La passeggiata a cavallo attraverso le stagioni.

Equitazione

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La passeggiata a cavallo attraverso le stagioni.

La passeggiata a cavallo, credo sia il miglior corroborante, la migliore
soluzione di chi vuole stare all’aria aperta e godersi la natura.
Il cavallo è il tramite più bello per essere catapultati letteralmente dentro
l’ambiente, per un mucchio di motivi, Innanzi tutto ci permette senza troppa fatica
di effettuare percorsi molto lunghi e ci conduce attraverso tutta quella viabilità del
mondo agricolo, che ha il potere di condurci lontano dai rumori, lontano da quella
che si chiama “quotidianità”.
Al fine di rendervi partecipi in maniera fantasiosa, ma decisamente pratica vi
faccio salire in sella con me, come se vi dessi un passaggio sul mio cavallo, in una
sorta di piccolo viaggio attraverso le stagioni, sono certo che alla fine sarete entrati
in sintonia e potrete capire quanto è bello vivere i nostri territori con il cavallo.
Nel mio lavoro di accompagnatore e guida, mi muovo praticamente ogni
santo giorno durante tutto l’arco dell’anno, dodici mesi divisi nelle stagioni, quante
cose mi passano sotto gli occhi e quanti cambiamenti avvengono durante i miei
itinerari a cavallo.
Basta osservare, vedere, guardare con attenzione e insieme al tuo cavallo hai
la possibilità di entrare nella filiera della natura, nel mutamento perpetuo che
avviene quotidianamente nel mondo, che vivi.
Quindi in sella ed andiamo con la mente a ripassare ad una ad una le quattro
stagioni, ognuna di esse con le proprie peculiarità e le proprie bizzarrie, tutte
portano con se delle caratteristiche, non necessariamente legate al tempo
meteorologico, bensì a tutto ciò che ti circonda, i campi, i boschi, i borghi, gli animali
e l’uomo.
Partiamo dall’inverno, perché è come partire da zero, io la vedo come la prima
delle stagioni, forse perché il terreno è nudo, forse perché la terra dorme e si
coccola sotto la coperta della neve, forse perché da quel momento in poi, ogni anno
la terra si risveglia in maniera diversa e imprevedibile, andando a creare un quadro
sempre nuovo, opera d’arte che solo la natura riesce a comporre.
E allora la prima cosa che mi sovviene, ricordando le uscite invernali, con il
mio cavallo, sono gli sbuffi di vapore che escono dalle sue narici, mentre avanzo
lungo una carrareccia, al passo sul terreno duro, con i muscoli dell’animale tesi e

pronti a correggere ogni minimo movimento falso, il freddo, quello buono, puro
della campagna, pieno di ossigeno, quel freddo che ti riporta indietro nel tempo e
nei tempi, quasi tu fossi un cavaliere di ritorno dalle Crociate.
I corvi, a volte unici compagni di viaggio, gracidano e volano roteando in cielo,
passano da un filare di viti ad un altro, quasi seccati dal disturbo nostro incedere, a
volte come ottimi meteorologhi, insieme a stormi di passeri, fanno da preludio
all’arrivo della neve.
L’erba candida di brina scricchiola sotto il passo deciso del destriero, il calore
dello zoccolo scioglie in gocce la bruma notturna lasciando segni indelebili al suo
passaggio, il terreno è spoglio, le piante sono spoglie, i filari delle viti sono scheletri
allineati, che sembrano tenersi per mano.
Eppure questo mondo silenzioso è intriso di un suo fascino, capisci che tutto
intorno a te è solamente addormentato, che la vita sorniona è lì ed affiora
dolcemente, ma decisamente.
Spesso non incontri nessuno, perché la campagna durante l’inverno è
solitaria e silenziosa, nel rientrare a casa, ti accorgi che l’umidità ed il freddo
pungente ha ingrigito i lunghi peli del tuo cavallo, i suoi zoccoli forti sono puliti e
tumidi, non puoi essere che felice, il tuo mondo è là ed è pronto ad esplodere.
Un mattino, mentre fai brusca e striglia al lungo e lucido vello del tuo nobile
amico, ti accorgi che la brusca si riempie di pelo, la devi pulire continuamente, fuori
il sole splende e le giornate si allungano, è primavera.
Vai in passeggiata presto, mentre il sole fa capolino e lievi nebbie e vapori
salgono al cielo, frantumandosi al cospetto del suo calore, svanendo nell’aria fattasi
improvvisamente amabile.
Un primo segnale lo manda anche il nostro cavallo, quasi d’incanto quella
indolenza che fino a qualche giorno prima lo affliggeva, scompare, ed al suo posto
una voglia di leggerezza, di “andare”, quasi a volersi scrollare da dosso le ragnatele
dell’inverno
Una lepre, con le sue grandi orecchie a punta nera e le sue lunghe leve
posteriori, attenta ti guarda e studia i tuoi movimenti, poi lesta sparisce tra i vigneti,
mentre la fagiana corre a terra lungo i fossati, cercando di mimetizzarsi e poi

