mostrava, con un esotico gonnellino, solo le gambe ma coperte da calzamaglia. Si deve arrivare al 1905 per il primo nudo integrale in teatro della soubrette marsigliese Gaby Deslys, seguita da innumerevoli star come Annie Banks che prende il nome di Tempest Storm con le sue prorompenti misure (110 cm. di circonferenza seno, 60 cm. di punto vita e 90 cm. di fianchi)

Intanto arriva presto a Brodway il successo delle Ziegfeld girls con l’impattante slogan “ Non è uno show per famiglie”  che porta il biglietto d’entrata dai tipici 75 centesimi a 5 dollari.

La concorrenza però avanza con i fratelli Minsky che lanciano un altro slogan: “Biglietti più economici, ballerine più svestite”, con una passerella sempre più vicina al pubblico che ha quasi la sensazione di poter toccare i corpi nudi.

Il giornalista Edmund Wilson scrive: “Si va a vedere il burlesque per guardare i sogni che diventano realtà…e o ognuno rimane lì seduto da solo con il proprio sogno” (da Eros e Burlesque di V.Julie)

Umberto Palazzo

Cultore di Storia della Sessualità

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube