Un’artista poliedrica, a tutto tondo, con una grande passione per il sociale, ha espresso nella sua vita sempre messaggi potenti e incisivi. Sia nella musica attraverso i suoi brani che nei suoi progetti, creando dal nulla nuove tendenze, nuovi mondi. Tutto questo risponde al nome di Jo Squillo, che adesso si racconta dagli inizi della sua carriera ad oggi. Dalla musica punk all’aver creato la prima televisione satellitare dedicata allo stile ‘’Tv Moda’’ fino ad arrivare alla fondazione di una onlus “Wall of Dolls” a sostegno delle donne vittime di violenza.
Ci piace un po’ ricordare da dove hai cominciato. Sei stata una delle antesignane della musica punk rock. Oggi sei una donna famosa affermata, creativa. Se dovessi fare un raffronto tra la Jo di prima e quella di oggi?
Sono una donna in continua evoluzione, credo che, quando una persona compie un percorso di ricerca continua, poi si trovi a vivere una vita piena di interessi, di esplorazione, di tanti mondi diversi. Calcola che io ho quattro vite, e sono sempre stata curiosa rispetto a quella che è la potenzialità di noi donne. Questa grande passione sicuramente viene dalle grandi donne della mia vita a partire da mia mamma, le nonne e anche Paola la mia sorella gemella. È nel mio dna nell’avere questa energia ribelle.
Ho iniziato la mia attività artistica nel 1980 con le Kandeggina Gang, la prima band tutta al femminile, Era il tempo del movimento punk, con la cresta e i capelli verdi.
Bei tempi, bei ricordi… era veramente un altro mondo…
Esatto, era proprio così… perché abbiamo inventato in quegli anni tutto quello che vedi adesso.
In questo sei stata un’antesignana, un precursore di nuovi modi e mondi…
Abbiamo aperto piste nuove, tracciato nuovi orizzonti. C’è stata anche tanta sofferenza, anche perché la nostra generazione voleva il cambiamento. È stato un percorso coraggioso, siamo sopravvissuti all’epoca del terrorismo, della droga, che ci ha segnato, abbiamo perso degli amici. Però, il mio intento è stato sempre quello di continuare a dare un punto di vista diverso rispetto al contesto. Cercando la via del rispetto e della giustizia sociale, è quella da cui ho iniziato cantando “violentami piccolo sul metrò”, facendolo con grinta e determinazione. Qualcuno non ha capito questo messaggio a quei tempi, e forse neppure adesso. Come dire, ti occupi di violenza e poi scrivi un brano che si intitola “violentami’’: appunto!!! Perché era quello il linguaggio punk. Il ribaltamento del ruolo da vittime, vittime quindicenni di un sistema che vietava ad una ragazza di essere libera di scegliere il proprio futuro, vittime di un patriarcato che ci inculcava il discorso che, se giravamo per strada con la minigonna, allora era stata colpa nostra, se ci violentavano. Tutte avevamo sempre paura ad andare in giro la sera e purtroppo oggi poco è cambiato. Comunque, rispetto alla mia età, posso dire che il meglio deve ancora venire.
Spiegaci…
Nel senso che, quando faccio concerti, mi chiedono, i giovani soprattutto, “ma come fai a ballare come un grillo, mentre io dopo una canzone sono già stanca morta! E tu resisti per un’ora e mezza, saltando cantando, quale droga usi?”. E miei fan che mi conoscono, rispondono: “è la droga che si fa di Jo”.
E tutto questo a cosa lo devi?
Alla mia energia, la stessa che ci ha fatto crescere negli anni 80. Mi ricordo che andai sul vulcano Etna in eruzione a registrare uno dei primi video clip per la canzone “Avventurieri”.
Ci hai parlato delle tue quattro vite come le contraddistingui e potendo dare un aggettivo a ciascuna di loro?
La prima è sicuramente quella punk! Cresta , capelli verdi, borchie, questo ero il mio pensiero ecologista: una mente più green. Erano i meravigliosi e veloci anni 80, si guardava al futuro, si pensava che nel 2000 con il cambio del millennio, tutto sarebbe cambiato e facevamo grandi sogni con la certezza che qualcosa sarebbe arrivato. Avevamo quella spregiudicatezza di chi aveva pochi soldi ma tante idee, inventori. ”Non vedo l’ora di vivere il 2000 insieme a te“ cantavo, ma direi che è stato un brutto colpo, non è cambiato niente.
Poi la seconda vita?
