Delibera contestata nelle Marche: la gestione dei danni da ungulati torna al centro del dibattito nazionale
Una lettera aperta indirizzata al Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, e alle forze politiche regionali, solleva dubbi rispetto alla Delibera di Giunta Regionale n. 92 del 3 febbraio 2025, che disciplina la gestione e gli indennizzi per i danni provocati dagli ungulati, in particolare dai cinghiali, e riaccende i riflettori su questo scenario.
Il documento, sottoscritto da rappresentanti del settore agricolo e associazioni locali, chiede la sospensione immediata della delibera, ritenuta penalizzante per gli agricoltori marchigiani e non conforme alla normativa nazionale e agli orientamenti della Corte Costituzionale.

Gli incidenti stradali causati dalla fauna selvatica sono in aumento in tutta Italia. Chiesto un piano nazionale di intervento (ph web)
Un fenomeno nazionale
L’aumento della popolazione di cinghiali e altri ungulati selvatici rappresenta da anni una sfida per molte regioni italiane. Secondo l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), negli ultimi venti anni il numero di cinghiali in Italia è cresciuto in modo significativo, con impatti rilevanti sull’agricoltura e sulla sicurezza stradale.
Nel 2024, l’Osservatorio ASAPS ha rilevato 199 incidenti stradali gravi, che hanno coinvolto animali, con un bilancio di 14 morti e 254 feriti. Il 91% dei casi ha coinvolto fauna selvatica, in particolare cinghiali e caprioli, mentre solo il 9% ha riguardato animali domestici.
Le Marche, caratterizzate da vaste aree rurali e agricole, sono tra le zone più colpite, ma situazioni analoghe si riscontrano anche in Toscana, Umbria, Lazio, Piemonte e in molte altre zone del Paese.
I punti deboli della delibera
“La delibera contestata – interviene Fabio Desideri, segretario nazionale di Pensiero Popolare Italiano – attribuisce agli agricoltori responsabilità che, per legge, spettano esclusivamente alla pubblica amministrazione”.
La gestione ordinaria e straordinaria della fauna selvatica, così come la prevenzione dei danni causati, sono infatti competenze pubbliche sancite dalla legge 157/1992 e ribadite da recenti sentenze della Corte Costituzionale.
“Nonostante ciò, – ribadisce Desideri – la delibera trasferisce tali incombenze agli agricoltori, esponendo le imprese a un carico economico e operativo aggiuntivo. Inoltre, la procedura prevista per la richiesta di risarcimenti vincola gli agricoltori all’utilizzo del portale regionale SIAR tramite i sindacati agricoli, che richiedono un compenso per il servizio, un onere che non trova riscontro nella normativa nazionale e che grava ulteriormente sulle aziende”.
Il censimento degli ungulati, poi, viene affidato ai cacciatori, soggetti direttamente interessati all’attività venatoria, situazione che può compromettere l’imparzialità dei dati raccolti. Infine, i criteri stabiliti per la quantificazione dei danni agricoli non si basano su parametri di mercato, ma su disposizioni considerate arbitrarie, con il rischio di una sottostima degli indennizzi dovuti agli agricoltori.

Presentato un documento unitario al Presidente della Regione Marche: agricoltori e associazioni chiedono il ritiro della delibera (ph web)
Conseguenze e rischi sul territorio
Le organizzazioni agricole e territoriali segnalano come queste disposizioni possano tradursi in un aggravio burocratico ed economico per aziende agricole spesso già fragili dal punto di vista finanziario. Inoltre, evidenziano come la tutela delle colture e del tessuto rurale risulti inadeguata. Tale scenario potrebbe, infine, aggravare lo spopolamento dell’entroterra, con conseguenze negative sulla tenuta socio-economica di questi territori.
Verso un modello condiviso e sostenibile
Di fronte a queste criticità, il documento sollecita il ritiro della delibera e la riapertura di un confronto inclusivo, che coinvolga associazioni di categoria, imprese agricole, cittadini e realtà sociali.
Viene inoltre richiesta l’elaborazione di un piano pubblico di eradicazione e controllo degli ungulati, che utilizzi tecnologie moderne come droni e fototrappole e applichi criteri imparziali e trasparenti per il censimento e la valutazione dei danni. Infine, il documento evidenzia l’impegno di soggetti locali, tra cui il Distretto Bio, che si propone di elaborare proposte condivise da sottoporre alle istituzioni.
Un tema cruciale per l’intero Paese
Il caso delle Marche rappresenta un esempio emblematico di un’emergenza nazionale, che richiede risposte efficaci e coordinate a livello regionale e nazionale. La gestione della fauna selvatica in Italia resta un tema complesso e spesso controverso, che richiede un equilibrio tra tutela ambientale e sostegno alle imprese agricole.
La trasparenza nelle procedure, l’adozione di tecnologie avanzate per il monitoraggio e il coinvolgimento di tutti gli attori interessati sono elementi fondamentali per una gestione sostenibile e condivisa, in grado di salvaguardare tanto il patrimonio naturale quanto quello socio-economico delle comunità rurali.