Galatro crocevia di Acque Sacre, Natura, Arte e Sapienza nascosta

Calabria

Di

di Melinda Miceli

Nel ventre sacro dell’Aspromonte, tra le pieghe di una Calabria ancora selvaggia e misterica, Galatro Terme è ancora luogo di guarigione e contemplazione in cui natura, arte e fede convergono in un’unica sinfonia spirituale. In queste terre, il genius loci non è un’astrazione poetica, ma una presenza viva che si manifesta nei vapori delle terme, nelle icone bizantine e nei racconti tramandati come reliquie orali.

Nell’incantevole angolo della Calabria, ai piedi delle pendici del Parco Nazionale dell’Aspromonte,  Galatro Terme, è quel borgo unico che si dischiude nella vallata fluviale come un sigillo di quiete e armonia dove la natura sussurra dalle sue antiche pietre, storia e arcana poesia. Scrivere di Galatro Terme significa penetrare in una dimensione sinestetica dove l’arte della terra incontra quella dell’uomo in un connubio quasi mistico.
Immerso in una vegetazione rigogliosa, Galatro si mostra come un anfiteatro naturale scolpito da millenni ove si ode il respiro sacro dell’Aspromonte. Le acque limpide del fiume Metramo scorrono come arterie vitali in un paesaggio che alterna foreste di lecci e castagni a pareti rocciose che raccontano la storia geologica del Sud. Il silenzio vibrante, rotto solo dal canto degli uccelli e dal vento che sfiora le chiome degli alberi, come un’antica lira che accompagna il viandante in un cammino interiore.
La sua bellezza permane nel patrimonio artistico.
Le chiese di Galatro, piccoli scrigni di devozione e arte, custodiscono tele, affreschi e reliquie che dialogano con la luce in modo quasi teatrale. Il Santuario della Madonna della Montagna è un luogo elevato non solo geograficamente ma spiritualmente, dove ogni pietra sembra aver assorbito la preghiera del tempo. Camminare tra i vicoli del borgo è come leggere un manoscritto illustrato: balconi fioriti, pietre scolpite, architetture in dialogo con la tradizione bizantina e normanna.
Ma è l’acqua termale il cuore pulsante di Galatro, un elemento che guarisce, rigenera e riconnette. Le Terme di Galatro, conosciute sin dall’antichità, sgorgano da sorgenti sulfuree incastonate nel verde, con proprietà terapeutiche rinomate in tutta Europa.

Fonti romane testimoniano l’uso delle acque di Galatro già in epoca imperiale. Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia menziona “le sorgenti calabresi che curano lo spirito degli afflitti”, probabilmente alludendo alle proprietà termali delle zone interne dell’antica Bruttium. Ma è nel Medioevo che Galatro si riveste di un’aura ancora più intensa: i monaci basiliani, veri architetti dell’equilibrio tra ascetismo e conoscenza cosmica, frequentarono le grotte attorno al torrente Fermano, dando origine a una piccola comunità spirituale di cui restano tracce nel rudere del convento di Sant’Elia dove visse Barlaam.Nel 1342 ad Avignone conobbe Francesco Petrarca, a cui iniziò ad insegnare il greco. Il Petrarca si adoperò per fargli assegnare la diocesi di Gerace, così Barlaam di Seminara fu nominato vescovo di Gerace da papa Clemente II il 2 ottobre del 1342. La bolla relativa alla sua elezione al vescovato di Gerace riporta: “Monachus monasteri Sancti Heliae de Capasino Ordinis Sancti Basilii Militensis Diocesis, in sacerdotio constitutum“.

Barlaam fu maestro di greco e latino di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio e diede importanti contributi, attraverso la riscoperta dei testi greci a tutto ciò che dopo porterà allo sviluppo del movimento umanista.

Lo stemma comunale, sobrio ma eloquente, presenta un albero al centro dello scudo, radicato in un monte e sormontato da una croce. L’albero simboleggia l’albero della vita, che nella simbologia medievale rappresentava l’ascensione spirituale, mentre la croce richiama la protezione divina sulle fonti vitali del territorio. La corona muraria sovrastante lo scudo evoca la dignità storica del borgo come “comunitas libera”, partecipe del destino della Magna Grecia e poi del Regno di Napoli.

Oggi, Galatro Terme si propone come un laboratorio dell’anima, in cui l’esperienza termale diventa rituale di rigenerazione spirituale. Non a caso, numerosi pellegrini e ricercatori dello spirito scelgono questo luogo per ritiri, meditazioni e percorsi simbolici. Gli archetipi presenti, acqua, grotta, monte, albero, compongono un mandala vivente che, letto con occhi iniziati, dischiude il senso profondo dell’essere e del divenire.

In un’epoca in cui l’uomo ha smarrito il contatto con le forze telluriche e cosmiche, Galatro si offre come un templum naturale, dove il tempo sacro continua a scorrere, e l’arte, la storia e la natura parlano il linguaggio eterno dell’anima.

Galatro 
nel mio sentire di Critico, si fa templum di connessione, ovvero spazio sacro e geografia dell’anima, tra il palpito della natura e l’eco dell’arte alla ricerca di vibrazioni superiori.
E così, per rendere omaggio a questa perla calabrese, ecco che l’articolo si fa poesia, affinché il messaggio si elevi oltre la pagina, al di la’ di ogni critica che possa essere mossa al borgo feudale e medievale, pietra miliare da visitare e ammirare.
Dott.ssa Melinda Miceli Critico d’arte 

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