Inizia nel ’91, con “Siamo Donne, oltre le gambe c’è di più!”. Ho scritto la canzone, sicuramente molto popolare, chiamai Sabrina (Sabrina Salerno, n.d.r.) per cantarla a Sanremo, per raccontare insieme il variegato universo femminile. Fu un grande successo, ma soprattutto un merito, a mio avviso, per il messaggio che lanciavamo. Difatti, ancora adesso è un inno delle donne. Anche perché io non vedo il successo inteso come aspetto commerciale, ma come previsione per un domani migliore e quello è il vero successo. Ho fatto liceo artistico e l’Accademia di Brera, e per me il concetto dell’artista, è quello di dare continuamente stimoli.
La terza vita?
È un racconto più legato tra la musica e la moda. La nascita di un progetto che ho creato io stessa e che mi ha reso imprenditrice. Per comprendere al meglio, io ho investito tutti i miei soldi dei guadagni di allora creando per l’appunto un progetto creativo. Ed è nato nel 2000 il primo ed unico canale televisivo satellitare intitolato “TV Moda” dedicato al mondo fashion e stile italiano con tutte le sfilate e gli eventi internazionali. È stata veramente una grande impresa, in quanto non è stato facile venire dal mondo della musica ed arrivare in un altro mondo così elettivo, selettivo ed essere riconosciuta poi come “la signora della moda”.
La quarta vita ?
Sono un po’ ritornata alle origini. sono ritornata all’artivismo: quindi usare le mie arti, il mio bagaglio al servizio dell’attività sociale contro la violenza sulle donne e per questo è nata 11 anni fa ” Wall of Dolls “ONLUS, l’associazione che si occupa di raccontare e di sostenere le donne vittime di violenza. Sia dal punto di vista della promozione del cambiamento culturale, ma anche aiutando in modo fattivo le sopravvissute economicamente e legalmente. Il nostro orgoglio è quello di aver realizzato otto documentari sulle donne che raccontano le diverse sfaccettature della violenza di genere: dai matrimoni forzati alle donne in prigione. Tutto questo diventa materiale imprescindibile che sostiene le nostre campagne di divulgazione e informazione in merito. Quando andiamo nelle scuole per aiutare al meglio i ragazzi a comprendere il problema attraverso un linguaggio culturale, diverso e ben lontano dagli stereotipi classici. “il Muro delle Bambole “ è la più grande installazione contro il femminicidio.
Quante location vanta “Wall of Dolls?
Saranno una decina adesso. Siamo presenti a Milano, Roma, Genova, Trieste, Brescia, anche perché a ridosso di queste colonne portanti ci sono muri più piccoli in altre città.
Puoi raccontarci di un caso di cui vi siete occupati a cui avete dato una mano attiva e risolutiva?
Sì, è il caso di questa settimana di una donna, il cui ex marito aveva letteralmente sottratto la figlia dall’affidamento, chiudendola in casa senza mandarla più a scuola. E con un grande lavoro dei nostri avvocati siamo riusciti a far ritornare la bambina dalla mamma.
Il vostro impegno fattivo quotidiano, questo grazie anche alla rete di sostenitori e i tuoi collaboratori…
Sì, è il caso di Parvinder Aoulakh, da tutti conosciuta come Pinky, responsabile del Wall of Dolls di Brescia, lei stessa vittima di violenza, suo marito le ha dato fuoco davanti ai suoi figli, si è ricostruita una vita ed è oggi una donna attiva tanto che è diventata un’imprenditrice. Ed essendo presente sul territorio capillarmente, riesce ad intervenire in maniera efficace.
Un plauso va anche alla presidentessa di Wall of Dolls, la collega nonché giornalista Francesca Carollo….
Brava, difatti, è attivissima, non a caso è la presidentessa di Wall of Dolls, sempre sul pezzo. Adesso abbiamo attivato una borsa di studio per far sì che donne con un vissuto di violenza possano ricostruirsi una vita lavorativa. Quindi con la formazione di nuove figure nel settore della moda per far sì che rinascano attraverso i corsi che noi finanziamo. Siamo molto orgogliose di questo.
Ti faccio una domanda di rito… Pensi di aver aperto quel cassetto del fatidico Sogno?
Ma in questo mi ritengo una donna fortunata. Sì, penso davvero di averlo aperto , riempito e svuotato . Ho realizzato molto e so che le sfide sono sempre tantissime. Sette anni fa, ad esempio è arrivata Michelle,sono diventata la sua madre elettiva proprio nel periodo più difficile della mia vita quando in un mese ho perso mia madre e mio padre. Lei ora ha 25 anni fa la DJ in un programma su Rai 1, ogni settimana fa la spola tra Roma e Milano e sono orgogliosissima di Lei.