sentitasi scoperta di colpo vola sopra la tua testa, a volte spaventando il tuo cavallo
che reagisce con uno scarto.
Le lame lucenti dei vomeri rovesciano zolle di terra nera, come cioccolato e si
specchiano ai raggi del sole, profumi di muffe sopite ti accolgono per dileguarsi
rapide nell’aria.
Tutto il lavoro è seguito da stormi di uccelli, che famelici si riversano sulla
morbida terra per cibarsi, di quanto lei aveva accolto nel lungo inverno.
E’ tempo di vivere, in primavera, durante ogni ora di ogni giorno tutto intorno
a noi muta con grande velocità, tutti si affannano al lavoro, gli uomini nei campi
livellano, seminano, preparano i vigneti alla nuova stagione, arrivano le rondini, gli
aironi preparano il nido, il picchio, sempre arrabbiato passa da un albero ad un altro
tambureggiando alla ricerca di un amore, ripetendo il suo verso insistente.
E’ nuova vita, è nuova linfa, io con il mio animale, passo da una situazione ad
un’altra e condivido, a volte preoccupato, per il mancato avanzamento di lavori che
non sono miei, ma che comunque vivo con partecipazione.
Le giornate si allungano, si allungano le ombre, il sole si fa forte, di giorno in
giorno ci togliamo qualche indumento, mentre il nostro cavallo perde quasi tutto il
suo vello invernale, per scoprire il suo stupendo manto primordiale pulito e lucido.
L’estate, meravigliosa estate, sapete quando si riconosce ? quando le ciliegie
sono mature e dalla sella, noi cavalieri privilegiati dalla posizione possiamo
raccoglierle direttamente dall’albero
I squisiti pasti naturali e benefici, continuano, con le gocce d’oro, con le rosse
pesche, per finire con le prugne ed i polposi fichi neri, non c’è cosa più bella di poter
mangiare un frutto restando sul cavallo e gustandolo là sul posto, sono attimi
ineguagliabili.
I profumi dei fiori e delle erbe dei prati, lasciano spazio a grandi aperture,
dove il cavaliere, vagabondo della sella, si muove con amore e diletto, inebriandosi
degli aromi d’erba fresa e di fieno.
La campagna è rigogliosa ed assolata, le api ti ronzano vicine e ti guidano sui
fiori, è la stagione del sole e della luce, dei temporali e degli acquazzoni improvvisi,
che ti riportano in maneggio completamente bagnato, ma felice.

Odori di tini, le viti si spogliano e qualche foglia leggera scende roteando.
E’ la stagione dei colori, l’autunno, con tutti i suoi acquarelli, con la raccolta
dei suoi frutti, i contadini vendemmiano l’uva, i grandi trattori mietono il mais, i
tagli delle siepi, l’odore del legno.
Gli zoccoli del cavallo si muovono nel mare di foglie lungo i viali alberati, nei
pioppeti e nei noceti, foglie che cadono tutt’intorno, foglie secche e colorate che
dettano i tempi ritmici dell’ andature.
Qualche colpo di fucile qua e là, ti suggerisce che è tempo di caccia ed
occorre qualche attenzione per non finire impallinati o nel carniere di qualche
cacciatore distratto o disturbato, ma più spesso il saluto è gentile ed ognuno manda
auguri all’altro.
Queste sono le stagioni che si susseguono una dopo l’altra, a volte simili a
volte diverse, comunque mai uguali, mai noiose, come impianti scenici del teatro
della vita, stagioni che è possibile vivere per mezzo del nostro meraviglioso animale,
che fedele ci conduce incurante attraverso il gioco del tempo.
Credo non ci possa essere modo migliore per descrivere la passeggiata a
cavallo, perché il cavallo nel suo instancabile incedere ci permette di vivere
momenti unici ed indimenticabili, tutte esperienze da aggiungere al bagaglio della
nostra vita.

Maitre Randonneur Cav. Luigi Conforti

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