di Melinda Miceli
Nel ventre sacro dell’Aspromonte, tra le pieghe di una Calabria ancora selvaggia e misterica, Galatro Terme è ancora luogo di guarigione e contemplazione in cui natura, arte e fede convergono in un’unica sinfonia spirituale. In queste terre, il genius loci non è un’astrazione poetica, ma una presenza viva che si manifesta nei vapori delle terme, nelle icone bizantine e nei racconti tramandati come reliquie orali.
Fonti romane testimoniano l’uso delle acque di Galatro già in epoca imperiale. Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia menziona “le sorgenti calabresi che curano lo spirito degli afflitti”, probabilmente alludendo alle proprietà termali delle zone interne dell’antica Bruttium. Ma è nel Medioevo che Galatro si riveste di un’aura ancora più intensa: i monaci basiliani, veri architetti dell’equilibrio tra ascetismo e conoscenza cosmica, frequentarono le grotte attorno al torrente Fermano, dando origine a una piccola comunità spirituale di cui restano tracce nel rudere del convento di Sant’Elia dove visse Barlaam.Nel 1342 ad Avignone conobbe Francesco Petrarca, a cui iniziò ad insegnare il greco. Il Petrarca si adoperò per fargli assegnare la diocesi di Gerace, così Barlaam di Seminara fu nominato vescovo di Gerace da papa Clemente II il 2 ottobre del 1342. La bolla relativa alla sua elezione al vescovato di Gerace riporta: “Monachus monasteri Sancti Heliae de Capasino Ordinis Sancti Basilii Militensis Diocesis, in sacerdotio constitutum“.
Barlaam fu maestro di greco e latino di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio e diede importanti contributi, attraverso la riscoperta dei testi greci a tutto ciò che dopo porterà allo sviluppo del movimento umanista.
Lo stemma comunale, sobrio ma eloquente, presenta un albero al centro dello scudo, radicato in un monte e sormontato da una croce. L’albero simboleggia l’albero della vita, che nella simbologia medievale rappresentava l’ascensione spirituale, mentre la croce richiama la protezione divina sulle fonti vitali del territorio. La corona muraria sovrastante lo scudo evoca la dignità storica del borgo come “comunitas libera”, partecipe del destino della Magna Grecia e poi del Regno di Napoli.
Oggi, Galatro Terme si propone come un laboratorio dell’anima, in cui l’esperienza termale diventa rituale di rigenerazione spirituale. Non a caso, numerosi pellegrini e ricercatori dello spirito scelgono questo luogo per ritiri, meditazioni e percorsi simbolici. Gli archetipi presenti, acqua, grotta, monte, albero, compongono un mandala vivente che, letto con occhi iniziati, dischiude il senso profondo dell’essere e del divenire.
In un’epoca in cui l’uomo ha smarrito il contatto con le forze telluriche e cosmiche, Galatro si offre come un templum naturale, dove il tempo sacro continua a scorrere, e l’arte, la storia e la natura parlano il linguaggio eterno dell’anima.