Warhol e Banksy riscrivono le regole dell’arte

Arte, Cultura & Società

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Al Wegil di Roma, oltre 100 opere per indagare il rapporto tra artista, mercato e immagine oggi

Fino al 6 giugno, gli spazi espositivi del Wegil di Roma ospitano la mostra Warhol Banksy, curata da Sabina de Gregori e Giuseppe Stagnitta. Un progetto innovativo che fa dialogare due figure leggendarie dell’arte contemporanea, all’apparenza lontane per epoca, stile e modalità espressive, ma accomunate da un’intuizione centrale: l’arte come dispositivo mediatico, come costruzione consapevole di un’identità pubblica, che si sviluppa sia operando al suo interno, sfruttandone le logiche e i canali, sia prendendone le distanze per metterne in discussione i meccanismi e le contraddizioni.

 

Venerdì 30 maggio, dalle ore 18.00 alle 21.00, sarà possibile partecipare a una visita guidata con Giuseppe Stagnitta, seguita da un buffet aperitivo accompagnato dalle atmosfere sonore del dj Bibi. A seguire, fino all’una di notte, gli spazi espositivi saranno animati dal dj set di Ale Playswith. La direzione artistica dell’evento è affidata a Mamadou Inapogui, con l’organizzazione a cura di Giulia Borghese. L’happening, infatti, si configura come un’estensione del percorso espositivo. Non un momento collaterale, ma riflette i temi della mostra: la contaminazione tra linguaggi, il confronto tra culture visive, l’arte come esperienza condivisa.

 

Due strategie opposte, una stessa intuizione

Andy Warhol, emblema della Pop Art, ha trasformato l’immaginario di massa in linguaggio artistico, elevando l’icona a opera e l’opera a prodotto. Banksy, artista britannico anonimo ma onnipresente, ha invece operato dal basso, sfruttando il linguaggio del graffito e dell’intervento urbano per mettere in discussione le dinamiche del potere, i meccanismi dell’informazione e le logiche del consumo. Se Warhol ha reso il brand un’estetica, Banksy ha fatto del proprio anonimato un marchio globale. Entrambi, in modi diversi, hanno saputo manipolare il concetto stesso di autore, diventando più famosi delle loro opere.

 

“Marilyn Monroe” (1962), Warhol ha trasformato immagini popolari in prodotti culturali (ph MQ)

Più di 100 opere esposte

La mostra si sviluppa come un confronto parallelo, più che un dialogo diretto, tra due strategie artistiche divergenti, ma complementari. Oltre 100 opere, provenienti da collezioni private e importanti gallerie, delineano un percorso articolato, che spazia dai celebri ritratti warholiani di Marilyn Monroe, Mao, Grace Kelly e Mick Jagger, fino alle figure-simbolo di Banksy, come la Regina Vittoria rivisitata o la sensuale Kate Moss. Tra le opere più significative si segnalano l’autoritratto su tela Self Portrait del 1967 di Warhol e il Computer Boy di Banksy, quest’ultimo interpretato come un’indagine introspettiva, che anticipa le tensioni contemporanee tra identità e tecnologia. Entrambi i lavori concretizzano una riflessione profonda sulla condizione dell’artista e sul ruolo dell’immagine in un’epoca segnata dalla mediatizzazione e dalla digitalizzazione.

 

Simboli e contaminazioni

L’accostamento tra i due artisti non si ferma alle immagini. Un’intera sezione è dedicata al loro rapporto con la musica: dalla celebre banana warholiana per The Velvet Underground & Nico al poster Pulp Fiction di Banksy, in cui John Travolta la impugna come fosse un’arma. Anche in questo caso il rimando si fa riflessione ironica sull’efficacia del simbolo, sulla persistenza della citazione, sulla coesistenza tra arte e cultura popolare.

 

“Flower Thrower” (2005), Banksy usa graffiti e arte urbana per sfidare potere, media e consumismo (ph MQ)

Il valore della mostra sta nella sua capacità di offrire al pubblico una lettura trasversale di due percorsi artistici molto diversi, ma convergenti nel metodo e nell’obiettivo. Entrambi hanno indagato i meccanismi del riconoscimento, il rapporto tra artista e mercato, tra originalità e riproduzione. Warhol ha fatto dell’arte un prodotto, Banksy ha trasformato il prodotto in evento. In modi differenti, hanno saputo usare l’immagine per destabilizzare e ridefinire l’immaginario collettivo.

 

La mostra Warhol Banksy non si limita dunque a presentare due nomi noti al grande pubblico, ma propone una riflessione più ampia sul ruolo dell’artista nella società contemporanea, sulla tensione tra fama e anonimato, sull’arte come strumento di critica al sistema stesso dell’arte. In un tempo in cui l’immagine circola più veloce del pensiero, il confronto tra Warhol e Banksy si rivela quanto mai necessario, non per cercare un vincitore, ma per comprendere meglio le regole di un gioco che entrambi hanno contribuito a riscrivere.

 

Il catalogo della mostra è pubblicato da Fandango Libri. L’esposizione, patrocinata dalla Regione Lazio, è realizzata in collaborazione con LAZIOcrea e prodotta da Metamorfosi Eventi insieme a Emergence Festival.

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