Con una partita di una dedizione infinita, il Lecce vince all’Olimpico contro la Lazio e centra la terza salvezza consecutiva, risultato mai raggiunto nella sua storia. In serie B, dopo il Monza, scivolano Venezia ed Empoli.
A fine gara la dedica di Giampaolo (poi ribadita dal presidente Sticchi Damiani) a Graziano Fiorita, il fisioterapista deceduto improvvisamente il 24 aprile, pochi giorni prima la trasferta di Bergamo, è stata l’amorevole omaggio di un gruppo che ha tenuto duro in una fase di grande dolore e che, nonostante l’umano smarrimento e il senso di svuotamento davanti alla perdita di un “fratello”, ha saputo trovare le risorse, soprattutto mentali, per dare una svolta a un torneo che aveva preso una piega molto pericolosa.
Nel finale di stagione, infatti, i salentini si sono rimessi in carreggiata, cedendo il passo solo al Napoli, poi laureatosi campione d’Italia: due pareggi, con Atalanta e Verona e due vittorie negli ultimi due turni, con Torino e Lazio.
Alla vigilia dell’ultimo atto del campionato il Lecce aveva una sola certezza: con i tre punti sarebbe rimasto in serie A, indipendentemente da tutte le combinazioni possibili degli altri risultati. Scortato da 4mila straordinari tifosi, all’Olimpico i salentini hanno sfoderato una prestazione chirurgica, sicuramente la migliore dal punto di vista temperamentale, che non è stata compromessa nemmeno dall’espulsione di Pierotti, per doppia ammonizione, alla fine del primo tempo, ma che anzi, l’ha resa letteralmente eroica. Il gol decisivo è stato di Coulibaly, assoluto protagonista in campo, che al 43’ ha recuperato il pallone sulla trequarti dei biancocelesti e finalizzato l’azione dopo uno scambio con Krstovic.
Nel secondo tempo la squadra di Giampaolo, in inferiorità numerica, si è disposta nella propria metà campo con l’obiettivo dichiarato di resistere fino allo stremo delle forze e così ha fatto, grazie anche a un Falcone sempre attento e reattivo. E con il passare dei minuti quel traguardo che alla vigilia sembrava oggettivamente complicato, è diventato sempre più vicino anche perché da Empoli e da Venezia giungevano indicazioni incoraggianti, tanto che anche un pari alla fine sarebbe bastato per tenere dietro toscani e veneti.
E così, dopo essere stato virtualmente salvo già alla fine del primo tempo, il Lecce ha centrato l’obiettivo reale, il solo che contasse, anche dopo i cinque minuti di recupero concessi dall’arbitro Fabbri, scatenando la gioia incontenibile dei suoi tifosi al seguito mentre, a circa 600 chilometri di distanza, nel centro di Lecce si andavano formando i primi caroselli.
La terza permanenza di fila nella massima categoria decreta un posto d’onore nella storia ultracentenaria del club per il presidente Saverio Sticchi Damiani e per il direttore dell’area tecnica, Pantaleo Corvino. La scommessa, senza dubbio audace come indicano alcuni parametri di valutazione, peggior attacco e quarta peggior difesa, l’ha vinta anche questa volta consegnando, inoltre, tra il dare e l’avere delle due sessioni di calciomercato, un saldo economico significativamente positivo.
Il tabellino di Lazio-Lecce 0 a 1
LAZIO (4-2-3-1): Mandas; Marusic (46’ Hysaj), Gila, Romagnoli, Tavares (73’ Pellegrini); Guendouzi, Rovella (76’ Vecino); Isaksen (46’ Pedro), Dia, Zaccagni (76’ Noslin)(cap.); Castellanos. Allenatore: Del Rosso
LECCE (4-2-3-1): Falcone; Guilbert, Gaspar, Baschirotto (cap.), Gallo; Ramadani (73’ Veiga), Berisha (59’ Kaba); Pierotti, Coulibaly, Karlsson (59’ Helgason); Krstovic (88’ Burnete). Allenatore: Giampaolo
Marcatori: 43’ Coulibaly
Ammoniti: 32’ Guendouzi, 37’ e 47’ Pierotti, 69’ Falcone
Espulso: 93′ Romagnoli
Arbitro: Fabbri; assistenti: Carbone e Peretti; quarto ufficiale: Ayroldi
Var: Meraviglia e Piccinini
Autore: Gabriele De Giorgi
FONTE: Lecceprima.it