Non racconto la mia storia per rivalsa, ma per responsabilità. Perché ogni procedura impropria ha un costo umano, sociale, economico.
E a sostenerlo è sempre la collettività.
“Per anni ho lavorato con responsabilità in una società pubblica.
Nel 2019 sono stata licenziata per giusta causa.
Tre gradi di giudizio civile hanno stabilito che quel licenziamento era illegittimo e che le accuse erano infondate.
Eppure, non sono mai stata reintegrata.
Oggi affronto ancora un processo penale, un sequestro immobiliare e un giudizio davanti alla Corte dei Conti. Per gli stessi fatti.
Pubblica nei doveri, privata nei diritti. Penalizzata due volte per lo stesso motivo.
Nel frattempo, il mio TFR è stato trattenuto per anni senza titolo, mentre nessun amministratore o organo di controllo è mai stato chiamato a rispondere.
Solo io. Che ho semplicemente lavorato.
**La mia vicenda non è un’eccezione. È un sintomo.
Un sistema frammentato, rigido, incapace di leggere la complessità.
Un sistema dove la giustizia civile riconosce un torto, ma quella penale e contabile continua a colpire.
E troppe volte, in questo Paese, abbiamo contato morti e vite spezzate per malagiustizia, inerzia o ottusità amministrativa.
Credere nella giustizia significa anche denunciarne i limiti.
Amare le istituzioni significa pretendere che siano più giuste, più umane.
Condividere, informare questa storia è un atto di responsabilità civica.
Perché domani potrebbe riguardare chiunque.
E perché nessuno dovrebbe affrontare tutto questo da solo.
Lettera aperta della Dottoressa Silvia Saltamartini